“Mi fu sempre difficile spiegare che cos’è la mia regione”. Un incipit di Corrado Alvaro, datato 1925, è il filo rosso della sua ultima pubblicazione. Mauro Francesco Minervino è professore di Antropologia Culturale ed Etnologia: scrittore e notista, collabora alle pagine culturali de “Il Riformista”, “L’Unità”, “Il Manifesto”, “Il Mattino”, “Il Quotidiano della Calabria”, l’ “International Herald Tribune”. Si è sempre occupato di temi legati alla sua terra (che è anche la mia!) visti da una prospettiva giustamente antropologica, se è vero che il suo “In fondo a Sud” (Philobiblon Edizioni, 2006) si guadagnò la Prefazione di Marc Augè: in quel testo era scolpita, tutta intera, l’idea di una Calabria che egli avrebbe voluto diversa da come realmente e tragicamente è.
Il coraggio non gli manca per davvero. Di lui sapevo poco o nulla: barese, quarantenne, giornalista professionista, inviato per “La Stampa”, già collaboratore per il “Dario”, “Il Manifesto” e “Micromega”. L’aggancio si era materializzato giusto un anno fa, grazie ai buoni uffici con Laura Marras, eccellente e cordiale addetto stampa della “Aliberti Editore” di Reggio Emilia. E nel 2008, questo ennesimo coraggioso giovane italiano che ho avuto la fortuna e l’onore di incontrare sul mio percorso pubblicistico dopo Roberto Saviano, Luigi De Magistris e Clementina Forleo, sforna due libri: tosti come i Sassi di Matera, cristallini come il mare di Calabria -sempre che uno strano inquinamento non provochi le ire del dio Poseidone- neri come le tante toghe che vi appaiono su diversi fronti, di carattere -come quello “non accomodante, non inciucista, non diplomatico” dei protagonisti delle sue riflessioni e -perché no- estremamente dettagliati.
Capita anche questo nella civile Calabria contemporanea. Lo scorso 28 novembre ho partecipato ad una riunione organizzata dalla Giunta Comunale di Praia a Mare, cittadina alto-tirrenica nella quale vivo: l’Amministrazione incontrava i cittadini per relazionare sulle ultime attività svolte e sulle problematiche riguardanti la comunità. Una bella e democratica iniziativa, non c’è che dire, improntata alla massima trasparenza politico-amministrativa. Dopo la relazione del Sindaco, che ha chiarito molti aspetti della recente vita amministrativa ed alcune legittime richieste degli intervenuti circa la volontà popolare di essere più precisamente informati sulle attività politiche, la serata ha preso una svolta che, man mano si susseguivano gli interventi, mi lasciava sempre più stupito, interdetto, angosciato.
Me la sono ammirata e goduta tutta d’un fiato, per una ventina di minuti, durante l’ultima “salita” nella “mia” Milano. Una splendida giornata di sole dicembrino già faceva pregustare lo spettacolo che i passeggeri avrebbero goduto dal livello del mare sino ai canonici 10.000 metri d’altezza, con quell’orizzonte sferico e l’aria perfettamente rarefatta. Il Tirreno sotto i nostri piedi, lo Jonio a destra -separato dalle cime silane e del Pollino già ampiamente innevate- la Sicilia con l’imponente cono vulcanico etneo e le isole eoliane a sinistra.
C’è da rabbrividire! Nel 1994, Luigi Michele Perri, un coraggioso giornalista cosentino, pubblicò un libro destinato ad aprire una breccia nel malaffare che da tempo imperversava lungo il Tirreno cosentino, ovvero quella lunga e stretta striscia di costa che da Tortora si spinge sino ai confini con la provincia di Catanzaro.