Ecco l’ incipit che apre la corposa pubblicazione che Mario Caligiuri ha dedicato allo stato della comunicazione pubblica in Italia. Associato di Teoria e Tecniche della Comunicazione Pubblica all’Università della Calabria, l’autore -per una ventina d’anni Sindaco di Soveria Mannelli, piccolo centro della pre-Sila catanzarese, il Comune più informatizzato d’Italia- coniugando esperienze dirette nel settore politico e ricerche teoriche, affronta in maniera completa e sistematica il tema della comunicazione pubblica, analizzata sempre in rapporto con i processi formativi della democrazia. Tre le parti del testo che si dipanano lungo 360 pagine: in “Democrazia e Comunicazione”, Caligiuri tenta di definire la comunicazione pubblica, sostenendo che “per come si è sviluppato lo Stato unitario nel nostro Paese, la comunicazione istituzionale ha rappresentato spesso la cartina al tornasole dell’inadeguatezza del sistema pubblico nazionale: oggi l’esigenza di comunicare è diventata per lo Stato un’autentica emergenza sociale”. Insomma, ritardi a parte, è pressante in Italia la richiesta -formale e giuridica- di comunicazione istituzionale, sociale e politica, tutto affinché la stessa comunicazione pubblica sia al servizio del cittadino, fruitore finale del sistema.

Nella seconda Parte -“La democrazia tra formazione e comunicazione pubblica”- l’autore entra nel terreno minato rappresentato dalla necessità di una costante formazione dei cittadini, perchè “il tentativo di questo saggio” -sottolinea- “è di considerare centrale la formazione nel processo di elaborazione e di fruizione della comunicazione pubblica: la formazione è innanzi tutto comunicazione nelle sue svariate e multiformi accezioni, legata alle diverse dimensioni della vita degli uomini, ed al loro modo di pensare, che varia nel tempo e nello spazio”. Caligiuri vede, infatti, nella comunicazione pubblica senza educazione, un problema di democrazia sostanziale, una sorta di democrazia limitata, partendo proprio dal dato locale che egli indica nella c.d. “democrazia comunale”. La terza parte -“La formazione dell’élite a garanzia della democrazia”- vede l’esperto comunicatore impegnato ad indicare la via per la formazione di un “moderno servizio pubblico”, visto nell’innovativa ottica dell’“educazione all’intelligence per una società democratica”, all’interno di una società globalizzata che ha nella “rete delle reti” il proprio massimo aspetto caratterizzante: “in tale contesto, l’intelligence va considerata uno strumento vero e proprio della pubblica amministrazione e non come corpo separato e magari, secondo la pubblicistica corrente, sistematicamente deviato ed utilizzato spesso per scopi non istituzionali”. Come non dare ragione all’autore quando, concludendo la propria ricerca, afferma che “pensare la democrazia oggi significa ridefinire i rapporti tra cittadino e pubblico, nel rispetto dei processi della complessità, della globalizzazione, dei sistemi di migrazione, dei nuovi modelli e strumenti della comunicazione”. Sarà mai possibile tutto ciò?
Mario Caligiuri, Comunicazione pubblica, formazione e democrazia. Percorsi per l’educazione del cittadino nella società dell’informazione Rubbettino Editore, Soveria Mannelli (CZ) 2003, € 18,00

DESK- anno XII° n. 4 2005
Egidio Lorito, 18-11-2005