La Calabria “presentata” a Maratea e Cosenza
La recente pubblicazione del “Dizionario del cinema. Le Regioni del cinema italiano” di Giuseppe Papasso (Spot Italia, 2005) rappresenta la sintesi riuscita di un’imponente ricerca cinematografica dedicata non solo agli addetti ai lavori ma a quanti vogliono incontrare il grande cinema italiano suddiviso secondo il canone regionale. Come dire: un concentrato di vita regionale che trabocca dalle migliaia di pagine che soddisfano ogni singola curiosità. L’intero piano dell’opera è suddiviso in undici volumi: Calabria, Puglia-Basilicata, Campania, Lazio, Abruzzo-Molise-Marche, Umbria-Toscana, Liguria- Emilia Romagna, Piemonte-Lombardia, Veneto-Trentino-Valle D’Aosta-Friuli, Sicilia, Sardegna ed in ognuno di essi vi sono riportate proprio tutte le notizie che fanno del cinema regionale una delle grandi risorse della cultura italiana per immagini, musica, contenuti.
La ricchissima rassegna di biografie (attori, ed attrici, registi, direttori di fotografia, costumisti, registi) è impreziosita da dichiarazioni sulla carriera, note e curiosità;completano ogni volume le oltre ottanta pagine dell’appendice con una cronologia ragionata, curiosità statistiche, le leggi regionali sul cinema, la storia delle singole sale cinematografiche, i documenti, gli indirizzi utili.. Per non parlare dell’allegato Cd Rom che contiene le biografie di personaggi autorevoli legati alla singola Regione analizzata, le locandine e le foto di scena dei film, il tutto per impreziosire ancora di più una veste tipografica già elegante. Tutte queste credenziali hanno fatto vincere all’opera il Premio Internazionale Aglaia 2006 quale miglio dizionario del cinema. Il primo volume dell’opera è dedicato alla Calabria e non poteva essere altrimenti viste le origini consentine dell’autore. “Il mio paese è cinema a sua stessa insaputa. Ora che li ho visti i miei compaesani, davanti alla mia macchina da presa, mi sono accorto che da sempre, quando si muovono, quando si fermano, quando si raccolgono in gruppi e dai gruppi si separano, fanno inquadratura”. Sono parole di Corrado Alvaro, sicuramente il più importante poeta e scrittore calabrese del ‘900, il cui pensiero è stato ripreso e posto come traccia per il volume calabrese, quasi a voler indicare il pensiero dell’autore nella stessa organizzazione dell’opera. Le quasi 400 pagine del volume calabrese sono state presentate prima a Maratea, nell’ambito della X^ edizione della rassegna culturale “Alta Marea. Maratea tra natura e cultura” lo scorso 24 agosto e poi nello scenario del Teatro Alfonso Rendano di Cosenza, il 29 settembre: e durante entrambe le serate, il numeroso pubblico ha potuto idealmente ripercorrere un secolo di cinema calabrese, fatto di suggestioni paesaggistiche e qualità recitative, drammi e speranze di riscatto per una collettività che anche attraverso il cinema esprime il suo modo di essere, di vivere, di affrontare il quotidiano. E così, l’opera si dipana tra i “Film” realizzati nell’arco di tempo compreso tra il 1910 ed il 2005 che affrontano argomenti e storie legate alla Calabria. Per ogni singolo film, dopo l’iniziale sinossi, vengono riportati ricordi e dichiarazioni degli autori con gli immancabili appunti di regia;le recensioni, anche se un giudizio è sempre opinabile, concorrono ad una buona valutazione del prodotto filmico, il tutto preceduto dal cast e da credit. Si passa, poi, alla serie “Televisione &Fiction” corredata di schede 2 descrittive tecniche, sinossi e relativa recensione;la sezione “Documentari” contiene i cortometraggi realizzati in 16 e 35 mm, prodotti da società private