Identita-sicurezza

Intervista a Gian Pietro Calabrò: “L’isteria vede nemici dietro ogni angolo”

“I recenti attentati terroristici e il clima che in questi mesi si respira in tutta Europa, impongono una rivisitazione del diritto alla sicurezza. Il tema, oggi, ruota tutt’attorno all’idea della morte come arma assoluta contro la quale ogni tradizionale controffensiva fatta di dissuasione e di distruzione nulla sembra opporre contro chi ne ha fatto un’arma invincibile, riproponendosi gli antichi e mai soluti dilemmi fra sicurezza e libertà, fra lotta al terrore e democrazia. Soluzioni ovvie ed a volte ipocrite hanno esaltato la necessaria conciliazione fra i due termini, senza però mai tentare seriamente di verificarne l’effettiva fattibilità: a questo punto, il tema deve essere trattato secondo una visuale che consente di guardare negli angoli più angusti della giuridicità, cercando di adeguare il diritto alla sicurezza a categorie inconsuete, che tengano conto cioè dell’ irregolarità del pericolo e dell’ illogicità del rischio”.

Gian Pietro Calabrò è Ordinario di Filosofia del Diritto e di Teoria Generale del Diritto e dello Stato all’Università della Calabria, ove insegna Logica giuridica all’interno del Corso di Laurea Magistrale in Giurisprudenza: autore di numerose ed apprezzate monografie e contributi, dalla metà degli anni ‘80  porta avanti, nella sua terra di Calabria, una meritoria attività non solo accademica -scientifica e di ricerca- ma anche di promozione di centri di cultura e sviluppo della legalità che hanno avuto il merito di attirare l’attenzione di studenti, colleghi docenti e centri di ricerca su una realtà accademica dinamica e produttiva come quella che si è andata sviluppando, nello stesso periodo, all’interno dei “cubi” dell’Università della Calabria. Come non ricordare la direzione della Scuola Superiore di Formazione in Studi Sociali e Politici “Antonio Guarasci” e, successivamente, l’ideazione e direzione del Master in “Diritti Umani e Legalità” tenuto presso lo stesso Ateneo: due effetti collaterali di questa multi-disciplinarietà di cui il docente ci parla, oggi, presentando l’ultimo volume collettaneo proprio dedicato al tema della sicurezza. Pubblicato per i tipi della Cedam-Wolters Kluwer Italia, all’interno della collana “La Testa di Gorgone” -condiretta con la collega Consuelo Martìnez-Sicluna Sepúlveda, Profesora de la Facultad de Derecho dell’Università Complutense di Madrid- “Identità e sicurezza. Un approccio multidisciplinare” (con contributi di Albino, Calabrò, Caterini M., Comite, Fava, Han, Helzel, Iaquinta, Laghi, Lasso, Medvedeva, Naccarato, Pezzuto, Ponte, Romano, Torchia) nasce sotto la direzione di Anna Lasso, Associato di Istituzioni di Diritto Privato nell’Università della Calabria e di Thomas Hong Soon Han, Ordinario di  Economia presso il College of Business and Economics di Hankuk University of Foreign Studies di Seoul.
Professore, dal 2001 registriamo nuove coordinate in tema di terrorismo internazionale, sicurezza, garanzie collettive.
“Partirei da una storica citazione che può sicuramente aiutarci a comprendere il senso di quest’ultimo quindicennio di dibattito su terrorismo internazionale e sicurezza collettiva. Nel 2002 il filosofo e sociologo francese Jean Braudrillard (1929-2007) pubblica un’opera di assoluto pregio, “Lo spirito del terrorismo”, in cui compie una lucida analisi del fenomeno all’indomani dell’11 settembre 2001: ebbene, osserva che per tutti gli anni Novanta si era registrata una sorta di “sciopero degli eventi”, poi drammaticamente terminato proprio con gli attentati di New York che rappresentarono l’evento puro capace di sconvolgere il consolidato, fino a quel momento, gioco della Storia e della potenza. Ricordava quell’autorevole intellettuale -e ne cito il passo a memoria-  come <<i terroristi fossero riusciti a fare della loro stessa morte un’arma assoluta contro un sistema che aveva eretto a ideale storico l’azzeramento della morte>>. Ebbene, è questo lo spirito del terrorismo, che consiste nella condizione che i terroristi non combattono ad armi pari contro i propri avversari, in quanto mettono in gioco la loro stessa vita, appropriandosi di quella altrui. Il risultato? Addio alla stessa nozione di sicurezza che si incastonava nelle pieghe del classico Stato costituzionale”.
Lei è un giurista, un filosofo del diritto, per la precisione: non è che lo Stato sta scomparendo?
