Sono bastate appena le due serate iniziali della rassegna “Praia, a mare con…” per capire un passaggio fondamentale che ai più sfugge, classe politica su tutti. Quando Francesca Fogar -figlia dell’indimenticabile Ambrogio- e Rolly Marchi, cantore delle incomparabili Dolomiti, hanno messo piede sulla nostra pedana di Piazza Italia, non hanno potuto fare a meno di rappresentare all’attenta platea l’incanto provato per i nostri luoghi. E parlavano due che in fatto di viaggi, il Mondo, l’hanno girato davvero e non solo per vacanze… Quando l’ideatore del Trofeo Topolino e della partecipazione di una barca italiana (Azzurra) alla Coppa America di Vela ha esordito dicendo: “ah, la Calabria, voi avete la Sila, il Pollino: avete gli alberi più belli d’Italia e d’Europa” -ovvero pini Larici e Loricati- sono stato travolto da un’ondata di orgoglio.
Quella stessa sensazione che provo da un anno intero, da quando -cioè- collaboro alla sua patinata rivista, “La Buona Neve”, che viene stampata a Trento e da Cortina D’Ampezzo s’irradia lungo tutto l’arco alpino: nei miei articoli ho portato il mare e le montagne della Calabria ad un pubblico di lettori che negli ultimi vent’anni ha letto impareggiabili interventi di gente del calibro di Giorgio Bocca, Jas Gawronski, Mario Rigoni Stern, Isabella Bossi Fedrigotti, Gaudenzio Capelli, Bepi Degregorio, Indro Montanelli, Piero Ostellino, Cinzia Maltese, Gian Paolo Ormezzano, Serge Lang. Gli ho ricordato cantori della Calabria: Tito Livio, Strabone, Virgilio, Plinio, Dionigi D’Alicarnasso, Richard Keppel Craven, Duret de Tavel, Norman Douglas, Francois Lenormant, Henry Swinburne, Edgard Lear, Giuseppe Isnardi. Gli ho ricordato quanto affermato da un autorevole giornalista e scrittore dolomitico quale Gastone Geron: “Dolomiti a parte, la Sila assomiglia davvero al Cadore: e lasciatelo dire ad un veneto che alla conca ampezzana ha legato i ricordi più meravigliosi della sua giovinezza”. Gli ho ricordato la Calabria di Guido Piovene -un altro illustre veneto- per il quale “la Sila è un paradosso paesaggistico che ci riporta a certe composizioni surreali che ottengono il loro fascino accostando tra loro oggetti eterogenei e disambientati. Sembra di essere caduti in un angolo della Scandinavia, con i pini silani più alti e snelli degli abeti”. E gli ho ricordato la Calabria di un ennesimo veneto quale Giuseppe Berto che spese una vita intera in battaglie per difendere la “sua” Capo Vaticano. Già! Gli ho ricordato tanta intellighenzia non calabrese: avrei voluto ricordargli noi calabresi, così tanto lontani dalla Calabria! Purtroppo…
L’Eco di Basilicata, Anno VII n. 12/2008 15/07/2008
Egidio Lorito www.egidioloritocommunications.com