A tu per tu con...

“Clementina Forleo, un giudice contro” Italia. Ottobre 2007. Mentre imperversa il “caso” De Magistris -il pubblico ministero che, indagando sugli intrecci tra politica e malaffare, ha inquisito diversi magistrati ed è stato poi trasferito dal Csm- Clementina Forleo decide di difenderlo pubblicamente. Dinanzi a milioni di italiani parla di “poteri forti” e “solitudine del giudice”. Punta il dito contro il potere giudiziario. Pochi mesi prima aveva indicato nei vertici dei Ds -Massimo D’Alema, Piero Fassino, Nicola Latorre- i “complici” della scalata Unipol alla Banca Nazionale del Lavoro: a luglio la Forleo chiede al Parlamento di poter utilizzare le loro intercettazioni, che saranno poi pubblicate dai giornali e creeranno parecchi problemi al nascente Partito Democratico.

Alla fine del 2007, suo malgrado, Clementina Forleo è diventata il Gip più famoso d’Italia. Clementina è un “giudice contro” è non è iscritta a nessuna corrente giudiziaria. Dal giorno in cui appare per la prima volta in televisione -il 4 ottobre 2007, ospite della trasmissione Annozero, condotta da Michele Santoro- la sua situazione inevitabilmente precipita, fino al trasferimento, da Milano a Cremona, per “incompatibilità ambientale incolpevole”.
In questo libro, il primo a ricostruire una vicenda che finora abbiamo letto solo sui quotidiani, Antonio Massari prova a comprendere chi sia il Giudice Clementina Forleo e a inquadrare un periodo controverso della storia recente: il biennio 2005-2007 rivela un’importante trasformazione, sia nell’universo politico del centrosinistra, sia nell’organismo giudiziario che, con l’arrivo del governo Prodi e della “pax mastelliana” è molto meno reattivo, rispetto al governo Berlusconi. Massari segue la Forleo nelle sue vicissitudini, legge i verbali, gli atti, le sentenze che la riguardano, ricostruisce la sua vicenda umana e giudiziaria. E la intervista a lungo, sui punti cruciali della sua storia. Da quando, passeggiando per strada, in Via Durini a Milano, protesta contro i poliziotti che con modalità brutali hanno fermato un immigrato che viaggiava sull’autobus senza biglietto;a quando riceve terribili lettere di minaccia che le anticipano la morte dei suoi genitori, insieme a buste che contengono proiettili, inviati a lei nello stesso identico giorno in cui arrivano a De Magistris. Da quando, -dopo gli attentati terroristici di Londra, nel pieno della crisi internazionale- distinguendo tra “guerriglia” e “terrorismo”, assolve l’indagato Mohammed Daki, sospettato di essere vicino ad Al Qaeda e a Osama Bin Laden;a quando, negli ultimi due anni, trasmette al Parlamento le trascrizioni delle intercettazioni sulle scalate di Antonveneta, Bnl e Rcs, scontrandosi irrimediabilmente con tutti i “poteri forti”. Per la prima volta possiamo ascoltare la voce di tutti i protagonisti del “caso Forleo”, grazie ad una dettagliata disamina delle posizioni opposte: accusa da una parte, difesa dall’altra. Ogni lettore, alla fine di questa storia, potrà farsi un’idea di quanto è accaduto, a partire dall’ottobre del 2007, non solo alla Forleo, ma al nostro Paese. Perché, in fondo, tutto ruota intorno a un concetto complesso e intrigante: il dire la verità. “Quando il re è nudo, quando si ha il coraggio di denudarlo…” ha detto la Forleo in televisione. Ma ha trovato intorno a lei troppi re -o aspiranti regnanti- e troppi potenti: la politica, la finanza, l’amministrazione della giustizia. La verità della Forleo li ha toccati tutti. 

