Alto Tirreno Cosentino: il confine calabro-lucano di Castrocucco dista solo poche centinaia di metri. Siamo al centro esatto dell’antico territorio del Merkurion, una vasta area che abbraccia la Calabria settentrionale e la bassa Lucania. “Qui, intorno all’anno Mille, era il Mercurio: l’Eparchia di o del Merkurion ebbe come riferimento il castello di Mercurio e si estese lungo la valle del fiume Lao fino a Scalea, sbocco principale sul Tirreno, confinando con le Eparchie di Aieta e del Latiniano. Quasi certamente nell’ XI° secolo il Merkurion si estendeva fino al Noce a nord ed al Monte Corvino a sud: in quel periodo già forse inglobava la contermine Eparchia di Aieta”. Nella rivisitazione storica di Giovanni Celico si possono cogliere i temi portanti della lunga vita che da queste parti scorre interrottamente dalla notte dei tempi: ci troviamo nella piccola ma fertile pianura del fiume Noce che lambisce l’abitato di Tortora, il primo comune della costa tirrenica calabrese, e qui la Storia fa ancora parlare di sé.
“Primo centro della costa calabro-tirrenica per chi proviene da nord, Tortora è un passaggio obbligato per i grandi circuiti turistici dell’entroterra di ben tre Regioni, (Campania, Basilicata e Calabria); l’intero abitato -una superficie di 57,88 kmq su cui vivono circa 6.000 abitanti- si presenta diviso su tre livelli comprendenti la zona marina con l’abitato di più recente costruzione, la collina che ospita il centro storico e la montagna sul cui territorio sono disseminate ben 11 frazioni, dai nomi più disparati, quali Massacornuta, San Nicola, Carro, Acqua Li Sparti, Melara, Pizinno I° e II°, San Sago, San Pietro, Valle del Grillo e Santo Quaranta. Quindi un’area variamente articolata che offre al visitatore, in qualunque periodo dell’anno, una scelta ampia e suggestiva: importante snodo geografico, all’interno delle estreme propaggini occidentali del Parco Nazionale del Pollino, sulle sponde delle prime acque del Tirreno cosentino, Tortora indubbiamente si presenta per una particolare duttilità paesaggistica”. L’ampia offerta territoriale -fotografata dallo storico locale Aleardo Dino Fulco- si coglie nella ricchezza della flora locale che permette di alternare euforbia e ginestra, leccio e ginepro, mirto e oleandro, buganvillea e Primula di Palinuro lungo fascia costiera, ai boschi di cerro, acero, castagno e faggio della zona collinare e pedemontana che praticamente dà il via al Parco Nazionale del Pollino che proprio qui vanta le sue estreme propaggini nord-occidentali posta: l’area montana culmina ai 1274 m. s.l.m. del Monte Serramale, naturale confine con il territorio di Lauria, in Basilicata. Tortora vanta antichissime ascendenze storiche : “accennando solo ai siti preistorici di Rosaneto” - ricorda ancora Fulco- “con presenze antropiche risalenti a ben 200 mila anni fa- e di Torre Nave - le cui grotte furono rifugio per gli abitanti di 35 mila anni fa- il primo insediamento storico risale al VI° secolo a.C. grazie agli Enotri: della loro presenza si è potuto dar conto grazie agli scavi - iniziati nel 1990- ed alla ricostruzione delle tombe nella necropoli di San Brancato, il tutto grazie all’encomiabile attività dell’archeologo Gioacchino Francesco La Torre, della Sovrintendenza di Reggio Calabria. La presenza dei Lucani durante il IV° secolo a.C. è anch’essa testimoniata da campagne di scavo che hanno restituito alla luce decine di tombe i cui resti sono oggi esposti nel museo allestito all’interno del Palazzo di Casapesenna; nel 214 a.C. tutta l’area passò sotto il controllo romano e la colonia di Blanda Julia, in onore della gens Julia, testimonia quest’altro fondamentale passaggio storico del nostro territorio. Anche in questo caso i recenti interventi di ricerca hanno restituito alla nostra conoscenza diretta una struttura architettonica di primissimo piano, forse il “foro”, il luogo di incontro pubblico di quell’antico insediamento romano”. E proprio all’epoca romana risale uno dei più preziosi e controversi rinvenimenti archeologici, riportato alla luce nel 1969: “si tratta di