Scavalcato il confine calabro-lucano, il naturale sbocco sul mar Tirreno dell’estrema propaggine nord-occidentale del territorio del Parco Nazionale del Pollino trova la sua sintesi in un paesaggio dominato dall’imprescindibile binomio mare-monti, uno dei più complessi ed articolati eco-sistemi della penisola calabrese. “Un tratto di costa varia ed attraente per il clima, per la lunga, larga e morbida spiaggia, per l’incantevole scogliera di Fiuzzi ove si erge ancora su uno scoglio -solida e maestosa- la cinquecentesca torre di difesa costiera, per l’affascinante e misteriosa isola di Dino accovacciata come un mastodontico cetaceo con la testa rivolta alla costa in un mare ceruleo, bluastro e verdastro (…)”.

L’indimenticato Giuseppe Guida narrava del primitivo insediamento abitativo dal quale le fonti storiche fanno risalire le origini al X secolo d.C.: era la spiaggia degli Sclavoni (Plaga Sclavorum), ovvero di un gruppo di Slavoni che dall’adriatica Dalmazia si erano stabiliti in questa parte dell’Italia meridionale come base per i propri commerci. Dal medio Evo, il territorio praiese sarà parte integrante del Comune di Aieta e ciò sino al 1928, anno in cui il nuovo ente amministrativo -Praia a Mare, appunto- ottenne la piena autonomia. Ed anche qui una montagna ha segnato le vicende storiche: “(…) in una di queste colline, quella del Vingiolo -di natura calcareo-dolomitica a scogliera, sulla cui falesia basale sono visibili le tracce di antichi livelli marini, al di sotto di un terrazzamento marino quaternario e quasi alla base occidentale- si apre e penetra nelle viscere della collina, a circa 90 metri sul livello del mare, un’ampia caverna divisa in tre grandi grotte intercomunicanti (…)”.
Non una sommità casuale, perché in quella grotta è venerata da 694 anni la storia religiosa stessa di Praia.  Dai suoi antri, verso Sud, non sfugge all’occhio l’imponente bastionata dell’isola Dino, affascinante e misteriosa, il cui perimetro ospita numerose grotte che, insieme ai ricchi fondali, l’hanno giustamente resa famosa non solo tra gli appassionati di sport subacquei. In superficie le grotte del Leone, Azzurra, delle Cascate e delle Sardine, sul fondo gli scintillanti colori delle praterie di gorgonie che da millenni, continuano ad agitarsi al ritmo delle maree. Cosa pretendere di più? L’Isola Dino, allora. Ne parlo sempre con grande vanto, soprattutto quando scrivo per lettori che vivono in quelle parti d’Italia in cui la lontananza geografica nasconde, spesso, altre e ben più complesse forme di distanza.                          
Questa piccola comunità si era già affacciata sul palcoscenico di un turismo d’èlite grazie alla presenza di Gianni Agnelli (1921-2003): nel 1962, infatti, l’Avvocato aveva acquistato dal Comune tirrenico l’incantevole isola, e magicamente aveva visto la luce un complesso turistico formato dai caratteristici trulli a fare da foto-ricordo ad un progetto di valorizzazione turistica di una delle aree più belle ed incontaminate dell’allora sconosciutissimo Sud Italia. E come dimenticare la salvifica presenza del Conte Stefano Rivetti di Val Cervo (1916-1988) che, sceso dalla natìa Biella, aveva installato futuristiche industrie laniere e tessili tra Maratea e Praia, appunto, avviando il decollo industriale dell’area, oltre a quello turistico-culturale dell’intero Golfo di Policastro!
Sapremo mai se la Storia, da queste parti, sia fuggita via sin troppo velocemente, oppure sia rimasta immobile e muta testimone di sé stessa? Non lo sapremo mai!
Altre inquietudini…

Apollinea.  Rivista Bimestrale del Territorio del Parco Nazionale del Pollino
Anno XXIV, numero 4 / Luglio-Agosto 2020   

Praia a Mare, 09/07/2020                                                   Egidio Lorito