“(…) La Calabria sarebbe potuta diventare il paese di un turismo nuovo, colto, civile, un luogo di recupero spirituale per tutta la gente estenuata dalle nevrosi, dalle intossicazioni, dagli arrampicamenti, dal consumismo e industrializzazione, che ormai fanno malata più di mezza Europa (...)”. Lo cito sempre Giuseppe Berto, che calabrese proprio non era, nelle mie sempre più numerose riflessioni su questa terra e mi è ritornato in mente assistendo ad una nuova puntata di “W l’Italia” condotto da Riccardo Iacona.
Ancora una volta la mia terra ha fatto la sua bella figura innanzi all’Italia intera: certo, lo Stato della Nazione -come direbbero gli americani- non è dei più esaltanti, il malcostume, il malaffare sembrano difficilmente debellabili. Ma quando l’occhio di una telecamera nazionale entra fin dentro casa tua, allora la prospettiva si fa più inquietante. Queste righe non nascono da nessun intento moralista o moralizzatore, ci mancherebbe altro: nascono da un sentimento umano che chiamo semplicemente con il suo nome: rabbia. E si perché fa veramente rabbia continuare a vedere una classe politica regionale che sembra non far altro che continuare a conservare sé stessa, da una parte e dall’altra;che continua -con perseveranza quasi diabolica- a ripiegarsi su sé stessa sempre più distante dai bisogni della gente, dei cittadini. Fa effetto leggere le cifre di paurosi stipendi che consiglieri e assessori continuano a percepire senza che noi -i cittadini- possiamo avere contezza di un ritorno di questo loro straordinario impegno: perché la disoccupazione aumenta, il malaffare dilaga, la ‘ndrangheta -come la chiamano da queste parti- sembra inarrestabile. E la classe politica cosa fa? Si richiude su sé stessa, con un atteggiamento autoreferenziale e autodifensivo che lascia quasi allibiti. Questa bella pletora di “politici” locali continuare a gestire (si fa per dire!) una Regione che se solo si guardasse indietro, secoli e secoli indietro, ne uscirebbe schifata e nauseata. E i calabresi cosa fanno? Accettano questo “status quo”, continuano ad eleggere -quinquennio dopo quinquennio- la stessa classe politica (cambiano gli uomini, ma la prassi è ormai consolidata…) e così, come se nulla fosse, passa una generazione, passa una vita e questa terra continua ad andare…indietro. “(…) Sulla Calabria s’è abbattuta una distruzione più maligna di quella dei terremoti e i principali responsabili sono le amministrazioni locali -quasi tutte avide e ottuse- e i vari governi e governanti, che hanno sempre affrontato e continuano ad affrontare il problema del Mezzogiorno con stupefacente rozzezza (…)”.
Eco di Basilicata anno VI° n. 06 - 15 marzo 2007-
Egidio Lorito Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.