Finalmente una pellicola che rende giustizia ad una terra che molti vorrebbero non esistesse, tanto piccola appare sulle carte geografiche. Eppure la Basilicata esiste: si utilizzi il termine da ente territoriale o il più classico e dolce “Lucania”, questa terra tutta colline, montagne e calanchi, con soli due sbocchi sul mare, se ne sta proprio al centro del Sud Italia, stretta com’è tra le più “famose” Campania, Puglia e Calabria.

Potremmo stare a parlare e scrivere per ore, andando a scavare direttamente nella storia che qui, in Basilicata -o Lucania, se preferite- ha lasciato tracce del suo aulico passato: ma non è questo lo scopo delle righe che dedico alla prima pellicola diretta da Antonio “Rocco” Papaleo, quel “Basilicata coast to coast” che nell’ultimo mese si è imposto all’attenzione di pubblico e critica.
Confesso di essere di parte: il mio 50% di origini lucane non può non tifare per la simpatica storia che Papaleo ed il gruppo del suo scanzonato viaggio da Maratea a Scanzano Jonico è riuscito a costruire proprio su quei tanti luoghi comuni che fanno di questa piccola Regione un “piccolo mondo antico” nel variegato scenario della nostra bell’Italia. C’è una storia, una scommessa di un gruppo di giovani e sognatori musicisti che invece di presentarsi la sera del concerto di un festival in riva al mar Jonio, decide di intraprendere un viaggio -forse il viaggio di una vita…- partendo dall’altra costa, quella di Maratea, quasi a mettersi alla prova: un viaggio che si trasformerà, ben presto, in qualcosa di ben altro rispetto al semplice percorrere chilometri. Qui non si tratta soltanto di unire due punti geografici della piccola terra lucana: si tratta di mettere alla prova -soprattutto- il proprio senso di libertà, la propria voglia di condividere un’esperienza unica per situazioni e protagonisti. Nicola, Franco, Salvatore e Rocco, pur con le loro vite distinte e distanti, impersonano -semplicemente- il sogno di una generazione finalmente desiderosa di mostrare a sé stessi, prima di tutto -ed a chi ha creduto in loro- il valore di una scelta di vita che, almeno per dieci indimenticabili giorni, sarà tutta vissuta “on the road”. Maratea, Trecchina, Lauria, Latronico, Tramutola, Craco, Aliano, Scanzano non sono soltanto i luoghi geografici -e quindi “fisici”- attraversati dal gruppo -cui si è anche unita l’apparente svogliata giornalista Tropea: queste tappe rappresentano l’espressione più vera e più genuina di una terra che molti vorrebbero abbandonare - ed abbandonata!- a sé stessa e che ora Rocco Papaleo è riuscito a riportare alla ribalta semplicemente facendola attraversare da una troupe cinematografica. Semplice ed efficace, non c’è che dire! Il resto lo hanno fatto le indubbie qualità recitative del cast e le immagini di un paesaggio che affascina solo chi lo conosce e lo ama “veramente”. Non esagero se affermo di avervi visto un dotto flashback cinematografico: quando gli attori recitavano tra i calanchi del materano, sembrava di essere stati catapultati direttamente a Zabriskie Point, in piena Valle della Morte: non me vogliano nè il Maestro Michelangelo Antonioni, né Tonino Guerra e Sam Shepard, inimitabili sceneggiatori. Il luogo selvaggio rimane, pur sempre, la metafora del vuoto nel quale gli incontri acquistano un senso profondo per tutti i compagni di ventura. Dovunque. Anche nella Basilicata di Rocco Papaleo, attraversata da una costa all’altra! Complimenti.                       

’Eco di Basilicata, Calabria, Campania  
anno X n. 9 - 1 maggio 2010                                                                                                                                                                                                                             Egidio Lorito

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