La foto di copertina è emblematica. Un mappamondo, puntato sull’enorme continente africano, si guadagna la centralità della scena. Su quell’antico strumento geografico poggia la mano destra una signora di 100 anni e mezzo, il cui viso svetta altèro nella parte alta dell’immagine. “E’ indubbio che la consapevolezza dei torti e delle ingiustizie sofferte da innumerevoli generazioni di donne, oggi come in passato in gran parte dei paesi del mondo, è stata ed è una molla molto efficace per stimolarle alla ricerca della propria identità e a ottenere quanto è stato loro negato, ma considero erronea la tendenza, quanto mai improduttiva, a un continuo confronto sul piano intellettuale con l’altro sesso. La donna è stata asservita all’uomo a causa della sua debolezza fisica, non certo per libera scelta. Una schiavitù imposta, tanto è vero che, laddove le condizioni storiche sono mutate, le donne si sono ribellate. Ritengo che la tendenza al conformismo per ragioni sociali e politiche sia più sviluppata negli uomini che nelle donne. Escluse dal potere, sono più libere nel giudizio e pronte a ribellarsi”.

Quel viso di donna è inconfondibile! Rita Levi-Montalcini è nata a Torino il 22 aprile del 1909: Nobel per la Medicina nel 1986, è “Senatore a Vita” dal 2001. Dal suo più che privilegiato osservatorio scientifico, mai disgiunto da un intenso impegno in favore delle donne e dei giovani, questo emblematico esempio di donna-scienziato che ha attraversato il secolo di vita, descrive in queste pagine un percorso organico per realizzare le potenzialità dell’altra parte del mondo, la carta vincente del futuro, affrontando il problema della disuguaglianza di genere spesso determinata da ragioni che possono essere culturali e religiose. Ci si trova innanzi, con queste pagine, all’elaborazione di una prospettiva affascinante che fondandosi su elevati studi scientifici sulla c.d. plasticità neuronale e sulla peculiarità tipicamente femminile di essere duttile, arriva a porre la donna al vertice della piramide della realizzazione umana. In queste dense pagine, l’autorevole autrice mira dritta al “futuro del Pianeta” che, a suo dire, “dipende dalla possibilità di dare a tutte le donne l’accesso all’istruzione e alla leadership. E’ alle donne, infatti, che spetta il compito più arduo, ma più costruttivo, di inventare e gestire la pace”. Un libro scritto da una donna -in coppia con Giuseppina Tripodi, calabrese di Reggio, sua stretta calabrese da oltre quarant’anni- e diretto alle donne, considerato l’obiettivo che nel 2000 si erano prefissati i Paesi presenti nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite: ovvero la sottoscrizione di un patto per raggiungere, entro il 2015, otto obiettivi di sviluppo del Millennio. E precisamente, lo sradicamento della povertà estrema, la garanzia dell’istruzione primaria, la promozione della parità dei sessi, la riduzione della mortalità infantile ed il miglioramento della salute materna, la sconfitta dell’Aids e delle altre malattie, lo sviluppo di un partenariato mondiale. Con una caratteristica dominante: tutti gli obiettivi caratterizzati dal fondamentale ruolo affidato alla donna. “Questo volume è dedicato alle donne di tutto il mondo e Rita Levi-Montalcini, un personaggio che percorre il suo cammino a cavallo di due secoli, rappresenta al meglio la componente femminile. Cento anni dedicati all’umanità, coniugando la passione per la ricerca scientifica con la dedizione, in pari misura, per il progresso sociale. E’ suo parere che, nei tempi attuali, il coinvolgimento delle donne è quanto mai importante ed essenziale nel contesto sociale. Viviamo, infatti, in una società sempre più multiculturale nella quale coesistono stili di vita, religioni e linguaggi diversi. La convivenza di queste culture pone problemi di non facile soluzione e comporta, da parte di ogni cittadino del globo, un impegno a mantenere rapporti civili e solidali con altri individui”. Questo il senso dell’opera spiegato dalla sua collaboratrice Tripodi e riproposto in tutta la sua forza uniformante proprio in occasione del centesimo compleanno della scienziata, quando fu lo stesso Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a sottolineare il senso della battaglia intrapresa dalla Levi-Montalcini alcuni decenni prima. Dell’amore per lo studio, la ricerca, la battaglia per la civiltà parla la stessa scienziata, ricordando perfettamente le origini della sua “lunga” parabola scientifica: “Quando ero piccola avevo rispetto per mio padre e temevo il suo giudizio cattivo. Si era in epoca vittoriana e le consuetudini imponevano che mio fratello andasse all’università e noi tre sorelle ci dedicassimo a studi prettamente femminili, che io odiavo. Quando chiesi a mio padre il permesso di continuare a studiare, egli tuttavia disse: <<non approvo, ma non posso impedirti di tornare a studiare>>. Avevo diciott’anni, presi la licenzia media superiore e mi iscrissi a Medicina. Dai tempi della mia giovinezza la donna ha fatto notevoli progressi nei Paesi ad alto sviluppo socio-culturale. Ciononostante la parità raggiunta è soltanto apparente. (…) <<L’altra parte del mondo>>, per natura e per le funzioni biologiche alle quali è preposta, è portata ad affrontare le problematiche da un punto di vista solistico e non riduzionistico. La devozione e la cura che hanno verso gli uomini e i figli è ad personam, meno anonima di quella maschile. Il giorno che si darà alle donne la piena parità, il mondo vedrà una nuova speranza”. Pagine di speranza, ma anche di certezze presenti, tutte coltivate nella comune volontà di continuare a lottare -anche alla veneranda età che porta con disinvoltura- affinché prevalga un principio di fondo: che “nella condivisione dei ruoli con gli uomini potrà essere affrontata non soltanto la piena parità dei diritti, ma potranno essere risolte problematiche dalle quali dipende il futuro della specie umana”. È la nostra speranza comune! 

KOS – n. 6 Nov.-Dic. 2009                                                                         Egidio Lorito