La Calabria allo specchio

Poeti, narratori, filosofi, di ogni epoca hanno trovato nella natura la massima ispirazione per la loro arte. Da Omero ai lirici greci, dal Rinascimento al Romanticismo, la bellezza di un paesaggio, la fierezza di un animale, la grazia di un fiore, hanno alimentato storie, versi e pensieri tra i più alti che l’umanità abbia mai prodotto. Fatto sta che, sino a non molti anni addietro, gli artisti erano ancora capaci di stupirsi dinanzi al grandioso spettacolo della natura, al contrario di molti tra quelli moderni che, sopraffatti dagli artifici dell’urbanesimo, hanno finito per divenire orfani di bellezza, come la intendevano gli antichi, ossia di quell’armonia di cui la natura è espressione ineguagliabile”. Esiste ancora la bellezza in natura? Esistono ancora angoli del nostro territorio che meritano una sosta fatta di ammirazione e contemplazione? Esiste ancora la Natura così come la intendevano gli antichi? Sono domande che nascono spontanee scorrendo almeno due saggi scelti come guida per alcune riflessioni di inizio anno, che affido -le riflessioni ed i due testi…- alla bontà dei lettori di Apollinea.  

In “Gocce di Rugiada. Pensieri per la natura” (Rubbettino Editore, 2004) Francesco Bevilacqua -che da almeno quarant’anni alla riflessione sulla bellezza, mai disgiunta dall’impegno in favore della protezione del paesaggio calabrese, sta spendendo non poche energie- partiva da un dato di fatto difficilmente confutabile: “non voglio certo sminuire il valore dell’arte moderna. Mi limito, piuttosto, a constatare un dato di fatto: negli ultimi decenni si è assistito ad un mutamento epocale e quasi generalizzato di mentalità: dalla natura come paradigma della bellezza si è passati a liquidare, ad esempio, la descrizione di un paesaggio naturale, come un’operazione letteraria leziosa e poco originale”. Prestigiose pubblicazioni, migliaia di chilometri percorsi a piedi nei luoghi più sconosciuti dell’ancora poco conosciuta Calabria, vorranno pur dire qualche cosa, uniti alla mia personale frequentazione ultra ventennale… Come quella che vanto, orgogliosamente con un prestigioso esponente dell’estetologia contemporanea, quel Francesco Sisinni, già Direttore Generale del Ministero dei Beni Ambientali e Culturali, che alla Calabria ha dedicato pagine di illuminante pregio, ed al mi rivolgo per un dovuto approfondimento: “Se, da un canto, è sembrato utile chiedere aiuto agli storici della filosofia, dell’arte, della letteratura, delle scienze, della natura e del diritto di discutere sulla bellezza e di pubblicare gli esiti della loro riflessione, dall’altro è stato particolarmente utile quanto gradevole invitare artisti italiani e stranieri a significare l’idea del bello attraverso le testimonianze della propria creatività (…) Com’è noto, la Bellezza dall’antica patria venne a Roma dal mare e Roma la restituì al mondo attraverso il mare, il Mediterraneo (…) E’ noto che già dall’ VIII secolo a.C. , sulla scia dei mercanti dell’età minoica e micenea, erano giunti dalla Grecia sulle nostre sponde, artigiani e trafficanti che si erano stabiliti negli <<emporia>>. (…) E  basta riporsi sull’itinerario segnato dalla greca presenza, da Ischia, Cuma e Napoli a Paestum, Velia e Reggio, da Locri, Crotone e Sibari ad Eraclea, Metaponto e Taranto, da Taormina, Catania, Siracusa, e Gela, Agrigento, Selinunte, Segesta ed Imera, per leggere nelle testimonianze rinvenibili nei siti archeologici come nei musei della magna Grecia e della Grecia di Sicilia, i segni classici di quella bellezza, di cui anni addietro, l’allora Ministero per i Beni Culturali volle dare più diffusa conoscenza, attraverso la semantica propria delle mostre, nell’evento intitolato “I greci d’Occidente”. Sisinni, nelle pagine che mi indica (La Bellezza venuta dal mare, De Luca Editori, 2003), collega il tema della bellezza al fenomenale incontro tra la civiltà latina e quella greca che trovarono, proprio in terra di Calabria, l’espressione più eloquente, consegnata alla Storia in innumerevoli esempi: templi, luoghi sacri, espressioni artistiche di ogni sorta e soprattutto città e colonie di primissimo rango: “i coloni greci finirono col fondersi con le suddetta comunità, dando origine a quella meravigliosa fioritura italiota che portò all’avvento di una classicità capace di competere per maturità e raffinatezza con la madre patria, ove i primi istoras avevano indicato al pensiero le vie della ricerca della verità, nell’amore della sapienza. In Grecia i filosofi cercarono, anzitutto, l’unità nella molteplicità, come principio d’ordine del mondo e di conoscenza dell’uomo; quindi trasferirono la ricerca dell’unità del mondo all’uomo, successivamente affinandola nella conoscenza dei rapporti tra l’uomo e l’essere, come soggetto e valore, tra l’uomo e l’uomo, come condotta di vita, tra l’uomo e Dio, come ascesi alla perfezione assoluta. Fu allora che i greci videro quell’unità dell’essere nella Bellezza, con la Verità ed il Bene: era il tempo in cui Platone portava il Bello nella storia del pensiero e la divina arte di Fidia veniva assistita dalla saggezza della di Pericle e dalla profezia poetica di Sofocle”.
Arte, Filosofia, Politica: il pensiero greco approda sulle nostre coste per rimanervi in eterno, proprio laddove anche il solo paesaggio rimandava d’incanto a quello della madre patria, tra spiagge assolate, mare cristallino, colline lussureggianti, montagne imbiancate. La Calabria come una nuova Arcadia? Un tempo sicuramente, oggi un po’ meno, inutile nasconderlo e nascondercelo. Ma almeno continuiamo a sognare: e ad ascoltare Goethe che ci ripete ancora, come nelle sue Elegie Romane, che “la scuola dei greci è sempre aperta: gli anni non ne hanno chiuso la porta”.     
Ancora Auguri, Calabria!       

Apollinea.  Rivista Bimestrale del Territorio del Parco Nazionale del Pollino
Anno XXIV, numero 1 / Gennaio- Febbraio 2020   

Praia a Mare, 05/01/2020                                                   Egidio Lorito

 

Referenza fotografica:

  1. Panorama su Isola Dino da Rocca di Fiuzzi - Castello Cosentini D’Aieta:

Archivio Foto Click – Francesco Giunti- Per gentile concessione

 

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