Già il termine “politici” mi sembra eccessivo: storicamente legato ad una categoria filosofico-giuridica che oggi non trova più corrispondenti, da sempre preferisco il meno ingombrante “amministratori”. Comunali, provinciali, regionali, forse anche nazionali, i rappresentanti della categoria -coloro, cioè, che hanno ricevuto un’investitura popolare- credo, debbano molto più modestamente essere considerati -e considerarsi- né più né meno che degli amministratori pubblici pro-tempore, chiamati dal corpo elettorale a reggere le sorti di un’entità territoriale. Non me ne vogliano i tanti “politici” locali che leggono le pagine di questo incisivo quindicinale, ma credo, francamente, che il termine sia un po’ troppo pomposo e poco corrispondente a quanto poi noi -corpo elettorale- riceviamo in cambio.

Naturalmente, pur avendo ben solide idee politiche, la mia richiesta è trasversale: sono sinceramente stanco di ritrovarmi, ad ogni tornata elettorale, gli stessi candidati degli stessi partiti nelle stesse due Regioni che mi vedono -con molta modestia- attivo animatore di vicende giornalistico-culturali e -quindi- più latamente politiche. E così, da una sponda all’altra del fiume Noce, si susseguono gli stessi medesimi schieramenti con le stesse medesime persone -per carità, quando manca il padre, sarà un figlio, un fratello, un’amante a prenderne l’ambito posto. Se dall’avvento della tanto invocata Seconda Repubblica (all’incirca dal 1994) le nostre realtà periferiche potentine e cosentine hanno visto il susseguirsi di schieramenti e candidati tutto sommato omogenei, allora qualche vizio di fondo dovrà pure esserci: forse che quei candidati e poi quegli eletti non fossero stati in grado di adempiere al proprio compito? Forse che pur di accontentare clan familiari e pur di non turbare antichi equilibri di casta basati su ben precise categorie professionali (medici, avvocati, ingegneri…) i partiti centrali sono stati sottoposti al ricatto di vedersi imporre determinati candidati che poi, alla prova dei fatti, si sono miseramente comportati? Nessuno se la prenda, cari “politici” -anzi, “amministratori”- ma qui c’è qualcosa che proprio non va! Se in Calabria il numero di consiglieri ed assessori regionali indagati ed arrestati ha raggiunto percentuali mai viste prima; se la stessa Basilicata, un tempo isola felice, si è rivelata essere la “Lucania Infelix” che tutti oggi conosciamo, qualcosa deve pur essere successo! E non cito quell’ormai inutile “ente intermedio” che farebbero bene ad abolire. Possibile che al delicato compito amministrativo venga chiamato sempre il peggio dei nostri rappresentanti? Che noia… 
L'Eco di Basilicata, Anno VII n. 15/2008 15/09/2008 
Egidio Lorito www.egidioloritocommunications.com