Il 15 settembre del 2003, esattamente tre anni prima di quest’articolo, un autorevole intellettuale lucano mi ospitò nella sua casa di Maratea a discutere di classicità, di bellezza, di Magna Grecia. Di quell’incontro, oltre che di una amabile e cordiale conversazione e di una vista incomparabile sul versante nord del Golfo di Policastro, conservo un suo affettuoso omaggio, una di quelle pubblicazioni che tengo sempre a portata di mano nella mia biblioteca su Calabria e Lucania. “Com’è noto, la Bellezza dall’antica patria venne a Roma dal mare e Roma la restituì al mondo attraverso il mare, il Mediterraneo”.

Francesco Sisinni, uno dei massimi estetologi contemporanei, aveva curato la presentazione di quel volume che illustrava la Mostra Internazionale di Scultura Contemporanea -“La Bellezza venuta dal mare”, appunto- ospitata per tutta quella calda estate 2003 presso il Porto Turistico di Roma: alcuni dei massimi artisti contemporanei avevano esposto le loro creazioni in piena terra romana con un occhio alla madre patria Grecia, culla della civiltà mediterranea. E durante quella formativa conversazione, era venuta fuori tutta la forza culturale dell’estetologo e -soprattutto- del cultore della bellezza calabro-lucana: “è noto che già dall’VIII secolo a.C. sulla scia dei mercanti dell’età minoica e micenea, erano giunti dalla Grecia sulle nostre sponde, artigiani e trafficanti che si erano stabiliti negli emporia: i greci, consolidata tale loro presenza, si diedero a costruire le poleis, destinate ad espandersi ed affermarsi economicamente e culturalmente. I coloni greci finirono col fondersi con le suddette comunità, dando origine a quella meravigliosa fioritura italiota che portò all’avvento di una classicità capace di competere per maturità e raffinatezza con la madre patria, ove i primi istoras avevano indicato le vie della ricerca della verità, nell’amore della sapienza”. E’ vero, perché ce lo insegna la Storia, che la Bellezza è arrivata sulle nostre coste dal mare, quel Mediterraneo oggi sempre più definito -cito un intellettuale come Giancarlo Zizola- “mare della complessità”;è vero che noi siamo i greci della Magna Graecia, discendenti della più dotta tra le civiltà che hanno popolato questo mare, “dall’età ellenica all’ellenistica, dal rinascimento al neo-classicismo, fino ai giorni nostri”. Il problema, oggi, è semmai un altro: quanto di questo aulico passato rimane nelle nostre comunità, lungo le nostre coste, tra noi stessi moderni abitatori;quanto di quelle tracce sopravvive nella nostra caotica e distratta vita;in che misura il nostro mare è ancora simbolo di bellezza contemporanea?

Eco di Basilicata anno V° n. 18
Egidio Lorito

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