“La storia giudiziaria di Giuseppe Caterini, sindaco del comune calabrese di Laino Borgo e geometra di professione -ma anche giornalista, poeta e cultore di tradizioni locali- pur riguardando una modesta vicenda accaduta in un piccolo ambiente di provincia, esibisce una significatività ed emblematicità che ben trascendono il caso individuale: il processo penale instaurato a carico di Caterini, con una imputazione di concussione alquanto fragile nei presupposti giuridici, infatti esemplifica un’esperienza psicologica di tipo kafkiano suscettibile di essere vissuta e patita da ogni imputato che avverta come incomprensibile e ingiusto l’addebito criminoso ricevuto”.  

Giovanni Fiandaca, eminente figura della scienza penale contemporanea, mira dritto al cuore del saggio, seguito a ruota da Alessandro Barbano, direttore sino al giugno del 2018 de “Il Mattino” ed attualmente vicedirettore del “Corriere dello Sport”: “Immaginate di restare anni e anni sotto inchiesta, e magari di averne trascorsi una parte in carcere o agli arresti domiciliari, di avere perso il lavoro e di avere sconvolto la vostra famiglia e i vostri affetti (…)”. Ma chi era il protagonista assoluto di queste 146 vibranti pagine, tra richiami giuridici e ricordi familiari, per l’angoscia di un arresto ed il dolore per una vicenda processuale conclusasi solo dopo la sua scomparsa nel luglio del 2016?

Lo ricorda il figlio Mario, professore associato, abilitato ordinario, di Diritto penale nell’Università della Calabria, rispondendo alle domande della giornalista Morena Gallo, che il testo ha meticolosamente curato: “Una personalità inquieta, impegnativa, che non dormiva più di due o tre ore a notte, che divorava libri di storia e di filosofia, gialli, di politica, che aveva compiuto prima studi classici, abbandonati in occasione della prematura scomparsa della madre a soli 39 anni, un avvenimento che lo aveva segnato profondamente (si sarebbe però laureato cum laude molti anni dopo, nda); che, prima addirittura serviva la messa e che, dopo, si allontanò dalla Chiesa. Un “rosso antico” (nel senso di uomo di sinistra, nda) che conosceva e frequentava Sandro Pertini, Pietro Mancini ed il figlio Giacomo, Pietro Nenni, e che pur rimanendo fedele alle idee socialiste si era allontanato dal Psi non avvertendolo più come casa sua (…)”. Nel 1975 presidente dell’Ordine provinciale dei geometri, dal 1980 eletto tra gli 11 consiglieri della Cassa nazionale, poi anche Vice presidente, combattente in varie tornate elettorali, Grand’Ufficiale al merito della Repubblica.  “(…) Solo contro coloro che lo temevano come la peste (…)”.  Fisiologico attaccamento alla figura paterna, certo, mai disgiunta dalle tappe pubbliche: la scomparsa, il 30 marzo del 2007, dell’adorata moglie Adelina, ma anche la vittoria insperata, due mesi dopo, alle comunali di quell’anno. Si candidò Giuseppe Caterini, vincendo contro “(…) coloro che avevano amministrato negli ultimi trent’anni (…)”. Il passato alle spalle? Neanche per idea: “(…) La mattina del 9 luglio del 2009, prima delle sette, sentii suonare il campanello, papà mi riferì che nello studio c’era il maresciallo di Laino insieme al tenente dei Carabinieri di Castrovillari, per notificargli un’ordinanza di arresto (…). Lessi più volte l’ordinanza e sinceramente non riuscivo a comprendere quasi nulla, pur masticando la materia…”.

Costretto ai domiciliari per concussione, l’accusa sosteneva che il settantunenne sindaco avesse preteso dalla ditta appaltatrice dell’impianto di illuminazione pubblica la risoluzione di un contratto di subappalto con una ditta locale, allo scopo di ottenere vantaggi politici, ovvero accreditarsi come amministratore assolutamente trasparente, per poter raggiungere lo scopo ritorsivo nei confronti del titolare della ditta esclusa. In realtà, emerge che il contratto di subappalto, del quale il Sindaco Caterini aveva chiesto la risoluzione, non fosse mai stato autorizzato dal Comune e, dunque, -ecco l’obbrobrio giuridico- a realizzare una fattispecie di reato fossero stati proprio gli accusatori del sindaco Caterini che, invece, per rimanere nella legalità penale, aveva l’obbligo di far interrompere, come fece, quel subappalto mai autorizzato. “Ma c’è qualcosa che non torna. Il sindaco Caterini è stato processato per concussione per avere indotto il subappaltante ad interrompere il rapporto con il subappaltatore. Cioè, proprio per avere impedito la continuazione di quella situazione”, commenta tranciante Sergio Moccia, altra eccellenza della penalistica italiana. Enrico, il figlio maggiore, Ordinario di Istituzioni di diritto privato nell’ateneo di Arcavacata, non ha mancato di sospettare l’esistenza di un collegamento tra la vicenda paterna e quella della Centrale Enel del Mercure, croce e delizia dell’intero territorio: “Forse, ma nessuno può dirlo. Tutte le registrazioni di cui siamo venuti in possesso durante la fase processuale mettono in evidenza che c’è una sovrapposizione temporale, perché sono di gennaio, febbraio, marzo e aprile. L’arresto è avvenuto il 9 luglio del 2009 e l’accordo è stato siglato poi a settembre, anche se il sindaco avrebbe dovuto firmarlo proprio nel luglio del 2009 (…). Colpiscono le riflessioni “postume” di un teste a discarico, l’ing. Antonio Graziano, stranamente non ammesso nella sua funzione di testimone, sulle molte anomalie nella manutenzione e nello stesso funzionamento del sistema di pubblica illuminazione dell’abitato di Laino Borgo… “Il processo penale è una cosa dolorosa, sotto vari profili; un processo penale nei confronti di un innocente lo è ancora di più”, chiosa Giorgio Spangher, autorità della scienza processual-penalistica. Aberrazioni del sistema-giustizia, squilibrio tra i poteri dello Stato, foga maniacale di sbattere il mostro in prima pagina? “The law is what the judge ate for breakfast”, sentenziò Jerome Frank (1889-1957) filosofo e giudice federale della Corte d’Appello, a proposito del processo mentale attraverso il quale si formano le decisioni giudiziali. Anche alle nostre latitudini, evidentemente…

Morena Gallo (da una conversazione con Mario Caterini, Enrico Caterini, Sergio Moccia e Antonio Graziano), La chiamano giustizia, ma è ciò che il giudice ha mangiato a colazione. Prefazione di Giovanni Fiandaca, prologo di Alessandro Barbano, Postfazione di Giorgio Spangher, Pacini Editore, 2020

Apollinea.  Rivista Bimestrale del Territorio del Parco Nazionale del Pollino
Anno XXIV, numero 6 / Novembre- Dicembre 2020   
Egidio Lorito