e da Enti Pubblici tra il 1908 e lo scorso anno. Singola la ricostruzione sui “Cinegiornali” prodotti dall’Istituto Luce” dal 1929 al 1979 con le diverse testate quali Settimana Incom, Cronache dal Mondo, radar, Sette Giorni, Notizie Cinematografiche. Approfondita è la sezione “Biografia”: che contiene tutte le notizie sui personaggi( attori, registi, sceneggiatori, produttori, musicisti, giornalisti) che in qualche maniera sono o sono stati legati alla Calabria. In testa alla voce, dopo il cognome ed il nome, segue la città, il giorno, il mese e l’anno di nascita e di morte;i dati vengono omessi qualora non fossero noti. Molte biografie sono corredate da dichiarazioni sulla carriera, note curiosità, eventuali siti internet e quant’altro risulti essenziale perché il lettore possa comprendere meglio il “personaggio” inserito in ordine alfabetico. Infine l’ “Appendice”: di agile composizione, rappresenta un complemento essenziale al volume perché ricostruisce in modo approfondito ed argomentato la cronologia, la storia delle sale cinematografiche e tutte le curiosità sul mondo del cinema. La Calabria è sintetizzata in quaranta lungometraggi, tra cui spiccano Comizi d’Amore di Pier Paolo Pasolini, Viva L’Italia di Roberto Rossellini, Il ladro di bambini di Gianni Amelio, Ragazzo di Calabria di Luigi Comencini, per risalire a qual gioiello paesaggistico di Duilio Coletti -Il lupo della Sila- con Amedeo Nazzari e Silvana Mangano. La serata cosentina, presentata dalla giornalista di Rai Uno Barbara Capponi, con l’intervento di Antonio Angrisani, attore e doppiatore che ha prestato la voce a numerose star internazionali (sua la voce, per esempio, di Robert De Niro nell’ recente “Terapia e pallottole”) è stata impreziosita dalla performance del Maestro Stelvio Cipriani, uno tra i più famosi compositori mondiali, da oltre quarant’anni prolifico esecutore di alcune delle più conosciute colonne sonore televisive e cinematografiche, destinatario di un enorme successo di pubblico e di critica ai tempi di Anonimo Veneziano (1970) che gli valse un Nastro d’Argento per il miglior commento sonoro: senza dimenticare Un povero ricco di Pasquale Festa Campanile (1983), Il vizio di vivere di Dino Risi (1988), L’acqua e il fuoco di Luciano Emmer (2003), Le cinque giornate di Milano di Carlo Lizzani (2005): le dorate sale del Rendano hanno riecheggiato all’esecuzione di quella celebre e premiata colonna sonora, accolta da un’autentica ovazione, praticamente come capita sempre al Maestro Cipriani, quando esegue al pianoforte quelle celebri note. Inorgoglito da questo particolare commento sonoro alla sua presentazione, Giuseppe Papasso ha sottolineato come “l’opera sia l’unica grande ricerca sul cinema italiano che racconta anche i particolari, perché sono proprio questi ultimi che fanno la differenza rispetto ad altri dizionari del genere presenti sul mercato: con la SpotItalia abbiamo preferito la via dell’approfondimento, offrendo così al lettore-spettatore tutta una serie di informazioni che è possibile reperire soltanto in vecchi e polverosi documenti che rappresentano la storia del cinema made in Italy . Abbiamo citato personaggi spesso dimenticati ed abbiamo raccontato la stessa vita degli autori: la ricerca è stata lunga e laboriosa, ma alla fine ha dato i frutti sperati;ho visitato decine di archivi in tutta Italia ed ho recuperato locandine del tutto scomparse: insomma, il Dizionario del Cinema si presenta come un’opera dedicata a questo mondo fantastico, agli appassionati ma anche a studenti e ricercatori”.
Apollinea- Anno X – n. 6 Novembre-Dicembre 2006 --
Egidio Lorito, 06-11-2006