C’è un piccolo angolo di Paradiso nell’immaginaria triangolazione tra Capo Palinuro a nord-ovest, il Parco Nazionale del Pollino ad est e capo Scalea a chiudere a sud-est: un lembo di terra e mare nel quale la natura ha deciso di lasciare in perenne eredità il meglio di sè. Siamo nel Golfo di Policastro, nell’esatto punto di incontro di ben tre Parchi Nazionali (il Cilento-Vallo di Diano, nel basso salernitano, il nascente Sirino-Val D’Agri, nell’area del lagonegrese ed il Pollino, confine naturale tra Calabria e Lucania) che, quasi senza soluzione di continuità, si presentano come un’unica grande area protetta nella quale, grazie ad un’interminabile teoria di vette appenniniche e colline tondeggianti che cedono il passo ad insenature e spiagge dai nomi mitologici, l’intero territorio -per ragioni storiche ed aspetti geo-morfologici- non può non catturare lo sguardo anche del più distratto osservatore.
Queste prime giornate di primavera ce lo stanno facendo ammirare in tutta la sua prorompente bellezza: un cielo blu terso, un mare verde-azzurro, vette ancora ammantate di candida neve, la vegetazione che sta lentamente spalancandosi ai più rassicuranti toni verdeggianti. Le recenti ed attuali riflessioni sul suo sviluppo integrato e sostenibile contribuiscono almeno a mantenere vivo il dibattito sul futuro di un territorio che sarebbe sciocco ed anacronistico lasciare racchiuso entro i freddi confini amministrativi di tre Regioni, di tre Province e di decine di Comuni. In questa esplosione della natura numerosi itinerari permettono, in un sol colpo, di abbracciare con lo sguardo Campania, Basilicata e Calabria, provando l’ebbrezza di spostarsi agevolmente -nel giro di pochi chilometri- dalla montagna al mare e viceversa: dalle lussureggianti foreste che ammantano l’intero entroterra (su cui si elevano cime che toccano e superano i 2000 metri) allo scintillante tratto di mare tra Punta degli Infreschi a nord-ovest e Capo Scalea a sud-est. Negli anni, questo territorio -sospeso tra cielo, terra e mare- è stato fatto oggetto di promesse di sviluppo e di sogni spesso infranti; di stagioni di speranze e di fredde delusioni: con l’aspettativa di una popolazione evidentemente consapevole delle proprie potenzialità al pari delle tante, troppe promesse di chi -lo dico elegantemente- continua a rappresentarci. Potremo realmente investire in cultura ed in turismo eco-sostenibile o dovremo accontentarci di ammirare per sempre il nostro Golfo, sospeso tra cielo, terra e mare, come in queste prime giornate di primavera? Soltanto da una fredda cartolina?
Egidio Lorito Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
La Provincia Cosentina -Pagina Culturale- Egidio Lorito, 07-05-2006