Prefazione di Michele Valensise - Marsilio Editori, Venezia 2013, pp. 253, € 16.00

“Conobbi Gianni De Michelis nel 2002. Fu un incontro casuale, legato in qualche modo alla sera del 19 gennaio 2000, giorno della morte ad Hammamet di Bettino Craxi. Mi aveva colpito molto, durante il suo intervento nella trasmissione dedicata da Porta a Porta alla scomparsa dell’ex leader del Psi, la commozione di De Michelis: l’ex ministro si faceva una colpa di non essere riuscito a impegnarsi come avrebbe voluto, e come forse sarebbe stato possibile, affinchè la vicenda dell’ex segretario socialista e, più complessivamente, il fenomeno conosciuto come tangentopoli, fossero considerati nel contesto specifico e particolare della storia politica internazionale seguita al secondo conflitto mondiale.

Una storia fortemente ideologizzata e legata agli equilibri della guerra fredda. Mi convinsi che De Michelis avrebbe senza dubbio riservato una lettura meno scontata e superficiale di quegli anni, così come dei loro protagonisti; che avrebbe fornito una testimonianza autentica, perché in grado, forse più degli altri -per cultura, formazione, intelligenza ed esperienza- di rendere maggiormente comprensibili i perversi e complicati meccanismi del <<sopra e sotto il tavolo>> -come ama ripetere- che per quasi mezzo secolo aveva regolato il funzionamento anomalo della vita politica del nostro Paese (…).  La crisi della politica, con cui tutti siamo chiamati a fare i conti, non è solo il risultato di inadeguatezze ingombranti e di improbabili protagonisti che, a ogni livello, hanno contribuito a indebolire l’immagine e la sostanza della democrazia  così come della rappresentatività, uno dei concetti cardine su cui essa fonda le proprie radici. E’ anche e soprattutto, inevitabilmente, un problema di idee che mancano, di progetti fumosi e raffazzonati, di approssimate valutazioni della realtà(…)”.           
Francesco Kostner, capo ufficio-stampa dell’Università della Calabria, collabora alle pagine del quotidiano “Gazzetta del Sud”, occupandosi prevalentemente di temi culturali: per le edizioni Marsilio ha pubblicato i libri-intervista La lunga ombra di Yalta (con Gianni De Michelis, 2003) e Con Saragat al Quirinale (con Costantino Belluscio, 2004). Nel 2011, per i tipi della Rubbettino,  insieme al penalista cosentino Enzo Paolini, ha pubblicato Agguato a Giacomo mancini. Storia di un processo per ‘ndrangheta senza prove: nella Premessa aqueste pagine sostiene, fondamentalmente, il ruolo di primissimo piano avuto da Gianni De Michelis nella vita politica italiana dell’ultimo trentennio almeno, nonostante che il clamore intorno alla sua persona si fosse cristallizzato soprattutto nel periodo della crisi del Partito Socialista e nella fine di Bettino Craxi, ovvero in quel girone infernale che tutti noi conosciamo con il nome di tangentopoli. Ovvero, il molto, ma non il tutto.
Sentiero, questo, tracciato anche nella Prefazione di Michele Valensise, Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri, che non ha dubbi nel sottolineare come “(…) Gianni De Michelis non entra nel novero di quanti arrivano tardi o impreparati agli appuntamenti con la storia. Ministro degli Esteri dal 1989 al 1992, già negli anni settanta e ottanta autorevole esponente politico ed attento osservatore della realtà internazionale, ha vissuto da una posizione privilegiata la scomposizione dell’Europa e del mondo di quegli anni (…)”.   
Gianni De Michelis -classe 1940, veneziano di nascita, docente universitario di chimica- ha alle spalle una lunghissima militanza politica già dalla metà degli anni ’60, che lo porterà ad essere Ministro delle Partecipazioni statali dal 1980 al 1983, del Lavoro dal 1983 al 1987, degli Affari esteri dal 1989 al 1992, nonché vicepresidente del Consiglio dei Ministri dal 1988 al 1989. Numerose volte deputato e parlamentare europeo fino al 2009, attualmente è presidente dell’Ipalmo, l’Istituto per le relazioni tra l’Italia e i Paesi di Africa, America Latina, Medio Oriente ed Estremo Oriente. Dunque, dal punto di vista della politica estera e delle relazioni internazionali, una figura di primissimo piano che ha vissuto la storia contemporanea del nostro Paese sin dentro i suoi gangli vitali, governativi, legislativi, per il quale -e non poteva essere altrimenti- “questo libro è” -come dichiara candidamente- “molto semplicemente, conseguenza della passione, dell’impegno e del lavoro che per oltre quarant’anni ho dedicato al mio Paese. Prima nel Partito socialista italiano, del quale ho condiviso con convinzione il progetto di ammodernamento e di cambiamento dell’Italia sul piano sociale, economico e culturale; poi ricoprendo diversi incarichi di governo, fino alla straordinaria esperienza vissuta alla Farnesina, come Ministro degli Esteri, in uno dei momenti più difficili del Novecento”.