“Nessun catastrofismo, sia chiaro, ma non possiamo non registrare una lenta erosione delle sue categorie tradizionali: depotenziato sempre più della sua funzione regolatrice, si è trasformato in un mero strumento ancillare dei processi economici. Il riemergere della violenza politico-religiosa di natura terroristica ha fatto venire meno le certezze che caratterizzavano lo stato di diritto costituzionale, facendo così fibrillare quello zoccolo duro della classe dei diritti fondamentali. La società del rischio, come è stata definita dal sociologo tedesco Ulrick Beck, ha perso le sue coordinate e si affida ora ad una difesa apodittica del sistema democratico, ora all’ isteria di chi vede un nemico dietro ad ogni angolo. Il problema della sicurezza, nel senso più ampio di sicurezza giuridica -quindi, come diritto alla vita- va inquadrato in un contesto ove prende corpo la stessa nozione di ordine democratico”.
A proposito di terminologia tecnica, ci aiuti a fare chiarezza…
“Sia la normativa ordinaria contro il terrorismo, sia la giurisprudenza della Suprema Corte di Cassazione, hanno parlato di eversione dell’ordine democratico quale nuova finalità del terrorismo: la dottrina, in realtà, è stata da subito attratta dal significato della dizione “ordine democratico” circoscritta nei limiti di “ordine costituzionale” inteso quale complesso di principi e di istituti previsti dalla Costituzione, in cui si realizza la forma democratica dello Stato e che disciplina la coesistenza tra libertà individuali e libertà collettive. Questo locus giuridico che configura lo spazio entro cui si possono esercitare quei diritti sanciti dalla Costituzione e in cui si debbono adempiere a quei doveri inderogabili, crea il punto limite nella tutela del diritto alla sicurezza”.
E qui emerge l’annoso scontro tra sicurezza e libertà…
“Proprio nell’angoscia provocata da mesi di attacchi terroristici, il binomio sicurezza-libertà non può essere scisso, ma va risolto nel suo rapporto dialettico; senza sicurezza non v’è libertà e senza libertà non v’è sicurezza. Guardi: il principio lo aveva elaborato secoli addietro Montesquieu, sottolineando come  la libertà politica in un cittadino consiste in quella tranquillità di spirito che proviene dalla convinzione che ciascuno ha della propria sicurezza e, perché questa libertà esista, bisogna che il governo sia organizzato in modo da impedire che un cittadino possa aver paura di un altro cittadino”.
Come trasportare quest’analisi nella nostra vita quotidiana?
“Operazione difficilissima! Il ragionamento dovrebbe essere rivolto sulla natura dello Stato costituzionale alla luce delle profonde trasformazioni subìte e della perdita del suo nucleo pubblicistico e regolatore della vita dei consociati: in altri termini, la sicurezza non è solo la difesa della vita, ma anche il vivere ordinato in una società in cui i diritti siano accompagnati ai doveri, nella difesa di quell'ordine democratico a cui si è accennato. So bene che il procedimento è di difficile attuazione…”
Ineccepibile sul piano teorico! Ma il rischio pare essere aumentato, giorno dopo giorno!
“Con l’avvento di quella che è stata definita “società del rischio”, il problema della sicurezza si pone sotto una luce a dir poco inquietante, poiché sembra ormai dominare tutto il dibattito giuridico e politico, facendo apparire in controluce la crisi che attraversano gli stessi valori costituzionali. La sicurezza giuridica è un valore che attribuisce fondamento ai diritti, presuppone tutta una serie di certezze che devono contrassegnare la vita sociale dell'uomo, per cui essa si pone come orizzonte normativo dell’intera vita umana. In senso oggettivo, la sicurezza contrassegna l’intero ordinamento giuridico, poiché va ad incidere nel cuore stesso dell'ordine, quale scopo del diritto; in un senso soggettivo, invece, essa va ad incidere l’ambito proprio della soggettività, quale bisogno di “tranquillitas”, di pace per l’esercizio dei diritti fondamentali come quello a noi tanto caro di libertà”.
E’ aumentato il bisogno sociale di sicurezza…
“In questi ultimi anni la sociologia ci indica nel bisogno di sicurezza l’esigenza primaria che la cultura della globalizzazione dovrebbe soddisfare: infatti, di fronte  a quella che è stata definita “società mondiale del rischio”, si avverte la necessità di affrontare il tema della sicurezza entro una prospettiva meramente giuridica. Troppo spesso il tema della sicurezza, viene visto sotto il profilo sociologico ed esistenziale, in cui prendono corpo le istanze psicologiche della paura verso un nemico potenziale o attuale”.
 Professore, ci indichi una chiave di lettura con cui aprire la porta alla speranza!
“La crisi dei valori costituzionali mette a nudo il sistema della sicurezza e della certezza giuridica: il necessario controllo non può essere affidato ai tradizionali poteri politici e/o economici, ma, forse, al modello delle scienze esatte, per restituire al diritto quell’autonomia e pienezza che gli permetterebbe di dare un ordine giusto alla vita di ognuno di noi, sicuri per essere liberi”. E’ la sfida del futuro prossimo…

Cronache delle Calabrie, p. 30              Egidio Lorito, 17/01/2017