Come i lettori di questo quindicinale sanno bene da tre anni, in “Quanti Amori” -mai titolo fu più appropriato!- ragiono con molta franchezza sia di personali passioni, affetti, legami, momenti introspettivi su ciò ho di più caro (la famiglia, gli amici, la montagna, il mare, la Juve, i Pink Floyd…) sia di temi del panorama contemporaneo: il tutto in forma chiara e diretta, in modo da cercare di colpire l’attenzione pubblica di questa comunità cartacea sparsa tra Basilicata, salernitano ed alto tirreno cosentino.
Nè ho mancato di “prendere posizione” in favore di chi lotta per i miei stessi valori (Magdi Allam, Roberto Saviano, Luigi De Magistris, Clementina Forleo, Antonio Massari, Don Marcello Cozzi…): ci metto la faccia, la firma, il sito internet, proprio per rafforzare il senso di “comunione di intenti”.
Insomma, senza paura di affrontare temi che spesso è difficile analizzare nel contesto del c.d. giornalismo locale. Poi, giusto l’altro giorno, dalla cassetta della posta (quella cartacea!) salta fuori una lettera -a me indirizzata- di un lettore che mi aveva contattato per parlarmi del sentimento per una giovane e bella ragazza, da molto tempo assente dai suoi occhi ma non dal suo cuore: lo scritto è gentile e colto, il lettore cita Catullo, Saffo, Alceo, Mimnermo, Ovidio, Cicerone, Buzzati, Derrida, Prevert con una competenza ed uno stile che mi colpiscono. Mi narra della passione per questa ragazza di Maratea -lontana per lavoro- e di come nonostante alcune “singolari” coincidenze oggettive e soggettive, il suo amore sia sempre forte. Mi narra di alcuni suoi errori di valutazione e comportamento, di alcune sue mancanze, di assenze -non esula dall’assumersi alcune responsabilità;di come un sentimento sia stato messo a dura prova quando pensava di aver finalmente incontrato “la svolta” che attendeva “da un anno e mezzo”. Chiama questa fanciulla “la mia rinascita”, perchè apparsa praticamente “per caso una sera di estate del 2006”, in un posto nel quale -il mio lettore- neanche doveva trovarsi. La lettera è lunga -non basterebbero dieci rubriche- ed appassionante;il linguaggio è appropriato, i toni moderati e dolci come solo chi “ama” sa fare, nonostante tutto! Mi colpiscono, soprattutto i carmina catulliani: quanta nostalgia per gli studi classici, che ora ritornano quanto mai attuali. Ne sono conquistato, mi sento un novello Cupido! Faccio mio il suo grido d’amore che ha avuto la fiducia ed il garbo di affidarmi e lo giro ai tanti lettori, cartacei e virtuali, che questa rubrica ha saputo conquistarsi nel tempo. Spero di aiutarlo a riconquistare la sua “fanciulla” di Maratea -che lui chiama “Mariatea”, ora lontana…
L’Eco di Basilicata. Anno VIII n. 6
Egidio Lorito