Pollino. Il mensile del Parco. Castrovillari (CS)

Sono necessarie politiche costruite per utilizzare le informazioni e informazioni costruite per essere utilizzate dalla politica.

Quando si pensa ad un parco, ad un territorio omogeneo dal punto di antropico, paesaggistico, ambientale, ci rendiamo conto che uno dei limiti alla partecipazione culturale delle popolazioni ad essere parte integrante di questa realtà è costituito dalla presenza o meno di sistemi di informazione. Sicuramente non basta l'informazione di per sé come dato oggettivo, ma sono necessarie politiche costruite per utilizzare le informazioni e informazioni costruite e selezionate per essere utilizzate dalle politiche.

Adagiata tra mari e monti

A vederla adagiata com'è, in posizione tranquilla, a circa 600 m s.l.m. sulle pendice del Monte La Ciagola (m. 1462), Aieta non può non ricordare ad abitanti e turisti quanta storia echeggi tra i suoi vicoli, nelle sue piazzette, nei suoi boschi. Il paese oggi raccoglie su una superfìcie di 48 kmq circa 1100 abitanti;la sua posizione, quasi a cavallo tra il mare e le ultime propaggini della catena del Pollinio (siamo all'estremo lembo nordoccidentale), ha storicamente rappresentato un ottimo baluardo difensivo nei confronti di quei popoli che la «storia» da questa parti ha eletto protagonisti.

Fanno da contorno con la loro maestosità al Pollino.

Se il massiccio del Pollino rappresenta, indubbiamente, il cuore, il baricentro del neonato parco nazionale, non possiamo dimenticare altri due «cardini orografici», che praticamente fanno da contomo con la loro maestosità e la loro poliedricità al Pollino stesso: mi riferisco al gruppo del Sirino-Papa (tra i comuni di Lagonegro e di Lauria) e al Monte Alpi di Latronico.

Un susseguirsi di cime impervie, gole, canyon, salti d'acqua.

In basso il mare azzurrino, poi la verde collina che d'improvviso cede il passo a cime di dolomitica memoria che si innalzano fino a sfiorare i 2000 m, in un susseguirsi asimmetrico di strapiombi e improvvise gole. Ecco come si presenta dala costa dell'alto tirreno cosentino, dal capo di San Nicola Arcella, uno degli angoli più selvaggi, affascinanti, inquietanti dell'intera orografia meridionale: la catena dei monti dell'Orsomarso.

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