Sarebbe difficile negarlo: il tema dell’amicizia mi affascina da almeno un ventennio, da quando -durante gli anni del liceo- la docente di latino e greco ne amplificò a dismisura i confini, proiettati ben al di là della dimensione scolastica. Erano gli anni in cui leggere e commentare il “De Amicitia” di Cicerone permetteva a noi, che vent’anni non avevano ancora, di scoprire un mondo fatto di speranze e sogni, di amori e delusioni, di sussulti e pensieri tutti incentrati alla conquista di un sentimento forte, una fiducia, di un amore, che andava conquistato con l’amicizia, soprattutto.
Non temo smentita -perché i miei lettori-amici, lo sanno bene- quando affermo di possedere una certa propensione a costruire e mantenere, inalterate nel tempo, amicizie, quelle che la riflessione filosofica greca fondava sul rapporto affettivo -la philìa- eticamente solide che si instaurano tra personalità virtuose: e solo a queste la classicità greca affidava a rigore il termine di “amicizia”. Le altre erano, e sono tutt’ora, rapporti utilitari, amicizie politiche nel senso più ampio del termine: beh, queste le detesto alquanto, un pò perché fallaci e vane -in grado di sopravvivere appena il tempo dell’interesse da proteggere o raggiungere- un po’ perché false ed ipocrite. Ma allora esiste, oggi, l’amicizia? C’è ancora speranza per questo nobile sentimento? Davvero, come mi ripete una collega giornalista che da anni calca le platee nazionali, bisognerebbe combattere senza vergogna pur di difendere a spada tratta una delle ultime frontiere dell’universo umano? La mia ragione, oggi come oggi, mi suggerirebbe di no: il mio cuore risponde invece di si, ancora gaio e felice e si lascia trasportare dall’affetto per le radici, per i ricordi di una giovinezza difficile da scardinare, per un paesaggio umano che mi ha donato tanto in termini di affetti. Davvero potrei tradire i tanti amici ed amiche che vivono proprio dove questo giornale viene concepito, che di recente mi hanno stretto attorno una sorta di cordone affettivo, da me ricambiato con l’unica certezza di poter sempre contare sulla mia amicizia? Non credo: sono un testardo, questo sentimento-valore difficilmente lo potrò tradire, perché tradirei me stesso. Lascio volentieri ad altri questa “elegante” operazione di stile e comportamento: e qualcuno c’è anche riuscito, ma tanto siamo nell’era dei sentimenti usa e getta! Una cosa è certa: amo l’amicizia e sono amico dell’amore…
Egidio Lorito