un reperto archeologico di fondamentale importanza ai fini dell’identificazione del sito di Blanda Julia, dopo un trentennio di scavi, studi e ricerche: la base per il monumento eretto dal populus della colonia romana al Duoviro quinquennale Marco Arrio Clymeno non deve rappresentare solo una testimonianza di ricchissimo valore storico, ma vuole anche offrire -al “populus”- di oggi uno strumento di conoscenza di alcuni significativi aspetti della sua storia antica e di un patrimonio culturale ricco di valori morali e civili”. Quando trent’anni dopo esatti, nel 1999, anche il mausoleo funerario di San Pergolo subì la stessa sorte, la già lunga lista del patrimonio archeologico acquistò maggiore consistenza: fino al 1998, infatti, nessuno si era ricordato di quello strano ammasso di pietre, definitivamente coperto di arbusti ed utilizzato come recinto per animali di ogni genere: utilizzo ben lontano dalla funzione iniziale, cioè servire ad accogliere i resti mortali di qualche illustre discendente della locale gens : “il mausoleo -subito a sud est della confluenza tra la Fiumarella di Tortora ed il Noce, odierno confine amministrativo tra le regioni Calabria e Basilicata, a poche centinaia di metri in linea d’aria dal colle Palècastro sede dell’antica città lucana e poi romana di Blanda- è sempre stato in vista, ed i suoi ruderi sono stati utilizzati, anche in tempi recenti, per usi rurali; sebbene si trattasse di resti particolarmente monumentali e ben evidenti nel paesaggio, essi non hanno mai attratto l’attenzione degli studiosi che pure si sono occupati dell’archeologia e della storia di queste contrade a cavallo tra Lucania e Calabria”. Tra il 19 maggio ed il 15 giugno del 1999, dunque, Gioacchino Francesco La Torre -archeologo romano, docente di Archeologia Classica all’Università di Messina- diresse una affascinante campagna di scavo e restauro che permise di riportare alla luce un passaggio indimenticabile della storia della comunità locale. Tortora occupa, dunque, un posto di primissimo piano nell’archeologia calabrese: un luogo dove la Storia non solo si è fermata ma dove ha lasciato tracce indelebili delle sue diverse epoche: “i Visigoti di Alarico, i Bizantini, i Longobardi e i Saraceni, misero a dura prova l’esistenza di Blanda Julia” -continua Fulco nella sua guida al passato- “i profughi blandanti, risalirono la Fiumarella che lambisce il Palècastro e si attestarono sull’estremità dello sperone roccioso a picco sul fiume, dove fondarono Julitta, diminutivo di Julia, quasi a voler sancire la nascita della nuova, piccola Blanda Julia; la successiva conquista dei Normanni porterà una notevole espansione dell’abitato nel XI° secolo d.C., periodo in cui compare per la prima volta il nome Tortora, dovuto sicuramente all’enorme presenza delle tortorelle, riportate nello stemma civico del Comune”. La Storia protagonista assoluta anche in un giorno del settembre del 1860, il tre per l’esattezza: “quel giorno Tortora è entrata di diritto nella studio della storia moderna grazie alla fermata di Giuseppe Garibaldi che, dopo aver conquistato Sicilia e Calabria, in marcia verso Napoli, sostò alcune ore presso il palazzo Lomonaco-Melazzi, oggi uno dei siti maggiormente rappresentativi del centro storico: piazza Pio XII° accoglie il visitatore che potrà proseguire per i vicoli sino a piazza Plebiscito dove è situata la Chiesa di San Pietro Apostolo, oppure sino al Palazzo di Casapesenna oggi sede del nostro rinomato museo civico; anche la cappella delle Anime del Purgatorio -la più antica chiesa del paese- merita una visita”. Una parabola storica con pochi eguali nella nostra Regione: una sovrapposizione di ambienti diversi e offerte culturali che fanno di Tortora il miglio biglietto da visita della nostra costa tirrenica.
Numeri utili:
- Municipio: 0985/766011
- www.comune.tortora.cs.it
- Museo Casapesenna / Punto Parco Pollino: 0985/75870
- Corpo Forestale dello Stato: 0985/764109
- Protezione Civile: 0985/764563
- Atec 0985/764109
- Associazione Pro-Loco: 0985/73582 - 766816
Apollinea Egidio Lorito, 13-01-2005