Cronache delle Calabrie - Cosenza (CS)

Francesco-Sisinni-ritratto-di-calabria

Il viaggio del docente di filosofia nella cultura calabrese

“Nel licenziare alla stampa il mio “Ritratto di Calabria. Uomini, evi ed eventi” (Rubbettino, 2001), ritenni di dedicare il mio lavoro, in particolare, ai giovani di Calabria, nell’auspicio che la memoria del passato e la lezione del presente suscitassero nei loro spiriti una nuova inquietudine, per una salutare provocazione o -meglio ancora- per una responsabile sfida (…)”.
Incontro Francesco Sisinni nella sua Maratea, avvolta da una nebbia primaverile, con un trasporto sempre particolare, ogni volta che capita di confrontarmi con uno dei massimi estetologi contemporanei, oggi come nell’estate del 2005 quando, aprendo la prefazione al mio “Tracce di Calabria”,  mi guidò in quel “viaggio alla ricerca della Calabria del sogno perduto”, attraverso la millenaria tradizione storica delle nostre comuni origini.  Oggi,  una nuova  “lectio magistralis” permette di capire meglio il senso di un viaggio a ritroso nel tempo, alla ricerca dei momenti più esaltanti della millenaria storia calabrese, tra origini e grecità, ellenismo e complesse stratificazioni culturali.

Quando a Praia a Mare facevano tutti le comparse per i film

Quando a Praia a Mare facevano tutti le comparse per i film

Sarà una serata all’insegna dei ricordi e dell’amicizia con testimonianze e racconti di comparse e di protagonisti della Praia anni Sessanta quella che si rivivrà questa sera, a partire dalle ore 21.00, presso il Palazzo delle Esposizioni, contenitore culturale che da un anno si è candidato quale luogo privilegiato per eventi a tutto tondo.  Questa volta a fare la parte da leone sarà il cinema d’annata che punterà dritto agli anni Sessanta quando la ridente località turistica dell’alto Tirreno cosentino si affacciava alla ribalta grazie ad un improvviso sviluppo socio-economico, concedendosi alle riprese cinematografiche in tutto il suo splendore paesaggistico. 

Io e Oriana - Magdi Cristiano Allam

Una storia di amicizia e di confronto intellettuale onesto

Ho curato in due occasioni la presentazione pubblica di Magdi Allam. La prima a Maratea, il 22 luglio del 2006, durante il tour promozionale di “Io amo l’Italia. Ma gli italiani la amano?” (Mondadori 2006): la nostra nazionale di calcio aveva appena trionfato nella notte di Berlino ai Mondiali di calcio in Germania, ed il titolo di quel saggio sembrava fatto apposta per il periodo. Ma si parlava di tutt’altro amore, ovviamente: c’era in ballo la scoperta umana e sociale di un nuovo mondo, di una nuova vita, di una nuova cultura che incrociava -nel ricordo narrativo-  il destino di un ventenne appena sbarcato sul suolo italico. Quelle pagine, in un certo senso, diedero vita ad un vero e proprio movimento d’opinione, una curiosità affettuosa, una lunga serie di interrogativi che avevano reso la vita personale e professionale di questo brillante giornalista e scrittore egiziano, un caso veramente unico nel panorama editoriale italiano, con la circostanza che lo vedeva vivere a stretto contatto con la morte, e non nella sua madre patria egiziana o in un altro paese musulmano, ma esattamente nella Nazione di cui noi siamo, più o meno orgogliosamente, cittadini: l’Italia.  La seconda occasione, giusto dieci anni dopo, lo scorso 12 agosto, a Praia a Mare, dove Magdi Cristiano Allam è stato ospite per presentare “Islam. Siamo in guerra” (Mca Comunicazione, 2016). Dieci anni per affinare un’amicizia…    

