Scrivo con le lacrime agli occhi. L’Ansa ha appena battuto -9 luglio, ore 15.31- una di quelle notizie che mai avrei voluto leggere, che mai avrei voluto arrivasse sul mio portatile: Corso Bovio, uno dei più noti penalisti milanesi ed italiani è stato trovato morto nel suo Studio di Via Podgora 13, a Milano, nelle vicinanze del Palazzo di Giustizia. Pochi dubbi sul suicidio come causa della morte. Classe 1948, era l’ultimo discendente di una grande famiglia di avvocati e giuristi napoletani: fra i suoi antenati il filosofo Giovanni Bovio, suo bisnonno e Libero Bovio, suo nonno, poeta, giornalista ed editore, paroliere di immortali canzoni come “Reginella”.

Principe del Foro milanese, si occupava di diritto penale, massimo esperto in diritto dell’informazione e della stampa: docente all’Istituto di Formazione Giornalistica dell’Ordine di Milano ed alla Scuola di Giornalismo dell’Università di Urbino, aveva contribuito a formare centinaia di giornalisti, oltre che avvocati che frequentavano il suo prestigioso Studio Legale Bovio e Associati: oggi, con i colleghi Paolo Grasso e Caterina Malavenda il rapporto è strettissimo. Lo avevo conosciuto a seguito di una vicenda giudiziaria che mi aveva visto protagonista nel novembre del 2004: avevo appena ricevuto un’informazione di garanzia per aver dato “fastidio” -con la mia attività giornalistica- al solito amministratore locale, uno di quelli che avrebbe fatto bene -meglio consigliato dal suo avvocato…- a documentarsi sulla specialistica materia del diritto dell’informazione. L’avevo contattato a Milano, città in cui solidi sono i miei legami con il mondo accademico, forense e giornalistico: mi aveva ricevuto, gli avevo illustrato il mio caso, si era messo a disposizione come raramente capita dalle mie parti, lui che difendeva calibri che spaziavano dalla Rizzoli-Corriere della Sera alla Mondadori, a tutta una serie di illustri personalità italiane. Gli avevo inviato il mio “Informazione e Libertà” e ne era nata una feconda collaborazione;nel mio “Tracce di Calabria” ricordo questo singolare incontro, per me conclusosi in modo brillante presso la Procura cosentina. Era un signore, con un senso di umanità ed uno stile fuori dal comune: avevamo preso a sentirci regolarmente, collaboravamo anche ad un paio di autorevoli riviste giuridiche e vedere il mio nome accanto al suo era una soddisfazione professionale senza pari. Ho un grande rammarico: mi aveva promesso di curare la prefazione al mio prossimo saggio sul diritto penale dei mezzi di comunicazione di massa: non l’avrò mai più. Ora non potrò che dedicarglielo. Addio Corso e grazie della Tua amicizia!!!
Eco di Basilicata anno VI° n. 14 - 15 luglio 2007-
Egidio Lorito Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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