Liguori Editore, Napoli 2009, € 13,50
“Analizzare lo Stato liberale, tracciarne i profili essenziali relativamente alla lenta affermazione dei diritti fondamentali costituisce impresa ardua e dai risultati incerti, in quanto molti e variegati ne sono gli aspetti. Cogliere tali profili, inoltre, significa non soltanto giustificarne l’esistenza storica ma anche (e soprattutto) comprenderne le cause del declino e della dissoluzione nelle forme totalitarie.
Lo Stato liberale, infatti, è stato vittima del suo stesso creato: un universo di princìpi etici ristretti in una struttura istituzionale che si è rivelata funzionale alla garanzia di determinati assetti economico-sociali e, pertanto, inadeguata ad accoglierne i processi evolutivi, ad affrontare quelle trasformazioni economiche, sociali e culturali che hanno investito l’Europa a partire dalla fine del XIX secolo (…)”. Non sono solo le prime riflessioni della sua recente pubblicazione: sono principalmente una sorta di piano di lavoro su cui viene ad installarsi l’intero percorso di ricerca che permea “Stato e diritti sociali”, pagine che -se ce ne fosse ancora bisogno- vanno a rendere più congrua la lunga parabola di un attento ricercatore ed osservatore delle dinamiche istituzionali interne ed esterne, ora di stampo prettamente “costituzionale”, ora volte a guardare il diritto in casa d’altri, nella miglior prospettiva comparatistica. Silvio Gambino è Ordinario di Diritto Costituzionale Italiano e Comparato presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università della Calabria, della quale è stato anche promotore, fondatore e Preside per due mandati consecutivi, dall’apertura ad un paio d’anni orsono; attualmente ricopre il prestigioso - e carico di responsabilità in una Regione come la Calabria…- incarico di Direttore della Scuola Superiore di Scienze delle Amministrazioni Pubbliche attiva nello stesso ateneo calabrese; ricercatore e docente di lungo corso, con all’attivo numerose monografie e saggi di diritto costituzionale e comparato in tema di forma di governo e partiti politici, di giustizia costituzionale, di regionalismo e di diritti fondamentali, da molti anni indirizza la propria indagine scientifica sia nell’ottica del diritto interno che nel quadro del c.d. multilevel constitutionalism. Ad ulteriore dimostrazione di questa ricchissima attività scientifica -i cui risultati hanno ormai travalicato i confini nazionali- lo scorso 4 ottobre, l’Università di Nancy2, in Francia, gli ha conferito il Dottorato Honoris Causa insieme ad altri tre autorevoli professori di Università del Canada, Stati Uniti e Cina, tutti distintisi per l’attività di ricerca riconosciuta a livello internazionale. Il ragionamento da cui muove il testo di Gambino può essere sintetizzato nel senso che “nel compromesso costituzionale fra le principali forze politiche e culturali del Paese appena liberato dal fascismo, il perseguimento delle finalità di giustizia sociale ha rappresentato l’obiettivo centrale e qualificante del ritorno alla democrazia; la conseguente qualifica sociale dello Stato è data dall’ampliamento del catalogo dei diritti e soprattutto dalla previsione dei diritti sociali, assunti come vere e proprie condizioni costitutive del principio costituzionale dell’eguaglianza sostanziale e del valore fondante della persona umana, nonché come una vera e propria precondizione alla stabilità umana. Analoghe esigenze si vanno ora affermando, sia pure con gradualità, nel processo d’integrazione comunitaria in corso”.
Insomma, oggetto principale di questa ricerca sono proprio i diritti sociali, intendendoli -secondo la tradizionale definizione dottrinaria e giurisprudenziale- come quel complesso normativo che assicura al cittadino prestazioni pubbliche consistenti in standard minimi di assistenza, secondo quel principio solidaristico diretto ad eliminare gli impedimenti al pieno sviluppo della personalità umana. Ed infatti, in ciascuno dei nove capitoli di cui si compone l’opera (Diritti fondamentali e forma di Stato. Dal costituzionalismo liberale al costituzionalismo sociale; Dichiarazione dei Diritti Umani e protezione internazionale; I diritti sociali fra Costituzione e realtà; Diritti sociali e Stato regionale; Stato regionale, Stato federale e Welfare State; Tutela dell’unità giuridica e diritti fondamentali sociali: riflessioni sulle recenti revisioni costituzionali; I diritti fondamentali sociali delle Costituzioni europee contemporanee; Diritti sociali fondamentali e Trattati europei; I diritti sociali nei nuovi Trattati), la locuzione “diritti sociali” esprime il risultato di una ricerca lunga almeno quanto la storia del costituzionalismo moderno, compreso il passaggio epocale dalla forma liberale a quella sociale. Infatti, Gambino non fa certo fatica ad affermare che “(…) Sotto il profilo storico, la crisi dello Stato liberale, nel fondo, è la crisi di un costituzionalismo che -nato per garantire mediante le libertà individuali il potere politico di una società borghese- finisce per diventare, nello scenario dei primi anni del XX secolo, e attraverso la garanzia dell’eguaglianza sociale, il fondamentale fattore di equilibrio tra forze sociali in conflitto (…)”.
Da questo ragionamento deriva la completa rivisitazione storica sui cui le pagine di Gambino si poggiano necessariamente, con la Costituzione di Weimar a fare da sfondo imprescindibile, passando per la nostra Carta Costituzionale e per quella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo che Bobbio definì come “la coscienza storica che l’umanità ha dei propri valori fondamentali nella seconda metà del XX secolo (…)”; per raggiungere tutte quelle recenti Carte, quei recenti Trattati che fanno dei diritti sociali il presente ed il futuro del diritto contemporaneo. Stimolante è soprattutto il passaggio comparatistico -e le radici scientifiche di Gambino vengono prepotentemente a galla…- allorquando si afferma che “(…) le Costituzioni europee contemporanee evidenziano un fondo comune di riconoscimento dei diritti sociali mediante una loro positivizzazione costituzionale più o meno intensa. Al di sopra e al di sotto di tale fondo comune possiamo individuare veri e propri modelli costituzionali di riconoscimento e di protezione di tale tipologia di diritti (…)”.
Comparazione che trova, poi, il massimo della unitarietà nell’analisi del riconoscimento dei diritti sociali all’interno dei nuovi Trattati europei, riconoscimento che lo stesso autore non fa difficoltà a sottolineare in ritardo almeno rispetto alla “positivizzazione dei diritti fondamentali classici”.
Proprio il testo di Gambino si segnala, allora, come il tentativo di ricostruire, con rigore scientifico necessariamente multidisciplinare, la lunga parabola evolutiva dei diritti sociali, da quella comune galassia in cui gli stessi erano in principio collocati sino agli odierni “pianeti” in cui questi vengono a collocarsi.