Chi ha paura muore ogni giorno: I miei anni con Falcone e Borsellino

Ayala ricorda i processi e l’amicizia con Falcone e Borsellino

“Ricordo con particolare simpatia due serate a Praia a Mare in occasione della presentazione dei miei ultimi saggi: ho conosciuto una parte della nostra Italia in cui mai avevo messo piede e, soprattutto, il calore della gente -e non mi riferisco solo al dato climatico, trattandosi di due serate di piena estate…- che mi accolse in una piazza gremita da stadio di calcio. Evidentemente, a distanza di anni dai tragici fatti del maggio-luglio del 1992, la gente comune sente ancora il bisogno di ricordare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Nella tua Calabria come nel resto d’Italia che continuo a visitare in occasioni editoriali (…)”
Mi accoglie così, al telefono, Giuseppe Ayala: pochi formalismi -anzi, nessuno…- con un  “tu” colloquiale che ci eravamo imposti sin dal 25 agosto del 2008, ripetuto poi il 21 luglio del 2012, date che hanno avuto il merito di cristallizzare un’esegesi libraria nata tutt’attorno a due pubblicazioni che hanno ricostruito, con dovizia di particolari mai disgiunta da sentimenti umani, il senso di un’esperienza personale e professionale vissuta al fianco di due protagonisti della storia contemporanea italiana, caduti come eroi nell’adempimento di un dovere istituzionale. Che per Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, siciliani, divenne anche un dovere morale nei confronti della loro terra.

AGOSTINO-CORDOVA

Venticinque anni dopo l’inchiesta della Procura di Palmi, Agostino Cordova ripercorre le indagini sulla massoneria.
Per Buscetta “aggiustava” processi di Cosa Nostra

Ho conosciuto Agostino Cordova il 21 agosto del 2006: una calda serata dava il benvenuto al libro di un giovanissimo Roberto Saviano che con il suo “Gomorra” avrebbe contribuito a fare luce su un drammatico spaccato sul fenomeno camorristico tra ricerca socio-antropologica, analisi storica, cronaca giudiziaria: successo planetario, certo, ma anche forzata limitazione della liberta personale, visto che due mesi dopo Saviano sarebbe entrato nel programma di protezione a causa delle minacce e delle intimidazioni subite. Coordinai la presentazione di quel saggio, a Maratea, con un trasporto emotivo doppio, proprio per la presenza di Cordova, cioè di un magistrato che non si era certo risparmiato in fatto di lotta alle consorterie criminali, a Napoli come nella sua Calabria. Esattamente quattro anni dopo, a Praia a Mare, in occasione della presentazione del libro della ricercatrice calabrese Antonella Colonna Vilasi dedicato al  terrorismo, mi ritrovo nuovamente al suo fianco: aveva aderito al mio invito di averlo ospite e ripercorremmo anche la sua carriera giudiziaria iniziata nel 1963 come pretore, poi giudice a latere della sezione penale del Tribunale e giudice istruttore.

Antonio-Costabile-il-potere-politico

Costabile analizza la situazione calabrese partendo da Weber

Ritrovo Antonio Costabile non certo per caso. Alcuni anni addietro, un suo insegnamento presso la Facoltà di Scienze Politiche della Università della Calabria attirò attenzione e sensibilità scientifica, partendo dalla stessa titolazione accademica,  visto che “Il Potere politico” rappresentava molto di più di una semplice denominazione istituzionale.  Impersonava -e continua  farlo oggi- un orizzonte di attese e di conferme per chiunque fosse sinceramente interessato allo studio del sistema politico e al modo in cui, quest’ultimo, avesse letteralmente invaso la società italiana, quella meridionale e calabrese in particolare. Ordinario di Sociologia  dei  Fenomeni Politici presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali, attento osservatore e studioso dei comportamenti politici e del rapporto tra il potere politico ai vari livelli ed il mutamento sociale, Costabile cura anche un altro insegnamento dal nome piuttosto evocativo come  Etica e Politica. Anche questo piuttosto attuale…

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