L'Eco di Basilicata

C’è una rivista che da quasi quattordici anni narra amorevolmente il paesaggio, la storia, le tradizioni, l’arte, il tessuto umano del territorio, a cavallo Basilicata e Calabria, compreso in quel meraviglioso scenario che prende il nome di Parco Nazionale del Pollino, la più grande area protetta d’Italia. C’è un editore illuminato ed attento che, mettendo al servizio di questo territorio la sua più che quarantennale esperienza artistica, è riuscito a far emergere questa rivista ed a collocarla nel mercato nazionale come prodotto di promozione paesaggistico-culturale.

Paesaggi che non ti aspetti. Tra le emergenze ambientali che fanno della mediterranea penisola calabrese un paradosso paesaggistico, per dirla con Guido Piovene, i nostri lettori non possono mancare l’appuntamento con due singolari casi. Il primo lo incontriamo letteralmente arroccato nelle zone più impensabili del Parco Nazionale del Pollino, proprio dove Basilicata e Calabria si stringono la mano, nella parte più centrale, selvaggia ed affascinante del proprio confine geografico. Questo primo gigante si è meritato un posto di primissimo piano nell’immaginario collettivo: è un segno della natura che oltre un secolo fa iniziò a stimolare la ricerca scientifica e ad eccitare poeti e narratori, scrittore e descrittori.

“(…) L’argomento con cui Sangiuliano ha deciso di cimentarsi rappresenta uno dei più intriganti e interessanti dell’economia di oggi. I media e i new media, con tutta la componente innovativa di cui sono portatori, dalla banda larga alle forme tecnologicamente ancor più evolute di trasmissione della comunicazione, rappresentano una quota significativa, crescente, della new economy, sia in termini di fatturato ma soprattutto di rilevanza sociale (…)”.

All’indomani dell’ennesima estate spesa a portare il personale contributo alla comunità locale di questo angolo di Calabria e Basilicata ricadente nel Golfo di Policastro, qualche riflessione s’impone, non foss’altro per non disperdere un bagaglio di conoscenze ed esperienze acquisite sul campo, utili per tenere alta la tensione sulla nostra terra. Da una ventina d’anni, attraverso una personale attività pubblicistica, cerco di calarmi nella realtà socio-politica e paesaggistico-culturale del territorio compreso tra la costa calabro-lucana e quell’immenso patrimonio montano che si erge subito alle spalle della stessa linea costiera, capace di regalare -in ogni stagione dell’anno- scorci d’imperdibile bellezza.

Torno a parlare di Calabria. E lo faccio rivolgendomi direttamente al neo-Governatore, quel Giuseppe Scopelliti cui il voto dello scorso fine marzo ha attribuito una gravosa responsabilità. Dopo gli ultimi dieci-quindici anni di governo regionale -quelli che hanno mostrato il lato più aberrante della nostra terra- è tempo di mettere mano ad una Regione che già si vede costretta a scontare ritardi e mali praticamente ancestrali, come se la Storia li tramandasse di generazione in generazione.

Più che parlare di un autore, si tratta di entrare in un personaggio, in un tessuto umano e sociale, in una terra che trabocca di contraddizioni. Nino D’Angelo chi? Il cantautore, l’attore, il regista? Esatto. Ma ora c’è di più, perché è diventato “improvvisamente intellettuale”… Ne è passato di tempo da quando Gaetano D’Angelo inizia a respirare l’aria napoletana di San Pietro a Patierno, “ ‘o quartiere d’‘e scarpari”: “un vico stretto che non sboccava da nessuna strada.

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