Spero di riuscirvi. “Qualche decennio fa, quando dalla vicina Campania giunsi per la prima volta a Maratea, nonostante la giovane età, di per sé più incline alla scoperta di sé stessi che alla realtà circostante, fui soggiogata dal paesaggio che, inaspettato, mi si profilò davanti dopo aver attraversato l’ombroso ed ameno castagneto di Trecchina e superato subito dopo il passo della Colla. La falcatura della costa che diventava sempre più ampia, svelava infatti uno scenario di cui forse la natura si era servita per rappresentare sé stessa in una manifestazione di eccezionale generosità.
Calabria nord-occidentale: dopo Aieta, Tortora e la lunga linea sabbiosa di Praia a Mare, qualche chilometro più a sud ci permette d’incontrare San Nicola Arcella: “ il primo nucleo di questo centro urbano risale al XV°-XVI° secolo e fu costituito da gente di Scalea che per sottrarsi alle incursioni e alle razzie dei Mussulmani si rifugiò su questo altopiano, inaccessibile dal mare e lontano dai centri abitati che erano obiettivo principale dei pirati; quando poi nel XVIII° secolo il Principe Scordia Pietro Lanza Branciforte, avendo sposato Eleonora -ultima erede degli Spinelli di Scaleadivenne il principe di tutto il feudo e alla contrada Dino fece costruire come residenza estiva il grande Palazzo, i suoi coloni -insieme con gli antichi abitanti che erano soprattutto dediti alla pesca- costruirono il primo regolare nucleo urbano, cioè il primo Casale che prese il nome di Casaletto: erano le case della corte e il nome è ancora attribuito alla parte bassa dell’attuale paese”.
Alto Tirreno Cosentino: il confine calabro-lucano di Castrocucco dista solo poche centinaia di metri. Siamo al centro esatto dell’antico territorio del Merkurion, una vasta area che abbraccia la Calabria settentrionale e la bassa Lucania. “Qui, intorno all’anno Mille, era il Mercurio: l’Eparchia di o del Merkurion ebbe come riferimento il castello di Mercurio e si estese lungo la valle del fiume Lao fino a Scalea, sbocco principale sul Tirreno, confinando con le Eparchie di Aieta e del Latiniano. Quasi certamente nell’ XI° secolo il Merkurion si estendeva fino al Noce a nord ed al Monte Corvino a sud: in quel periodo già forse inglobava la contermine Eparchia di Aieta”. Nella rivisitazione storica di Giovanni Celico si possono cogliere i temi portanti della lunga vita che da queste parti scorre interrottamente dalla notte dei tempi: ci troviamo nella piccola ma fertile pianura del fiume Noce che lambisce l’abitato di Tortora, il primo comune della costa tirrenica calabrese, e qui la Storia fa ancora parlare di sé.
Non è difficile individuare il luogo sulla carta geografica: basta una semplice triangolazione che ferma i propri vertici tra Capo Palinuro ad ovest, i monti del Pollino ad est, e quel Passo dello Scalone che chiude a sud il gruppo dell’Orsomarso per aprire -a sua volta- la strada alla Catena Costiera. Questo è il luogo dove Campania, Basilicata -o forse, sarebbe più corretto dire Lucania, come piaceva agli antichi- e Calabria giocano ad inseguirsi: perché la Calabria inizia dove finisce la Basilicata, poco più a sud di questo luogo in cui i confini della Campania danno il via a quelli lucani, a loro volta seguiti da quelli calabresi. Il luogo è tutto all’interno di quel Golfo di Policastro, gioiello naturalistico-ambientale che vede precipitare dentro di sé le coste, ora sabbiose ora rocciose, di ben tre Regioni.
Paesaggio calabrese e tradizione locale si fondono spesso per creare un’interazione uomo-ambiente. All’interno del Parco Nazionale del Pollino, questa singolare prospettiva diviene protagonista di uno dei principali riti della Settimana Santa, ancor oggi capace di attirare migliaia di visitatori e credenti per assistere partecipi alla rivisitazione della passione, morte e resurrezione del Cristo. Conosciamo già Laino Borgo, locus di questa toccante rappresentazione: il singolare centro del versante calabrese del Pollino, posto sulle rive del fiume Lao, tra colline verdeggianti e balzi d’acqua -da tempo, ormai, meta privilegiata di rafters e canoisti di tutt’Italia, vanta origini che tradizionalmente si fanno risalire ai primi del VI secolo a.C.
Tra il confine calabro -lucano -rappresentato dagli ultimi chilometri di percorso del fiume Noce, condiviso tra i territori di Maratea e Tortora- e la foce del fiume Lao, corrono circa venti chilometri di costa, la cui particolarità non è legata esclusivamente all’ambiente marino, ma al fatto di rappresentare il naturale sbocco sul mar Tirreno della parte nord -occidentale del territorio del Parco Nazionale del Pollino: si tratta di un paesaggio dominato dall’imprescindibile binomio mare -monti, uno dei più complessi ed articolati eco-sistemi non solo della penisola calabrese, ma sicuramente anche di quella italiana. Una linea di costa non uniforme: pianeggiante nei territori di Tortora e Praia a Mare, per trasformarsi in alta piattaforma pensile -caratterizzata da strapiombanti pareti a mare - nel territorio di S. Nicola Arcella e nella prima parte di quello di Scalea, per continuare -ancora pianeggiante- nella vasta e produttiva foce del Lao, sino all’estremo limite di Punta Cirella.