II saggio della giornalista Marianna Trotta riporta l’attenzione sullo sviluppo del Golfo di Policastro. Le zone di confine, senza scomodare geografi e storici, economisti ed antropologi, sono destinate a perdere quella rigida demarcazione geo-amministrativa ed a fondersi in un tutt’uno. E’ ciò che capita al Golfo di Policastro, a quell’imponente arco di costa sul quale insistono la Campania meridionale, la costa tirrenica e l’immediato entroterra della Basilicata e la parte nord occidentale della Calabria: questa macroregione rappresenta quasi un unicum nel nostro Paese, un territorio fin troppo simile, praticamente sovrapponibile come l’antica Storia che qui ha lasciato segni sin troppo evidenti in tutte le epoche. Per non parlare delle problematiche che, oggi come cinquant’anni fa, appaino del tutto simili, tanto che si tentano da più parti soluzioni uniche per risollevare le sorti dell’intera area.

E cinquant’anni fa, vi fu chi -di quest’area- si innamorò perdutamente tanto da stabilirvi praticamente non solo la propria residenza ma anche industrie e stabilimenti, alberghi e attività commerciali, destinate a far decollare, per la prima volta, l’intera economia locale. Da queste riflessioni si muove l’interessante pubblicazione di Marianna Trotta, giovane giornalista di Maratea, impegnata da anni nella promozione culturale e paesaggistica della sua Maratea: “Il Conte Stefano Rivetti. L’imprenditore gentiluomo” è una sorta di viaggio a ritroso nella memoria collettiva di questo territorio condiviso da tre Regioni che nel corso dell’ultimo cinquantennio, appunto, ha potuto sperimentare il senso della ricostruzione ora operata dall’autrice. “L’esperienza giornalistica maturata nel quindicinale l’Eco di Basilicata ha stimolato ulteriormente il mio interesse per un personaggio che in qualche modo è stato sempre presente nella memoria collettiva di Maratea oltre che nei ricordi della mia famiglia: come dimenticare una personalità che ha trasformato la città di Maratea, risollevando poi le sorti economiche e sociali di tutto il territorio che si snoda lungo la costa tirrenica calabrese?”, si è chiesta l’autrice, coinvolgendo l’intera platea di Piazza del Gesù -il tradizionale salotto culturale della rinomata località turistica lucana- attenta ad ascoltare il Trottapensiero sulla recente storia che abbraccia una realtà umana e territoriale difficilmente separabile. L’autrice ha dedicato questa sua ricerca alla figura del Conte Stefano Rivetti di Val Cervo, discendente da un’antica famiglia di industriali tessili del biellese che dal lontano Piemonte giunse nel borgo marinaro lucano nel marzo del 1953 dando inizio ad un vero e proprio boom economico che interessò, appunto, l’intero Golfo di Policastro unitamente ai territori dell’immediato entroterra: “l’ intento di questo libro è -dunque- quello di porre l’accento su un personaggio che ha caratterizzato notevolmente la storia di Maratea e Praia a Mare, dal dopoguerra ai giorni nostri, anche perché proprio per Maratea come per Praia a Mare iniziò una nuova stagione fatta di ottimismo e di rinnovato entusiasmo: le industrie avviate qui furono il primo tassello di un progetto più ampio che con ogni probabilità mutava di giorno in giorno e si sviluppava man mano che il Conte prendeva coscienza detta potenzialità di un territorio all’epoca completamente emarginato”. E si, perché quando il Conte arrivò in riva al Tirreno di Policastro, l’intera area stava lentamente riprendendosi dal secondo conflitto mondiale: Sud del Mezzogiorno d’Italia, il basso salernitano, il breve tratto di costa lucana e l’alto Tirreno cosentino, erano l’emblema di quell’Italia contadina e non industrializzata, sofferente e ripiegata su sé stessa che Carlo Levi aveva descritto nel suo “Cristo si è fermato ad Eboli”: un Italia del tutto sconnessa da quella già ricca ed industrializzata dalla quale proveniva Stefano Rivetti, cresciuto tra la nobiltà piemontese e toscana e la borghesia imprenditoriale che già faceva “ricco” il nord-ovest italiano. Un Conte, ricorda Marianna Trotta con vena romantica, che “una regia silenziosa condusse in una fase storica in cui la presenza di un imprenditore dalla grande personalità era quanto mai necessaria”, soprattutto quando fa cenno a ciò che stava accadendo nella piana del fiume Noce, al confine tra gli abitati di Maratea e Tortora, a proposito della, crisi che attanagliava il settore agrumicolo: “della crisi degli anni trenta avevano particolarmente risentito le cospicue esportazioni dalle Regioni prevalentemente agricole del Mezzogiorno