Quando questo articolo sarà al vaglio dei nostri lettori, sapremo già chi si sarà aggiudicato la maggioranza dei seggi al Parlamento e, dunque, vinto le elezioni. Ma volutamente lo confeziono nell’immediata vigilia dell’appuntamento elettorale, un po’ per giocare con la cabala un po’ per riflettere su alcuni aspetti che considero abbastanza seri. Dal primo punto di vista, spero che la coalizione che sostengo e voterò possa aggiudicarsi quel numero di seggi utili per la conquista del Parlamento: sono fedelissimo di questo schieramento sin dal gennaio del 1994, ho avuto i miei modesti incarichi locali -tutti rigorosamente conquistati sul campo e non acquisiti per discendenza familiare; negli anni ho animato un’infinità di interventi pubblici, di convegni, di incontri con l’elettorato calabrese.
Recentemente me ne ero allontanato, letteralmente schifato dalla situazione politica calabrese ed anche intimorito dal poter essere coinvolto in situazioni poco pulite, visto l’andazzo crescente da queste parti. La seconda riflessione ha un carattere più oggettivo: questa passerà per essere stata, almeno in provincia, come l’agone elettorale più freddo, distaccato ed insensibile che si ricordi. Sarà certamente colpa di una legge elettorale che fisiologicamente allontana elettori e partiti, ma all’intero sistema sarebbe servita una bella dose di “viagra” proprio per rendere più appetibile una campagna elettorale moscia e fredda come quella che si è appena chiusa. Una cosa è vivere a Milano o Roma, con incontri e dibattiti a tutte le ore della giornata, altro è stato seguire le vicende dei rispettivi leader alle nostre latitudini. Pochi manifesti, qualche sparuta comparsa organizzata alla meno peggio, nessuna dialettica di piazza: in sintesi, l’italiano medio sembra essersi proprio distratto! Non voglio risalire alle tensioni elettorali di fine anni ‘40 o a quelle degli anni del boom economico o -al contrario- a quelle dei plumbei anni ’70: ricordo le avvincenti battaglie tra candidati nel 1994, 1996 e 2001, con candidati del luogo, aspri confronti di piazza e volantinaggio selvaggio: almeno si respirava l’aria della dialettica politica. Con quest’atmosfera -figlia di questa scellerata legge elettorale- il confronto politico si è ritirato nei ristretti circoli delle solite famiglie, quelle di un certo peso economico e sociale -tipiche dei nostri centri provinciali- che con spocchia credono ancora di possedere “anche” il verbo della scelta elettorale. Sono i signorotti di provincia, pompati all’inverosimile, ai quali alla fine è legato anche il nostro destino elettorale. Spero che cambi al più presto questa legge, perché mi umilia essere rappresentato dal nulla!
Eco di Basilicata. Anno VII n. 82008 - 15-04-2008
Egidio Lorito www.egidioloritocommunications.com