Quando ho contattato per la prima volta Antonio Massari, di lui sapevo poco o nulla: barese, quarantenne, giornalista professionista, inviato per “La Stampa”, già collaboratore per “Diario”, “Il Manifesto” e “Micromega”: poi l’incontro personale e professionale, un anno fa esatto, grazie agli ottimi rapporti che ho intessuto nel tempo con l’affettuosa Laura Marras, addetto stampa della “Aliberti Editore” di Reggio Emilia, la sua casa editrice. E così, nel 2008, questo coraggioso cronista pubblica due libri - “Il caso De Magistris” e “Clementina Forleo, un giudice contro”- che ho già definito uno spaccato drammatico, allarmante, paralizzante, inquietante e attuale di un’Italia che non è più quella della Milano tutta lustrini e paillettes degli anni ’80: quest’Italia, ora, punta dritta al cuore della Calabria e della Basilicata, ovvero di due Regioni che un tempo quasi tutti credevano molto più distanti della loro effettiva contiguità geografica. Al primo titolo sono affettuosamente legato, per averlo presentato, il 12 agosto 2008, all’interno della rassegna -“Praia, a mare con…”- da me ideata e condotta, quando l’acclamatissimo giudice pugliese intervenendo al dibattito, con naturalezza impressionante aveva fatto nomi e cognomi di personaggi che da tempo -credo troppo- popolano la vita politica italiana e calabrese, da uno schieramento politico all’altro. Solo così si spiega il successo umano che la Forleo -e con lei il giudice di Cassazione Romano De Grazia, l’avvocato penalista Caterina Malavenda ed il presidente dell’Ordine dei giornalisti di Basilicata Oreste Lo Pomo- ha ottenuto in quel di Praia, dove almeno tremila persone le hanno tributato l’ovazione più importante che un rappresentante di uno dei tre Poteri costituzionali possa ricevere: ovvero l’affetto e la riconoscenza del Popolo come corpo elettorale. Il secondo titolo è più recente, due mesi fa appena: con la prefazione di Marco Travaglio, un intervento del Giudice Luigi De Magistris ed un’intervista esclusiva al “neo” Gip di Cremona -Clementina Forleo, appunto- Massari snoda lungo 409 pagine la storia più recente e controversa del nostro Bel Paese, tra “l’indimenticabile 1994”, una “Clementina contro tutti”, “Le vite degli altri”, “Parole, parole, parole”, buoni e cattivi che appaiono e scompaiono in questo grande teatro mediatico-giudiziario che sembra essere diventato il nostro Paese.
Allora, Antonio, siamo all’assurdo politico-giudiziario? “E’ il 4 ottobre 2007 quando il Giudice di Milano, Clementina Forleo, buca i teleschermi parlando di “poteri forti” e della solitudine del giudice dinanzi a milioni di italiani. In televisione si parla del “caso” De Magistris, il Pubblico Ministero che a Catanzaro sta indagando sugli intrecci tra politica e malaffare e ha inquisito parecchi magistrati. Il Ministro della Giustizia, Clemente Mastella ha appena chiesto il suo trasferimento: l’Associzione Nazionale Magistrati non si sta certo stracciando le vesti e pochissimi magistrati reagiscono. Tra questi, c’è Clementina Forleo, appunto e sarà trasferita da Milano a Cremona per incompatibilità ambientale “incolpevole”! Cioè, non ne ha colpa, ma viene trasferita ugualmente, perché il Consiglio Superiore della Magistratura, dopo la sua istruttoria, è arrivato alla certezza che la Forleo è carente di “indipendenza” ed “imparzialità”. Non solo: ha anche “una notevole propensione al vittimismo”.
Un bel coraggio, sia Tuo che della Dott.ssa Forleo…”Mentre scrivevo queste pagine, un fatto diveniva sempre più chiaro, cioè che il vero protagonista di questa storia non è Clementina Forleo, ma il “potere” nelle sue manifestazioni, nel suo linguaggio, nelle sue singole “postazioni”: il potere politico, il potere economico e, soprattutto, il potere giudiziario. E ognuno di questi “sistemi” usa i propri strumenti per rappresentare la propria verità. E si arriva all’assurdo che la Forleo -prima definita dagli stessi giudici, un ottimo magistrato- ora è “carente” di “equilibrio” e “indipendenza”, mostrando anche una “notevole predisposizione al vittimismo”. E queste sono le parole che i giudici hanno utilizzato per giudicare il giudice Forleo, fino a chiedersi se tale carenza sia “strutturale”.
Cosa resterà di questa storia, al limite dell’assurdo? “Intanto la Forleo ha preso il suo posto a Cremona e sta tentando il ribaltare il giudizio del Csm con un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, nel quale i suoi difensori mettono, nero su bianco, che il Csm ha perseguito un “intento punitivo”, ha “sparato nel mucchio” rivelando un chiaro “intento persecutorio”. È un ricorso di circa cento pagine nelle quali il Csm viene costantemente accusato di “eccesso di potere”: che è un’espressione intrigante, al di là del suo preciso significato giuridico, soprattutto se torniamo alle dichiarazione del Gip in televisione: “il Giudice è solo. Questa è una solitudine indescrivibile, proprio perché non viene dall’esterno, ma viene anche dall’interno”.

Nuovo Diogene Moderno- Anno XIII- n. 1
Egidio Lorito