Con la XI^ edizione della rassegna d’autore “Praia, a mare con…”, gli organizzatori (Egidio Lorito Communications, Praia a Mare e Delia-Promozioni per la Cultura, Salerno-Roma-Milano) continuano lungo la strada già tracciata negli anni per offrire a residenti e turisti un ampio ventaglio di proposte editoriali, candidando la località turistica alto-tirrenica a sede di uno degli appuntamenti di maggior richiamo culturale nell’intero panorama regionale, con un “posto al sole” anche tra gli incontri nazionali. La centralissima Piazza Italia, luogo-simbolo della vita sociale e comunitaria della ridente cittadina alto-tirrenica, è riuscita ad attirare, ancora una volta, centinaia e centinaia di spettatori grazie sia all’indiscutibile qualità degli ospiti intervenuti che alla professionalità di esperti della promozione editoriale come Enzo D’Elia, agente letterario tra i più quotati in Italia, che ha contribuito, anche quest’anno, a far approdare in riva al Tirreno praiese un ricco parterre di personalità che hanno conquistato il numeroso pubblico intervenuto.
Lo scorso 19 febbraio, con una toccante e partecipata cerimonia pubblica, la comunità praiese ha ricordato la figura di Armando Bencardino, studente liceale e giovane promessa dell’allora formazione giovanile dell’Armando Picchi, scomparso prematuramente a diciannove anni il 28 giugno del 1977, proprio alla vigilia degli esami di maturità: la storia del giovane Armando aveva lasciato attonita un’intera comunità, colpita negli affetti pubblici da una vicenda umana e familiare mai dimenticata e che, ora, trova giusta memoria in una stele commemorativa posta lungo il Viale della Libertà, luogo-simbolo della ridente cittadina alto-tirrenica. Durante quella cerimonia che la famiglia Bencardino aveva voluto che coordinassi, avevo sottolineato come la vita delle comunità sociali, caratterizzate da vicinanza nei rapporti personali, registri avvenimenti che ne segnano indelebilmente la memoria pubblica, considerata uno dei filoni più interessanti nello studio della cultura comunitaria che, da Habermas in avanti, connota la narrazione della sfera pubblica che riguarda le rappresentazioni del passato.
La linea di ricerca è sempre la stessa ma credo meriti di essere seguita. Da anni -e le pagine di Apollinea ne sono fedeli testimoni…- mi ostino a riproporre il pensiero di illustri intellettuali che, pur rigorosamente non calabresi, avevano fatto proprio della nostra regione una sorta di seconda patria, quasi “eleggendovi domicilio” per alcune argute riflessioni. Ormai sono diventati miei ideali compagni d’avventura Guido Piovene, Giuseppe Berto, Cesare Pavese, Vanni Scheiwiller che calabresi non lo erano nemmeno lontanamente salvo, poi, innamorarsi di questa terra appena vi misero piede per i motivi più disparati: addirittura, Berto avrebbe scelto di farsi seppellire nella “sua” Capo Vaticano, dopo donchisciottesche battaglie in difesa di uno dei promontori più belli al mondo.
Memorie del passato. Lo cito sempre e non poteva mancare questa volta! C’è stato un editore milanese che ha amato la Calabria come pochi. E’ scomparso nell’ottobre 1999: era stato critico d’arte, giornalista, scrittore, figlio di quel Giovanni Scheiwiller originario della Svizzera tedesca che fu per decenni il direttore della libreria Hoepli. Aveva fondato, nel 1977, la “Libri Scheiwiller”, una sigla editoriale nata grazie ad un felice sodalizio con il mecenatismo bancario teso alla valorizzazione dell’intero paesaggio italiano. Cosa aveva legato, dunque, Vanni Scheiwiller (1934-1999), il “poeta-editore” milanese, alla nostra Calabria? Proprio la numerosa attività pubblicistica che, per conto della “Cassa di Risparmio di Calabria e di Lucania”, permise di fare luce, con il supporto di poeti e letterati, accompagnati da affascinanti fotografie, sull’immenso patrimonio paesaggistico-culturale della penisola calabrese. Dirompente nel panorama editoriale nazionale: figuriamoci in Calabria quando pubblica, nel 1990, le rabbiose pagine che un veneto doc, in un estremo gesto d’amore, aveva dedicato ad uno degli scenari più affascinanti del mondo: di Giuseppe Berto -che si era addirittura trasferito dal suo Veneto a Capo Vaticano- aveva valorizzato un opuscolo -“Intorno alla Calabria”- commosso ed indignato:
Sono di parte, inutile nasconderlo. Devo molto, ad “Apollinea” in termini umani, culturali, professionali… Un’avventura che ormai ha superato i ventitre anni e che ha date ben precise, sin dalla “preliminare” collaborazione alle pagine di una rivista cui mi imbattei, per caso, nella primavera del 1993 e che subito attirò la mia attenzione di ventenne calabro-lucano. “Pollino. Il mensile del Parco” fece subito breccia nella mia innata voglia di conoscere la storia, la cultura, le tradizioni delle sommità poste esattamente al confine del mio territorio d’elezione: contattai la redazione, conobbi Angelo Filomia, scrissi di Aieta, dei Monti d’Orsomarso, del Sirino e dell’Alpi di Latronico, luoghi a me sin troppo familiari. Chiusa repentinamente quell’esperienza, intanto, con il numero 1 del gennaio/febbraio 1997 -nell’editoriale di apertura si parlava di un “sogno avveratosi”…- , la prospettiva ritornò rosea, perché l’expertise di un colto editore che dalla fine del 1969 contribuiva a far conoscere il paesaggio della Calabria ben al di là dei suoi confini geografici, si impose robusta e solida!
Egidio Lorito analizza società, cultura e comunicazione nell’Italia contemporanea alla luce delle grandi teorie comunicative
Praia a Mare. E’ da pochi giorni disponibile l’ultimo saggio di Egidio Lorito avvocato e pubblicista di Praia a Mare -tra l’altro è un attivo collaboratore di Apollinea…- con studi universitari anche in politica e sociologia. Il testo, “La comunicazione mediatica tra egemonia culturale ed egemonia sottoculturale. Società, cultura e comunicazione nell’Italia contemporanea ” (Ristampa Edizioni, Cittaducale (Ri), pp. 245, € 13.00), mira a ricostruire uno degli argomenti di maggior fascino nell’ambito della sociologia della cultura e della comunicazione, ovvero quella lunga riflessione che parte dalle analisi gramsciane e giunge sino alla società italiana contemporanea, tra berlusconismo e renzismo.