Spero di riuscirvi. “Qualche decennio fa, quando dalla vicina Campania giunsi per la prima volta a Maratea, nonostante la giovane età, di per sé più incline alla scoperta di sé stessi che alla realtà circostante, fui soggiogata dal paesaggio che, inaspettato, mi si profilò davanti dopo aver attraversato l’ombroso ed ameno castagneto di Trecchina e superato subito dopo il passo della Colla. La falcatura della costa che diventava sempre più ampia, svelava infatti uno scenario di cui forse la natura si era servita per rappresentare sé stessa in una manifestazione di eccezionale generosità.
Una distesa d’acqua di colore azzurro chiaro, sui cui a mala pena si distinguevano minuscole imbarcazioni con le vele spiegate come ali di gabbiani, fungeva infatti da sfondo ad una valle dall’andamento irregolare, dove la primavera già da qualche settimana, rinverdendo la vegetazione, aveva diffuso nell’aria la fragranza dell’erba e dei fiori appena sbocciati(…)”(1. Sono queste le sensazioni che provo ogni qual volta percorro lo stesso itinerario compiuto da una giovane Tina Polisciano al momento del suo arrivo a Maratea, negli anni ’60: una quarantina d’anni dopo, quelle stesse medesime sensazioni -che la mia cara amica Tina ha trasfuso a piene mani in un corposo testo pubblicato un paio d’anni orsono e che ho avuto l’onore di presentare in terra calabraritornano sempre forti ed appassionate: e non è un caso se oggi, alla vigilia di un’altra stagione estiva, ho scelto l’incipit della sua prefazione per catturare l’attenzione del lettore su questa perla del Tirreno. Ho scritto più volte che verso Maratea -oltre che per i natali- nutrirò per sempre un sincero sentimento debitorio: saranno le mie origini paterne che affondano nella lucanità più vera ed autentica, saranno quelle immagini di una natura eccitante che lungo appena una trentina di chilometri di costa si è ingegnata al meglio per regalare immagini da sogno, saranno le continue frequentazioni lungo tutto il corso dell’anno; saranno, poi, le mie annuali partecipazioni alle serate culturali che l’hanno lanciata nell’elitario settore del turismo culturale, tanto in voga nel Bel Paese dell’ultimo decennio; ma sarà -soprattutto- anche la diversa visione di concepire ed organizzare quella parola magica -“turismo”- che dalle nostre parti crea spesso imbarazzo e ritardi inspiegabili: e non esagero quando affermo che Maratea sia riuscita realmente a conquistarsi un posto di primissimo piano nel panorama turistico nazionale e ed internazionale. Sarà per tutto questo e per molto altro ancora, ma Maratea non è per me solo l’anagrafico luogo di nascita: questa perla -perché di ciò si tratta, evidentemente- posta in un ideale abbraccio di mare, monti e cielo, è divenuta negli ultimi anni non solo il personale luogo-simbolo per un’intensa riscoperta culturale, ambientale, sentimentale e spirituale, ma anche -e soprattutto- il luogoammirazione per una vitalità turistica ed organizzativa che segue un suo itinerario consolidatosi lungo almeno l’ultimo cinquantennio. Già quest’ultimo mezzo secolo: “(…)Provenendo da Lagonegro, il Conte Stefano accompagnato da papà Oreste, giunto al passo della Colla (in quegli anni, non essendovi autostrada per raggiungere la Calabria, bisognava attraversare i diversi centri, e fra questi, Maratea), fu ammaliato dall’incantevole scenario che si presentò ai suoi occhi. Oltrepassati i monti dell’entroterra lucano, una ridente vallata degradava al mare che lambiva una costa selvaggia e nel contempo dolce ed armoniosa. Il Conte Stefano, affascinato dall’immensa bellezza della natura, come ricorda con commozione chi quel giorno lo accompagnava, con tono perentorio disse: <>. Giunti a valle, il Conte incaricò i suoi compagni di viaggio di chiedere