Ne sono sempre più convinto. Mi sono bastati pochi anni di frequentazione professionale trascorsa tra aule giudiziarie, redazioni di quotidiani, lezioni accademiche per rendermi conto di uno degli atteggiamenti più pericolosi che minano le basi della nostra democrazia e -in particolare- quelle del delicato mondo dell’informazione. Non esagero quando affermo che il nostro Paese risulta affetto da una grave forma di morbosità mediatica con tutti gli attori ormai sempre più liberi da norme, regole, decaloghi, in barba a sentenze, studi, pubblicazioni scientifiche che avrebbero dovuto tutelare -in primo luogo- gli eventuali soggetti passivi di una “clamorosa notizia di cronaca”.

Questa amara riflessione scorre velocemente sui tasti del mio pc all’indomani dell’ennesima estate italiana fatta di arresti eccellenti, coinvolgimenti più o meno famosi, scandali mondani che la stessa terminologia abusata fa inelegantemente rientrare in “vallettopoli”, “moggiopoli” “vippopoli”. La riflessione è d’obbligo: siamo sinceramente interessati alle vicende che la cronaca giudiziaria quotidianamente ci offre o la nostra voglia di sapere è frutto di una morbosa sete di notizie dal carattere tipicamente scandalistico, sol perché è rimasto coinvolto il “vip” di turno e non, invece, lo sconosciuto Tizio della Val Brembana o del Tirreno meridionale, tanto per rimanere in zona? “Sbatti il mostro in prima pagina non è solo un film di una trentina d’anni fa: è un atteggiamento mentale che si ripete quando giornali, radio, e televisione trattano un fatto di sangue e sesso, oppure di sangue e misteri”, ammonisce Franco Abruzzo, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia: è quello che accade continuamente in Italia e -purtroppo- sempre più spesso nelle nostre realtà locali quando un determinato fatto di cronaca viene sbandierato a nove colonne come se una sentenza -per la quale possono passare anche anni- fosse già stata emessa e, quindi, riconosciuta la colpevolezza dell’indagato di turno. E la morbosità aumenta quando alla base vi è la “cronaca sessuale”, come definisco la materia: ti rechi in edicola per acquistare il quotidiano e trovi le copie esaurite da ore, perché tutti sono assaliti -improvvisamente- dal sacro fuoco della lettura. Responsabili sono anche -e lo dico senza pudore- gli stessi giornalisti, molti dei quali -spesso senza nessun titolo di studio specifico- maneggiano senza cura notizie di cronaca giudiziaria per le quali, prudenza, professionalità e senso etico vengono sacrificate in nome del sensazionalismo scandalistico.

Eco di Basilicata anno V° n. 17
Egidio Lorito

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