“Conobbi Gianni De Michelis nel 2002. Fu un incontro casuale, legato in qualche modo alla sera del 19 gennaio 2000, giorno della morte ad Hammamet di Bettino Craxi. Mi aveva colpito molto, durante il suo intervento nella trasmissione dedicata da Porta a Porta alla scomparsa dell’ex leader del Psi, la commozione di De Michelis: l’ex ministro si faceva una colpa di non essere riuscito a impegnarsi come avrebbe voluto, e come forse sarebbe stato possibile, affinchè la vicenda dell’ex segretario socialista e, più complessivamente, il fenomeno conosciuto come tangentopoli, fossero considerati nel contesto specifico e particolare della storia politica internazionale seguita al secondo conflitto mondiale. Una storia fortemente ideologizzata e legata agli equilibri della guerra fredda.

Mi convinsi che De Michelis avrebbe senza dubbio riservato una lettura meno scontata e superficiale di quegli anni, così come dei loro protagonisti; che avrebbe fornito una testimonianza autentica, perché in grado, forse più degli altri -per cultura, formazione, intelligenza ed esperienza- di rendere maggiormente comprensibili i perversi e complicati meccanismi del <<sopra e sotto il tavolo>> -come ama ripetere- che per quasi mezzo secolo aveva regolato il funzionamento anomalo della vita politica del nostro Paese (…).  La crisi della politica, con cui tutti siamo chiamati a fare i conti, non è solo il risultato di inadeguatezze ingombranti e di improbabili protagonisti che, a ogni livello, hanno contribuito a indebolire l’immagine e la sostanza della democrazia  così come della rappresentatività, uno dei concetti cardine su cui essa fonda le proprie radici. E’ anche e soprattutto, inevitabilmente, un problema di idee che mancano, di progetti fumosi e raffazzonati, di approssimate valutazioni della realtà(…)”.            
Francesco Kostner -capo ufficio-stampa dell’Università della Calabria- collabora alle pagine del quotidiano “Gazzetta del Sud”, occupandosi prevalentemente di temi culturali: per le edizioni Marsilio ha pubblicato i libri-intervista La lunga ombra di Yalta (con Gianni De Michelis, 2003) e Con Saragat al Quirinale (con Costantino Belluscio, 2004). Nel 2011, per i tipi della Rubbettino,  insieme al penalista cosentino Enzo Paolini, ha pubblicato Agguato a Giacomo mancini. Storia di un processo per ‘ndrangheta senza prove: nella Premessa aqueste pagine sostiene, fondamentalmente, il ruolo di primissimo piano avuto da Gianni De Michelis nella vita politica italiana dell’ultimo trentennio almeno, nonostante che il clamore intorno alla sua persona si fosse cristallizzato soprattutto nel periodo della crisi del Partito Socialista e nella fine di Bettino Craxi, ovvero in quel girone infernale che tutti noi conosciamo con il nome di tangentopoli. Ovvero, il molto, ma non il tutto. Sentiero, questo, tracciato anche nella Prefazione di Michele Valensise, Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri, che non ha dubbi nel sottolineare come “(…) Gianni De Michelis non entra nel novero di quanti arrivano tardi o impreparati agli appuntamenti con la storia. Ministro degli Esteri dal 1989 al 1992, già negli anni settanta e ottanta autorevole esponente politico ed attento osservatore della realtà internazionale, ha vissuto da una posizione privilegiata la scomposizione dell’Europa e del mondo di quegli anni (…)”.   
Gianni De Michelis -classe 1940, veneziano di nascita, docente universitario di chimica- ha alle spalle una lunghissima militanza politica già dalla metà degli anni ’60, che lo porterà ad essere Ministro delle Partecipazioni statali dal 1980 al 1983, del Lavoro dal 1983 al 1987, degli Affari esteri dal 1989 al 1992, nonché vicepresidente del Consiglio dei Ministri dal 1988 al 1989. Numerose volte deputato e parlamentare europeo fino al 2009, attualmente è presidente dell’Ipalmo, l’Istituto per le relazioni tra l’Italia e i Paesi di Africa, America Latina, Medio Oriente ed Estremo Oriente. Dunque, dal punto di vista della politica estera e delle relazioni internazionali, una figura di primissimo piano, che ha vissuto la storia contemporanea del nostro Paese sin dentro i suoi gangli vitali, governativi, legislativi, per il quale -e non poteva essere altrimenti- “questo libro è” -come dichiara candidamente- “molto semplicemente, conseguenza della passione, dell’impegno e del lavoro che per oltre quarant’anni ho dedicato al mio paese. Prima nel Partito socialista italiano, del quale ho condiviso con convinzione il progetto di ammodernamento e di cambiamento dell’Italia sul piano sociale, economico e culturale; poi ricoprendo diversi incarichi di governo, fino alla straordinaria esperienza vissuta alla Farnesina, come Ministro degli Esteri, in uno dei momenti più difficili del Novecento”. Il lettore, accanto alle attese e prevedibili note personali, ai ricordi di una stagione esaltante -su tutto il quadriennio 1989-1992, che cambio per sempre la Storia della vecchia Europa-  troverà in queste pagine molteplici spunti di riflessione in tema di diritto e politica internazionale, di storia e cultura contemporanea, sino ad un’Appendice contenente una “Proposta un po’ provocatoria a cura di Gianni De Michelis e Lorenzo Necci”  su come “arrestare il declino della nostra economia e agganciare la ripresa internazionale”. Quasi una sorta di ricetta in tempi di crisi. Che non guasta mai.     

La lezione della storia. Sul futuro dell’Italia e le prospettive dell’Europa
Prefazione di Michele Valensise
Marsilio Editori, Venezia 2013, pp. 253, € 16.00