chi fosse il sindaco di quel luogo che gli appariva quasi incantato. E fu proprio quel giorno del 23 marzo del 1953 che il Conte Stefano Rivetti con grande commozione e trasporto proprio di chi resta folgorato con passione esclamò: <>” (2. Di Marianna Trotta colpisce -oltre ad un incantevole viso mediterraneo incoronato da una cascata di boccoli castani- la passione con cui affronta la propria attività di promozione del territorio che porta vanti con energia all’interno dell’Associazione Magna Grecia per lo sviluppo culturale, sociale ed economico del Golfo di Policastro: la sua recentissima pubblicazione sul Conte Stefano Rivetti di Val Cervo (“l’imprenditore gentiluomo”, come lo ha definito) è un affascinante viaggio a ritroso nella memoria di Maratea e dei marateoti che quel lontano e piovoso 23 marzo 1953 videro giungere un curioso personaggio che avrebbe contribuito -per sempre- a cambiare le sorti della propria terra. E da quel momento, coniugando ingegno ed abilità imprenditoriale tutta piemontese (i Rivetti di Biella erano una delle famiglie nobiliari piemontesi che da secoli aveva legato il proprio nome all’imprenditoria tessile) alla stupefacente natura del Golfo di Policastro, tutta equamente divisa tra Campania, Basilicata e Calabria, il Conte Stefano avviò un articolato programma di sviluppo industriale e turistico dell’intero territorio posto a cavallo di queste tre regioni, culminato con l’apertura di numerose fabbriche che avrebbero segnato il destino economico di centinaia di uomini e donne di questa parte del Mezzogiorno, uscito estremamente povero dal secondo conflitto bellico. Quel Conte “spinto dal desiderio esaltante e sincero di portare vita nuova in zone che ne avevano veramente bisogno e ne possedevano i presupposti, ma che erano state mortificate dal disinteresse e dall’abbandono di sempre”, come amava ripetere personalmente raccontando del suo arrivo in questa parte dell’allora sconosciuta Lucania. Allora sconosciuta -certo- a differenza di oggi, perché Maratea appare una delle mete più ambite non solo del turismo “made in Italy” , ma dello stesso circuito internazionale, di recente ben rappresentato da inglesi ed americani che sempre più spesso e sempre più numerosi vi approdano per trascorrervi lunghe vacanze ed acquistarvi antichi casali da restaurare. E sempre più spesso la stampa e la televisione nazionale dedicano alla cittadina della Basilicata ampio spazio, perché qui c’è veramente tanto da ammirare: “Una perla di eleganza che vuole rimanere nascosta”, titolava appena l’anno scorso “Panorama”, sottolineando come anche il turista vip scelga Maratea per rimanere nell’ombra, non essere visto, essere ignorato. E di turismo d’elite, Maratea ne ha visto e ne vede talmente tanto che lo scorso 3 settembre -in occasione dell’intitolazione di una via cittadina proprio al Conte Rivetti- l’intera Piazza del Gesù sembrava proprio non bastare per ospitare una cinquantennale rassegna fotografica che ripercorreva la storia del turismo locale, con tanto di immagini di dive, attori, cantanti, poeti, giornalisti, imprenditori, politici che l’hanno eletta a buen retiro estivo. Dicevamo di Piazza del Gesù: da una decina d’anni, il salotto culturale di Maratea -grazie all’abilità organizzativa di Tina Jannini, direttrice del locale ufficio dell’Azienda di Promozione del Turismo di Basilicata- ospita i più bei nomi del giornalismo e della saggistica nazionale: Luciano De Crescenzo, Giampiero Mughini, Willy Pasini, Stefano Zecchi, Valerio Massimo Manfredi, Simona Izzo, Andrea Pinkets, Massimo Teodori, Sergio Zavoli, Giordano Bruno Guerri, Alberto Bevilacqua, Silvana Giacobini, Riccardo Pazzaglia, Gaetano Cappelli sono passati di qui e sotto l’abile regia del deus ex machina Enzo