Casa Editrice Ediesses.r.l., Roma, pp. 190, Euro, 10,00

Ci sono raccolte di idee e pensieri che ti cambiano il modo di “pensare” e “vedere” le cose. Basta un celebre incipit di Corrado Alvaro, datato 1925 -“Mi fu sempre difficile spiegare che cos’è la mia regione”-; bastano poco più di 180 pagine; bastano capitoli rabbiosi (“Fuochi. Mentre la Calabria brucia; Altri fuochi; Calabrialand. La parte maledetta; Ragazzi di Duisburg; Ragazzi di Paola; Quel mare tanto amato; In vino veritas. La Calabria di Mario Soldati; Satana, sangue soldi; Toscani in Calabria; Catanzaro. Uno sguardo dal ponte; Gattuso; Magico Crawford; Mulini al vento; Viva San Francesco; Corsivo finale”); basta uno sguardo al passato -epico!- ed uno al presente -imbarazzante!.

Ma occorre anche una buona dose di coraggio e di “stomaco” per non lasciarsi abbattere da tutto ciò che si è verificato in Calabria e che mai avremmo voluto che accadesse. Ecco, non occorre poi molto per leggere le ultime serrate riflessioni di Mauro Francesco Minervino, professore di Antropologia Culturale ed Etnologia, scrittore e notista sulle pagine culturali de “Il Riformista”, “L’Unità”, “Il Manifesto”, “Il Mattino”, “Il Quotidiano della Calabria”, l’“International Herald Tribune”. Un intellettuale a tutto tondo che si è sempre occupato di temi legati alla sua terra, focalizzati da una prospettiva giustamente antropologica, tanto che il suo “In fondo a Sud” (Philobiblon Edizioni, Ventimiglia 2006) si guadagnò la Prefazione di Marc Augè; sino alla Prefazione che il nostro ha curato al libro di Filippo Veltri e Diego Minuti, “Ritorno a San Luca. Dal paese dei sequestri alla strage di Duisburg. 1990-2007” (Abramo, Catanzaro 2008): e come non citare “Calabria sublime” (Rubbettino, Soveria Mannelli 2005) del comune amico Francesco Bevilacqua, in cui parla senza mezzi termini “del grande suburbio disperso e immiserito, concresciuto in mezzo ad un brutto-brutto” che ha invaso la “Terra del Mito”!

Il suo ultimo “La Calabria brucia” (Ediesse, Roma 2008) lascia senza fiato grazie a quella perfetta trasposizione della Calabria di oggi, quella dei fuochi -non solo fenomeni fisici da combustione- che continuano a deturpare  una delle più belle regioni d’Europa -il tanto osannato “Giardino delle Esperidi”, il luogo in cui “la bellezza venne dal mare”-  ove non so più se abbia senso continuare a vivere. Pagine amare, forti, drammatiche nelle quali qualunque “buon” calabrese di oggi non potrà non riconoscere l’impegno intellettuale di questo coraggioso antropologo che non si è certo rintanato in qualche laboratorio di ricerca accademica: lui, la Calabria da salvare, da proteggere, da denunciare, la conosce davvero! Pagine nelle quali qualunque “buon” calabrese non potrebbe non rivedersi, non dovrebbe che rivedersi…   
“Non esiste un libro letterario che parla di un’intera regione italiana per com’è adesso(…). Nemmeno il giustamente osannato scritto di Roberto Saviano può essere considerato un libro sulla Campania di oggi, ma solo sul Casertano e sulla periferia napoletana: il Cilento, l’Irpinia, il Sannio non sono Gomorra, appartengono ad un orrore più quieto, più appartato(…)”. Nell’introduzione di Franco Arminio c’è impresso tutto il senso di queste “fiamme”  che d’estate come d’inverno continuano ad accerchiare la terra di Calabria: è facile ritrovare nelle pagine di Mauro Francesco Minervino il senso del ricordo: peccato solo che la sua Calabria -e forse anche la nostra…- sembra un’immagine sbiadita. Anzi, incenerita… 

IL TETTO.   N. 270 ANNO XLVI  - MARZO-GIUGNO  2009  
                                                                                                                      Egidio Lorito

                                                                                              www.egidioloritocommunications.com