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Scrivo praticamente da sempre! Considero questa attività non solo dal punto di vista professionale, ma anche da quello umano, interiore. Scrivere mi rilassa e pare che questo effetto sia provato anche da studi scientifici.

Forse è questa la componente più intima e verace di un’attività/professione/mestiere che oggi continua ad affascinare un numero sempre crescente di giornalisti in erba e di chi, per i più disparati motivi, si avvicina a questo “mestiere” difficile. Ho iniziato ad occuparmi della cronaca locale, praticamente come capita a tutti: politica, giudiziaria, di costume. Accadimenti che se avessero avuto come scenario una grande città, sicuramente avrebbero attirato la mia attenzione ed il mio interesse professionale ben oltre. Ma la realtà provinciale ed in essa quella di un piccolo centro -detto sinceramente- si presentano alquanto delicati: ci si conosce praticamente tutti e quando si deve affrontare la notizia politica -tanto per fare un esempio- le pressioni aumentano in maniera esponenziale. C’è il potente di turno (?!) cui quel pezzo proprio non è andato giù: e allora telefonate, messaggi trasversali, atteggiamenti che in questa nostra terra di Calabria spesso sconfinano in campi al limite della correttezza, dell’emendabile, del penalmente perseguibile. E considerato che, per natura, carattere, educazione, cultura e storia personale, non sono assolutamente disposto ad accettare che qualcuno interferisca con una libertà costituzionalmente garantita, ed in più con una professione -non dimentichiamolo !- allora ecco che questo settore dell’attività giornalistica l’ho salutato con molta gioia, almeno fino a quando personaggi di epoche culturali e morali che pensavo superati da sempre, continueranno ad affollare lo scenario politico, sociale, economico di quest’area. La riprova -una delle tante- di questa situazione la ebbi il 16 marzo del 2002, quando qualcuno definì il giovane quotidiano si cui scrivevo -e scrivo tutt’ora, “La Provincia Cosentina”- come “(…) un giornale bugiardo e chi vi collabora non può che paragonarsi ad un bugiardo, a quel giornale(…)”. Conservo ancora la registrazione di quella dotta conversazione telefonica, da donare al museo dell’osceno socio-culturale-politico: ma poco importa, altrove i giornalisti li eliminano fisicamente…E allora il locale -quel locale- può stimolare il tempo di una stagione o poco più. E poi, permettetemi una vena critica: anni di studio, di traguardi professionali e culturali, di frequentazioni con alcuni dei nomi altisonanti del giornalismo e della cultura nazionale, senza ombra di dubbio meritano un orizzonte più consono… Quest’ultimo ha iniziato a materializzarsi quando ha fatto la sua comparsa una vera e propria pagine culturale, uno spazio divenuto ben presto, per me, una palestra di scrittura, di ricerca, di riflessione, di confronto.

Su “Tracce” -questo il nome della pagina- scrivo dalla primavera del 2003: duecento e più articoli che hanno saccheggiato la Calabria culturale, paesaggistica, storica, ambientale. L’humus più fertile di una terra baciata da Dio e maledetta da pochi uomini… Da questa esperienza è nata la mia seconda pubblicazione , “Tracce di Calabria". Lo sguardo indietro, il cuore avanti” (Il Coscile, 2005), che una parte di quegli articoli ha riproposto, con autorevoli introduzioni, riflessioni personali e note di vario genere. Proprio di recente, il direttore responsabile Genevieve Makaping, mi ha onorato di curare un’intera pagina, “A tu per tu con…” per la quale intervisto esponenti del giornalismo e dell’editoria nazionale, intellettuali, volti televisivi e voci radiofoniche. Un bel salto di qualità, non c’è che dire, che sicuramente premia il lavoro svolto in questi anni, la cui qualità è sotto gli occhi di tutti…

 

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