D’Elia, hanno incantato migliaia di spettatori, aggiungendo fascino alle serate estive: quel fascino che la natura ha elevato a paradigma: “(…) dai monti lo sguardo spazia e scopre la costa di Maratea, la finestra lucana aperta sul Tirreno. Maratea è entrata nel mito per il suo mare, per la costa frastagliata, che conserva -intatto- il fascino di vicende leggendarie: come se davvero fra un’insenatura e l’altra si possano ancora scoprire i rottami di qualche vascello corsaro o trovare resti di bivacchi saraceni. Il senso di un’esatta armonia emerge dal mare, a qualsiasi ora, con qualsiasi cielo, in qualsiasi stagione, nel respiro misterioso della creazione(…)” (3. Mario Trufelli, scrittore, poeta e giornalista che della “lucanità” ha fatto una ragione di vita prima che di professione -oggi direttore proprio dell’Apt di Basilicata- così descriveva Maratea commentando le spettacolari fotografie di Enzo Capitolino, all’interno di un testo dedicato alla Comunità Montana del Lagonogrese. Maratea -come del resto l’intero territorio che la circonda tra Campania e Calabria- alterna con entusiasmante disinvoltura il paesaggio tipicamente marino a quello collinare, fin su ad uno spiccatamente montano: questo territorio, infatti, appare magicamente diviso in ben undici frazioni -Acquafredda, Cersuta, Fiumicello, Porto, Matareacentro, Castello-Santa Caterina, Massa, Brefaro, Marina e Castrocucco- che, seguendo la direttrice nord-sud, alternano paesaggi esclusivamente rivieraschi a scenari montani. I settentrionali confini campani di Sapri, i comuni lucani di Rivello e Trecchina, ed i confini meridionali calabresi di Tortora, sembrano abbracciare l’intero verdeggiante territorio, in un trionfo di spiagge e spiaggette, grotte e ripari, fiumi, canali e valloni, che rendono davvero reale quell’irreale mix di mare e montagna, tra romantiche discese in una delle tante calette di cui è disseminata la costa ed altrettanto affascinati escursioni in quota ad ammirare, in un sol colpo, un’area geografica che va da Capo Palinuro ai monti del Cilento, dalle cime del Pollino e dell’Orsomarso sino alla lunga costa calabrese: con la sorpresa -nelle giornate più terse- di veder apparire il cono vulcanico di Stromboli. Eccola Maratea, balcone sul Tirreno, “balcone sul mondo” (4, come ha sinteticamente scritto quel fine estetologo che risponde al nome di Francesco Sisinni che proprio dal suo borgo natale continua a deliziare tutti gli amanti della “Bellezza”: quella “venuta dal mare”, perché “la bellezza dall’antica patria venne a Roma dal mare e Roma la restituì al mondo attraverso il mare, il Mediterraneo(…)(5. Maratea è, appunto, una Dea venuta dal mare. Questo è ciò che penso di Maratea. Questo e molto altro ancora è per me Maratea. Spero di esservi riuscito…
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Riferimenti bibliografici:
1) Tina Polisciano, Maratea. Quando il pane aveva il sapore del mare, Newton&Compton Editori, Roma 2004;
2) Marianna Trotta, Il Conte Stefano Rivetti. L’imprenditore gentiluomo, Centro Grafico Lucano, Lauria (Pz) 2005;
3) Enzo Capitolino, Immagini per una terra, Roma 1993, (con testi di Mario Trufelli);
4) Giuseppe Appella, Giovanni Russo, Vanni Scheiwiller (a cura di), Calabria e Lucania, i luoghi, le arti, le lettere, Libri Scheiwiller, Milano, 1990;
5) Francesco Sisinni (a cura di ), La bellezza venuta dal mare, De Luca Editori D’Arte, Roma 2003.
Riferimenti fotografici:
Archivio Egidio Lorito Communications
1) Foto 1: rassegna culturale “Alta Marea”: particolare Estate 2005;
2) Foto 2: Villa Nitti;
3) Foto 3: La Statua del Redentore;
4) Foto 4: Il Porto;
5) Foto 5: ingresso al porto;
6) Foto 6: località S. Biagio;
7) Foto 7: Isolotto di Santo Janni
Apollinea Egidio Lorito, 10-05-2006