Questa riflessione la covavo da tempo: ne avevo già parlato con alcuni amici e colleghi, condividendo con loro un certo disagio. Poi la lettura di alcune riflessioni di Zygmunt Baumann, sociologo e filosofo britannico di origini ebraico-polacche, ha avuto l’effetto di far detonare una lunga serie di riflessioni, delle quali queste righe vogliono essere una sintesi, spero riuscita.

Nel 2000, questo fine pensatore di gran moda tra intellettuali e studiosi dell’ultimo ventennio, pubblica “Modernità liquida”, in cui paragona il concetto di modernità e post-modernità rispettivamente allo stato solido e liquido della società: se quella moderna poteva vantare -dalla sua- una certa stabilità sociale ed economica, assumendo le sembianze di una struttura solida, resistente anche alle pressioni del mercato, la società post-moderna -al contrario- sembra caratterizzarsi per un vero e proprio smantellamento di tutte le sue storiche sicurezze, per diventare il luogo dell’insicurezza per eccellenza. Insomma, una realtà “liquida”, strutturata su un’evidente frenesia, con il cittadino sempre più costretto ad adeguarsi in fretta alle abitudini del gruppo. Da ciò le teorie sull’esclusione sociale basate non più sull’estraneità al sistema produttivo o sull’impossibilità di poter comprare l’essenziale per vivere, ma sul non poter comprare per sentirsi parte della modernità: l’escluso cerca di standardizzarsi agli schemi comuni, ma si sente frustrato perché non riesce ad adeguarsi agli altri. E qui scatta la mia provocazione, osservando i comportamenti di una larga fetta della società italiana, fatta soprattutto di giovani, studenti, lavoratori: la teoria di Baumann mi appare superata, perché la nostra stessa società sembra già vicina allo stato “gassoso”. Una realtà evanescente, inafferrabile, dove valori e principi sembrano un ricordo del passato, dove la persona sembra perdere sempre di più -giorno dopo giorno- la sua fondamentale centralità, passando da soggetto ad oggetto; una società in cui il confine tra il reale ed il fantastico sembra diventare sempre più sottile, superato continuamente da ogni forma di comportamento politicamente scorretto. Solo oggi si parla di “velinismo” e “tronismo” ma da almeno quindici anni il protagonismo del nulla è imperante. Basta guardarsi attorno ed ammirare una società sempre più estranea ai singoli individui, in cui l’importante -dopo l’avere- è ormai l’apparire, meglio se sul classico “trono” con relativa corte di “nani e ballerine”. Bella soddisfazione… L’Eco di Basilicata. Anno IX n. 10 -15 maggio 2009
Egidio Lorito - www.egidioloritocommunications.com

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