Un serrata analisi della società italiana contemporanea tra teorie e pratiche comunicative
L’ultimo saggio di Egidio Lorito mira a ricostruire uno degli argomenti di maggior fascino nell’ambito della sociologia della cultura e della comunicazione, ovvero quella lunga riflessione che partendo dalle analisi gramsciane del concetto di egemonia giunge sino alla società italiana contemporanea, tra berlusconismo e renzismo. Dalla conclusione di un nuovo percorso di studi universitari all’idea di pubblicare una tesi di laurea in Sociologia della Comunicazione, il passo è stato breve: in realtà si è trattato di un gradito ritorno al passato, quasi la continuazione di un impegno costante grazie all’interazione tra le componenti della ricerca, ovvero il tema caro al rapporto tra società, cultura e comunicazione. Ed in questo caso, il colpo di fulmine che un giornalista culturale ha avuto con l’argomento è stato fatale….
La tesi di laurea in questione venne discussa all’Università della Calabria il 24 aprile del 2013, relatore il prof. Paolo Jedlowski, ordinario di Sociologia: un tema classico, quello del concetto di egemonia, risalente ad Antonio Gramsci, veniva riletto grazie alle recenti analisi che un giovane docente di Comunicazione politica alla Luiss di Roma, Massimiliano Panarari, aveva pubblicato nel 2010 per Einaudi, all’interno di un saggio di grande impatto tra critica ed addetti ai lavori.
Egemonia culturale e sottoculturale, gli intellettuali ed il ruolo dei media nella società contemporanea, le teorie massmediologiche nazionali ed internazionali tra gli anni ‘70 e gli anni ‘80, la televisione e lo strapotere di Internet: tutto è stato filtrato sotto la lente d’ingrandimento per affrontare, con rigore scientifico e giusto inquadramento storico-politico, il cambio di passo che la cultura occidentale ha fatto registrare nell’ultimo quarantennio, dalle ceneri del Sessantotto sino alle più attuali riflessioni in fatto di mass media. E così, da Arendt a Baudrillard, da Cusset a Debord, sino a Freccero, Gramsci, Noelle-Neumann, Popper, ecco un viaggio intellettuale tra culture e movimenti culturali eterodossi alla scoperta del vero significato di una rivoluzione intellettuale cui giornali, televisione, new media stanno contribuendo senza sosta. Il tutto, accompagnato dall’expertise che quattro autorevoli compagni di viaggio hanno donato alla ricerca.
L’opera, infatti, può contare su quattro autorevoli contributi di altrettanto studiosi dei media che, tra teoria accademica e prassi giornalistica, da tempo risultano firme prestigiose del dibattito in questione: si tratta della prefazione di Stefano Zecchi, Ordinario di Estetica alla Statale di Milano, scrittore ed opinionista ben noto al grande pubblico televisivo, delle introduzioni di Massimiliano Panarari, docente di Comunicazione Politica alla Luiss di Roma e di Marcello Veneziani, giornalista e scrittore di lunga esperienza e del saggio conclusivo di Mario Caligiuri, Associato di Comunicazione pubblica all’Università della Calabria, autorità accademica nella materia.
Il libro elabora, in sostanza, quanto scritto in una recente pubblicazione da Massimiliano Panarari, giovane docente di Comunicazione Politica alla School of Government della Luiss di Roma, sul tema dell’egemonia sottoculturale: “(…) una volta il nazionalpopolare era una categoria gramsciana, i giornali e la televisione pubblica erano pieni di scrittori e intellettuali, la sinistra (si dice) dominava la produzione culturale. Oggi, nazionalpopolari sono i reality show pieni di volgarità, la televisione (pubblica o privata) è quella che è e la sinistra pure. Ma si può paragonare l’Italia di Pasolini, Calvino, Moravia c quella di Striscia la notizia, Alfonso Signorini, Amici di Maria De Filippi? La tesi provocatoria di questo libro è che il confronto non solo è possibile, ma è illuminante (…)”.
Dunque, un tema che ottanta anni fa era già stato sperimentato ed affrontato dalla serrata analisi di Antonio Gramsci, si rivela argomento evidentemente ancora valido se poi, nel corso degli ultimi quattro decenni, la dottrina socio-comunicativa ha continuato a considerarlo di pregio.
Ed in effetti, nel corso di questa ricerca, al di là dei contenuti prettamente scientifici grazie ai quali si è cercato di seguire un filone dottrinale che si è dipanato nell’analisi del ventennio ‘70/‘80, si affronta, principalmente, il tema dell’egemonia culturale e del suo capovolgimento, evidenziando come la storia del nostro Paese sia stata attraversata da queste due grandi categorie storiche e di pensiero: le riflessioni di Caligiuri, Panarari, Veneziani e Zecchi, hanno enucleato la tesi di fondo che permea buona parte della riflessione, e cioè che la sinistra politica, un tempo titolare assoluta di egemonia culturale, l’avrebbe poi persa e/o smarrita nel corso degli ultimi tre decenni, in favore di un predominio della destra neoliberale, aggiudicataria -a sua volta- di leadership culturale o -a dar seguito al ragionamento di Panarari- sottoculturale.
Grazie ad un curriculum professionale di assoluto pregio, l’autore si rifà proprio alle grandi teorie della scienza della comunicazione per spiegare l’assunto che regge la ricerca stessa, evidenziando protagonisti e prodotti culturali -a questo punto sottoculturali…- che hanno invaso la scena televisiva italiana e che hanno direttamente dimostrato come una lunga parabola scientifico-ideologia avesse centrato l’obiettivo già molti decenni addietro.
“La comunicazione mediatica tra egemonia culturale ed egemonia sotto culturale. Società, cultura e comunicazione nell’Italia contemporanea.
Con interventi di Massimiliano Panarari, Marcello Veneziani e Stefano Zecchi ed un saggio conclusivo di Mario Caligiuri.
Ristampa Edizioni, Cittaducale, Rieti, dic. 2015. PP. 245, € 13.00
(Isbn 978-88-99648-03-9)