G. Giappichelli Editore, Torino 2007, € 20,00
“In un mondo che muta profondamente sotto la spinta delle innovazioni tecnologiche, il destino dei diritti e dei doveri sembra naufragare nella mutevole insicurezza della virtualità dei rapporti (…). Di fronte alla complessità della vita, la scienza giuridica è, oggi, più che mai, tenuta a dare della risposte ragionevoli, mediante un processo di semplificazione che riporta in auge la nozione di sistema, assunto -però- non solo nella sua veste epistemologica, ma anche nella sua funzione valoriale e teleologica. Diritti e doveri, richiamandosi a vicenda, configurano così la struttura dello Stato di diritto costituzionale che di fronte alle nuove sfide della società contemporanea è chiamato, se non vuole abdicare alla sua ragion d’essere, a garantire ordine e sicurezza (…)”.
Gian Pietro Calabrò è Ordinario di Filosofia del Diritto e di Teoria Generale del Diritto e dello Stato presso il Corso di Laurea Magistrale in Giurisprudenza dell’Università della Calabria: autore di diverse monografie e contributi, tra cui Valori supremi e legalità costituzionale, Diritto alla sicurezza e crisi dello Stato costituzionale, si distingue, nella sua terra di Calabria, per una trentennale attività non solo scientifica e di ricerca, ma anche di promozione di centri di cultura e sviluppo della legalità che sono sfociati, negli anni, prima nella direzione della Scuola Superiore di Formazione in Studi Sociali e Politici “Antonio Guarasci” e , successivamente, nella ideazione e direzione del Master universitario in “Diritti Umani e Legalità” tenuto presso lo stesso Ateneo di Arcavacata. Come dire: l’impegno accademico non disgiunto dall’applicazione pratica.
Paola Barbara Helzel, ricercatrice universitaria, insegna Teoria dei Diritti Umani e Biogiuridica presso l’Università della Calabria: studiosa di Hannah Arendt, ha affrontato il tema della cittadinanza in una prospettiva normativa nel volume Il diritto ad avere diritti. Per una teoria normativa della cittadinanza, curando anche la traduzione italiana del volume La violenza e l’ordine di A. D’ors. Occupandosi anche del pensiero giuridico e politico di Hans Jonas e Hans Kelsen, ha permesso di evidenziare il ruolo che la radice ebraica svolge nel pensiero giuridico e politico contemporaneo.
Gli otto capitoli di cui si compone questa ricerca (Dalla Galassia al Sistema; L’orizzonte antropologico dei Diritti Umani; Dal diritto del soggetto ai diritti; Principi generali e diritti: dall’Ordinamento all’Ordine giuridico; L’irruzione del principio di sussidiarietà e la crisi della sacralità dei diritti; Il dovere tra obbligo giuridico e morale; Il nesso di congiunzione-opposizione tra diritto e morale; Il dovere dell’uomo verso sé stesso: La dialettica tra vita e libertà nell’ordine giuridico contemporaneo) rappresentano un’intensa panoramica sul dibattito, quanto mai attuale e scientificamente stimolante, che vede coinvolti diritto, politica, etica e antropologia, giungendo a cogliere i momenti di più stretta contingenza con la bioetica ed il biodiritto, ultime frontiere di un orizzonte in costante ampliamento. Un incontro, dunque, sui temi che stanno appassionando il dibattito giuridico contemporaneo, filosoficamente orientato, al limite di nuove discipline che non possono non sfuggire all’occhio (ed alla penna!) di attenti ricercatori. “ A prima vista” -sotengono Calabrò ed Helzel- l’uso del termine <<sistema>>, applicato alla dottrina dei diritti e dei doveri, può apparire pretenzioso, adombrando, forse, il tentativo maldestro di dire una parola finale sul tema. È ovvio che il nostro intento è tutt’altro: il tema dei diritti suscita, oggi, sentimenti ed emotività che accanto ad un uso spregiudicato e retorico in ambito politico, ha finito per immiserirne la riflessione. Per questo, la prospettiva attorno a cui ruotano le nostre riflessioni è tutta calibrata dai temi del diritto e in particolare dell’ordinamento giuridico costituzionale, i cui valori etici e politici trovano