E’ lo stesso De Michelis che guida per mano il lettore attraverso una giungla di ricordi, di protagonisti di primissimo piano della politica nazionale dei singoli Paesi europei, di episodi noti e più nascosti, ben consapevole del fatto di essersi trovato a ricoprire la carica di Ministro del Esteri a cavallo di quello snodo storico che l’Europa ed il mondo hanno vissuto tra il 1989 ed il 1992, “(…)”, una fase della mia vita politica ed istituzionale in cui mi sono trovato ad essere coprotagonista di fatti straordinari (…), con il mio incarico di ministro degli Esteri nel sesto governo Andreotti, anche se nel precedente esecutivo guidato da Ciriaco De Mita, come vicepresidente del Consiglio, avevo seguito molto da vicino le vicende internazionali (…)”. Partendo proprio da quell’episodio che ha cambiato per sempre -ed in meglio, ovviamente- la stessa storia del vecchio continente: “il 9 novembre del 1989 mi trovavo a Budapest (…). Ricordo la telefonata che la sera ricevetti dal ministro degli Esteri della Germania Ovest, Hans Dietrich Genscher: <<Gianni, con grande emozione ti comunico che è appena caduto il muro di Berlino!>> (…). Quella notte, a Budapest, con il vicepresidente del Consiglio Claudio Martelli, e il resto della delegazione italiana, rimanemmo incollati davanti al televisore, che trasmetteva le immagini di quello storico momento, discutendo a lungo degli scenari nuovi che si aprivano davanti a noi (…)”.          
Per poi arrivare, poco più di un anno a seguire, a quel “Desert Storm”, inizio della prima Guerra del Golfo, quando “il 17 gennaio 1991 gli americani, alla guida di una coalizione formatasi sotto l’egida dell’Onu e composta da trentacinque nazioni, sferrarono l’attacco (…). Il momento, in effetti, era molto delicato e difficile: l’Italia, in sostanza, non prendeva una decisione tanto grave  dal 1940, cioè dall’entrata in guerra  di Mussolini al fianco di Hitler  e della Germania (…)”.     
Un lungo arco di tempo vissuto nel cuore della politica estera italiana raccontato sino ai nostri giorni, a toccare quella crisi -economica e sociale- che tanto sta facendo penare istituzioni e cittadini, in un vortice che lascia spesso smarriti e disorientati: “quel che dobbiamo avere chiaro oggi è che, per uscire dalla crisi, a prescindere dalle reazioni che in questi anni sono venute dai diversi paesi, e da ciò che è stato deciso finora, sarà fondamentale che le leadership mondiali acconsentano a creare condizioni concrete per superare questo difficilissimo momento. Ripeterlo non guasta: il problema vero è garantire una governante multilaterale a un mondo oggettivamente multipolare (…)”.  
Il lettore, accanto alle attese e prevedibili note personali, ai ricordi di una stagione esaltante -su tutto il quadriennio 1989-1992, che cambiò per sempre la Storia della vecchia Europa-  troverà in queste pagine molteplici spunti di riflessione in tema di diritto e politica internazionale, di storia e cultura contemporanea, sino ad un’Appendice contenente una “Proposta un po’ provocatoria a cura di Gianni De Michelis e Lorenzo Necci”  su come “arrestare il declino della nostra economia e agganciare la ripresa internazionale” -“Siamo dalla parte del Paese e dei cittadini. Non è il solito slogan elettorale, né un rigurgito populista, cui peraltro la nostra cultura riformista e di governo è estranea; né il ricorso a dannose quanto inconcludenti pratiche demagogiche di cui è piena la storia politica italiana, ma un richiamo -che intendiamo riempire di contenuti e di proposte- alla situazione difficile e delicata in cui si trova l’Italia (…)”-   ed un preciso intervento dell’Ipalmo, di cui De Michelis è presidente, sul “G8 2009: fare i conti con la governante del mondo del XXI secolo”- “Uno dei problemi più trascurati, già nel corso di tutto il ventennio seguito alla fine della Guerra Fredda (1989-2009), è stato il non prendere sufficientemente in considerazione, nell’affrontare i piccoli e grandi punti di crisi che hanno costellato le vicende del mondo, le caratteristiche complessive della nuova situazione mondiale, al fine soprattutto di mettere a fuoco le differenze di fondo rispetto alla situazione precedente (…)”.
Quasi una sorta di ricetta in tempo di crisi. Che non guasta mai.     

La lezione della storia. Sul futuro dell’Italia e le prospettive dell’Europa
Prefazione di Michele Valensise
Marsilio Editori, Venezia 2013, pp. 253, € 16.00