Parto dall’inizio, anche se non c’ero. Dalla notte tra il 12 ed il 13 agosto del 1961, per ricostruire una delle tappe fondamentali della storia dell’Europa del XX secolo: quella notte venne portata a termine la più imponente operazione divisoria che mente umana potesse concepire e capire, l’operazione “Muraglia cinese”, finalizzata a separare due mondi, due sistemi di vita, due ideologie.
Quella maledetta notte, la parte comunista di una delle più belle e cupe, controverse e simboliche città della vecchia Europa -Berlino, appunto- reagì violentemente alla capacità di attrazione e fascino che l’altra parte del globo, quella occidentale -democratica e liberale- stava esercitando ormai dalla fine della Seconda Guerra mondiale.
Nessuno aveva prove concrete di quello che sarebbe successo, anche se i centotrentamila berlinesi che nei primi sei mesi di quell’anno erano letteralmente fuggiti dall’area posta sotto il controllo sovietico erano il segnale inequivocabile che qualcosa si respirava nell’aria di quella città posta nel cuore della vecchia Europa. E quando, in quella maledetta notte, Erich Honecher -componente del Politburo e segretario del Comitato Centrale del Partito Socialista Unitario riceveva il via libera all’Azione X per costruire un confine permanente ed invalicabile tra la zona Occidentale e quella Orientale di Berlino, fu allora chiaro che il Muro, il “Bastione di difesa antifascista”, sarebbe divenuto una drammatica realtà. Prima un modesto muretto di campagna, alto non più di 1 metro e mezzo, che comunque correva per 45 chilometri dividendo seccamente tutto ciò che incontrava lungo la sua strada; poi il muro vero e proprio, costruito con lastre prefabbricate alte tre metri ed un sistema di sorveglianza da farlo diventare il luogo più controllato ed invalicabile del Pianeta per 28 lunghi ed interminabili anni. Arrivo alla fine, e quella volta c’ero. Alle 18.00 del 9 novembre del 1989, per ricordare la più gioiosa e commovente festa per la libertà che si stava iniziando a celebrare sul suolo europeo. Durante una drammatica conferenza stampa, il portavoce dello stesso partito Socialista Unitario, Gunter Shabowski, rese pubbliche le decisioni del comitato centrale, annunciando che i cittadini tedesco-orientali avrebbero potuto ottenere i visti di uscita per l’estero. Anzi, alla domanda pressante dell’inviato dell’Ansa, Riccardo Ehrmann, il portavoce si lasciò sfuggire la frase “ab sofort”, “da subito”. Quell’espressione, rimbalzata alle agenzie stampa di tutto il mondo e giunta alle orecchie di migliaia di cittadini dell’Est, servì da detonatore per un immenso assalto a quei 45 chilometri di cemento armato e filo spinato che avevano represso la vita di una generazione di europei. Rimasi incollato alla televisione, felice come un ventenne cresciuto ideologicamente dalla parte opposta di coloro che avevano innalzato e difeso quel maledetto Muro. Ancora oggi c’è chi continua a professarsi comunista, post-comunista, o altro. Rispetto questi loro convincimenti, per carità. Ma sono vent’anni che quel Muro è venuto giù…
L’Eco di Basilicata. Anno IX n. 19 – 01 novembre 2009
Egidio Lorito - www.egidioloritocommunications.com