italiano: è quanto accadde alla ben avviata coltivazione di cedri ed ancor oggi, gli anziani abitanti -in particolare di Tortora e Praia a Mare- che si recavano nella piana a coltivarli, ne ricordano il processo di salatura nelle botti, prima di essere esportati”. Anche dalla constatazione di tali gravi emergenze economiche, si volle istituire (era il 10 agosto del 1950) la Cassa per il Mezzogiorno, grazie alla quale fu possibile inaugurare -anche per l’ormai solido rapporto tra istituzioni economiche e famiglia Rivetti- a Praia a Mare lo stabilimento definito R 2, acronimo di Rivetti 2, seguito nel 1960 dalla “Lini e Lane S.p.A”. E poi il Consorzio per il Nucleo di Sviluppo Industriale del Golfo di Policastro, il primo progetto di. aeroporto di Scalea, la valorizzazione del patrimonio montano: un articolato disegno per lo sviluppo di un’area che poteva contare anche -e soprattutto- su personalità politiche dotate di grande carisma, come il Ministro lucano Emilio Colombo o il suo collega calabrese Gennaro Cassiani o l’allora presidente della provincia di Cosenza Antonio Guarasci, qualche anno dopo indimenticato primo presidente della Regione Calabria. Tutti questi aspetti di storia locale -ma che per le implicazioni politiche nazionali ben si collocano in un importante spaccato di storia economica nazionale- sono stati ricordati lo scorso 17 agosto quando il volume è stato presentato a Maratea nell’ambito di “Alta Marea. Maratea tra natura e cultura”, la prestigiosa rassegna culturale che proprio quest’anno ha toccato il decimo anno di vita. Affiancata anche dalla presenza di Eugenio Donadoni, giornalista de “Il Mattino”, Marianna Trotta ha finemente ripercorso, sull’onda di una palpabile emozione personale, l’intera vicenda che ha visto protagonista Stefano Rivetti, evidenziando che “sia i sostenitori, sia quelli che si pongono contro l’azione del Conte Rivetti, concordano sull’assoluta originalità del personaggio ed anche dal mio lavoro di ricerca è emersa una personalità davvero straordinaria: qualcuno ha parlato di un carattere portato al paternalismo , ma molto sono ancora a ricordare le lezioni di vita che il Conte trasmise attraverso l’esempio, chiedendo ai propri dipendenti di migliorarsi. La bellezza di essersi messi sulle “orme di Rivetti” è rappresentata dalla sorpresa continua nell’ individuare filoni sempre nuovi ed interessanti: possiamo parlare di Rivetti industriale, ma potremmo parlare di Rivetti finissimo uomo di cultura, estimatore di Gabriele D’Annunzio, attento conoscitore dell’arte, appassionato di ballo, così come di Rivetti uomo dello sport o amante del cinema, tanto da spingere i registi del tempo a trasformare la bellissima città di Maratea in un set cinematografico straordinario. La presenza di attori di fama internazionale a cominciare da quella di Anita Ekberg, ultimamente ospite di Maratea dopo decenni di assenza, rende evidente il livello di un imprenditore che riusciva ad affermare la sua poliedricità con grande slancio in ambiti apparentemente opposti alle sue sfere di influenza”. Presente anche la figlia Chiara Rivetti, che nel suo breve indirizzo di saluto non ha potuto non ricordare gli anni della fanciullezza e della gioventù passati a Maratea, auspicando sempre il meglio per questa realtà, così tanto amata dal padre. Pensieri ribaditi anche da Tina Polisciano, autrice un paio d’anni orsono, di “Maratea. Quando il pane aveva il sapore del mare”, che nell’elogiare l’iniziativa di Marianna Trotta, ha invitato -da donna del mondo della scuola- proprio i giovani a non dimenticare le proprie radici ed a lavorare per difendere il proprio territorio, anche rivalutando la cultura locale. Particolarmente apprezzata dal pubblico la proiezione di un filmato estratto dagli archivi Rai che l’autrice ha reperito, durante la fase della gestazione della ricerca, presso l’archivio dell’Università degli Studi di Salerno: quelle immagini in bianco e nero hanno fatto compiere, a residenti ed ospiti, un salto indietro di un buon quarantennio, restituendo l’immagine datata ma sempre affascinate di un piccolo borgo di pescatori e di agricoltori, incastonato in una natura incomparabile, destinato a divenire una delle mete più gettonate del turismo nazionale ed internazionale. Un viaggio nella recente memoria storica, economica e sociale di un territorio praticamente sovrapponibile, che Marianna Trotta consegna ora alle generazioni future, proprio per preservarlo dall’oblìo di un presente ricco di troppe incognite.
Apollinea , anno X n. 5 – Settembre-Ottobre 2006
Egidio Lorito, 11/09/2006