la loro configurazione normativa (…)”. La ricerca di Calabrò ed Helzel -non foss’altro per affermarlo gli stessi autori- parte dalla constatazione della “condizione di insicurezza in cui versa la società occidentale” tale da richiedere una “rielaborazione delle tematiche proprie dei diritti in una chiave sistematica che, volendo restare fedeli alla scena del diritto positivo, non rinuncia alla natura dell’ordinamento quale strumento artificiale al servizio della realizzazione di valori (…)”. Lo stesso “Capitolo Introduttivo” è una sorta di guida al lettore ed allo studioso/studente perché da un lato chiarisce il significato di sistema -“il significato più generico è quello di aggregazione, l’altro meno generico è quello che si riferisce all’ordine del mondo sociale e naturale, in contrapposizione all’idea di caos (…)”- e dall’altro entra nella specifica aggettivazione di “sistema giuridico”, inteso come “(…) complesso interdipendente in modo da formare un tutto (la Galassia)” e come “complesso di proposizioni, principi, logicamente connessi tra loro, relativi ad una determinata scienza o attività pratica”. Ancora si sottolinea come “le due definizioni possono essere applicate per significare l’ordinamento giuridico, sia come sistema di unità tra loro collegate (istituzioni, norme, soggetti) sia per intendere un ordinamento giuridico positivo (ordinamento italiano, canonico, francese), sia per intendere il metodo sistematico o dogmatico”.
E’ bene avvertire il lettore, studioso/studente, che questa ricerca, in fin dei conti, chiude il cerchio di un percorso che Calabrò stesso aveva iniziato agli inizi degli anni ’90, percorso che nel 1993 lo aveva condotto a pubblicare “La galassia dei diritti”, opera in cui “la nozione di sistema, che pure era adombrata nel titolo, assumeva un contorno sfumato e si ancorava ancora ad una prospettiva naturalistica”. Come dire: dalla “Galassia” al “Sistema”: “non solo si abbandona l’ancoraggio naturalistico, che costituiva l’ombra della classe dei diritti umani, ma si individua in un contesto strettamente giuridico uno strumento, il sistema, allo stesso tempo cognitivo e operativo”.
La singolare prospettiva tra il “Diritto” e la “Morale” viene, poi, ampiamente ed esaustivamente, trattata da Paola Helzel che nel corso dei tre capitoli finali affronta tematiche quali “Il dovere” visto da una prospettiva ora strettamente giuridica, ora più spiccatamente etica: qui, gli studi filosofici fanno sentire -evidentemente- tutto il loro peso, filtrati ora attraverso riletture giuridiche che impreziosiscono sia il testo che la più complessiva ricerca che la giovane autrice porta avanti da molti anni: ecco “I doveri costituzionali”, ecco la specificazione tra “Dovere ed Obbligo”, ecco “Dovere e Norma” sino al concetto, tutto da interpretare , della c.d. “doverosità” che l’autrice riferisce sia alla singola norma giuridica che all’interso ordinamento giuridico. Dunque, “Congiunzione-Opposizione tra Diritto e Morale”: è questo il senso delle pagine che permeano la seconda parte dello studio, dove la classica -e non mai definitivamente chiarita- contrapposizione tra diritto naturale e diritto positivo ritorna in tutta la sua storica importanza: “per poter comprendere a pieno il rapporto tra diritto naturale e diritto positivo, dobbiamo necessariamente partire dall’opposizione, così bene concettualizzata dai sofisti, tra la physis, ritenuta universale ed immutabile, ed il nomos particolare e mutevole della città”.
Il nostro lettore, studente/studioso, troverà, allora, proprio nelle pagine della Helzel, tutta una serie di specificazioni, stimoli e provocazioni che toccano anche i temi più spiccatamente contemporanei del dibattito filosofico e giuridico, sino a quei bio-diritti (la procreazione, l’identità) che tanto spazio si stanno guadagnando nella pubblicistica che accomuna giuristi e filosofi, mai così vicini in quella nuova realtà “che costituisce l’orizzonte del cum-vivere, del vivere insieme una vita libera, ma ordinata”.