Edizioni Gruppo Abele, Torino 2008, pp. 474, Euro 14,00

Un bel pomeriggio di inverno, nell’incantevole scenario di Orsomarso -ameno borgo “dolomitico” dell’alto-tirreno cosentino- partecipo alla presentazione di un libro che già faceva bella mostra di sé nella mia biblioteca, sezione Basilicata, anzi, Lucania come preferisco chiamare la terra da cui proviene il secondo 50% delle mie origini.

Ad invitarmi è il caro amico Cosimo, dalla cui abitazione mi diletto anche a scattare alcune foto delle sovrastanti cime innevate che rendono questo borgo, dalla storia millenaria, ancora più affascinante. “Quando la mafia non esiste. Malaffare e affari della mala in Basilicata” (Edizioni Gruppo Abele) racconta una di quelle verità scomode nella nostra Italia contemporanea: racconta di come una piccolissima Regione dell’Italia meridionale, sempre e da sempre considerata un’isola felice (Lucania Felix, appunto) celasse, al contrario, misteri di ogni sorta che tali -cioè nascosti- sembrava dovessero rimanere: che tali occorreva far rimanere! “Basilicata, isola felice. Così era definita la regione per marcare una diversità con quelle confinanti o vicine: Puglia, Campania, Calabria; una distinzione che suonava come una presa di distanza. Al riparo di questo luogo comune poteva accadere di tutto, perché nessuno se ne accorgeva oppure -ammesso che se ne accorgesse- non ne avrebbero parlato per evitare di sfregiare quel mito, di infrangere le luccicanti vetrine di quella consolante affabulazione sulla realtà regionale incontaminata e impenetrabile alle aggressioni esterne. Il libro di Don Marcello Cozzi ci dice cosa è accaduto e perché e accaduto, all’ombra di quell’isola felice. Lo dice raccontando un’infinità di storie che lui ha raccolto direttamente dai protagonisti o che ha ricavato leggendo gli atti giudiziari e quelli della Commissione Parlamentare, o che provengono dalla consultazione di tanti articoli della stampa locale. Fonti importanti, di prima mano, che consentono la ricostruzione di uno scenario criminale che mutava e si trasformava di continuo”.  
Francesco Forgione, che da Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia ha curato la prefazione, ha centrato il cuore delle quasi 500 pagine di questo scritto: c’è tutta la storia recente -almeno l’ultimo quarantennio- della mia terra paterna, stretta -come in un abbraccio mortale- tra altre terre che poco alla volta ne hanno fatto un luogo di conquista; ci sono tutti i nomi che ho imparato a memoria in anni di frequentazione di questi luoghi all’ombra del Pollino, del Sirino, dell’Alpi, montagne poco meridionali che pensavo celassero soltanto i fantasmi di un brigantaggio eroico. Pensavo! Ora Don Marcello Cozzi nelle sue dense pagine ci racconta le tante vite spente in agguati, regolamenti di conto, omicidi efferati e ci descrive come anche in Basilicata i mafiosi si interessano di settori criminali importanti. Ci parla di un’altra Lucania, maledetta, dannata e misteriosa, e non di quella fascinosa stretta tra due strisce di mare, appesa a montagne surreali, distesa su pianure improbabili, spalancata su un modo contadino che ancora resiste, nonostante tutto e tutti. La Lucania di Carlo Levi ritorna imperiosa come non mai una settantina d’anni dopo.
Ma -disgraziatamente- di quell’“isola felice” rimane poco e Carlo Levi mi sembra lontanissimo…    

 

IL TETTO.  N. 270  ANNO XLVI MARZO-GIUGNO 2009                                       

Egidio Lorito
                                                                                              www.egidioloritocommunications.com