In realtà sono due i Castelluccio, quello Inferiore e quello Superiore, che dominano la valle del Mercure, l’ampia conca che fa da anfiteatro all’imponente catena del Pollino: nonos tante ci si trovi nelle immediate vicinanze della “nostra” montagna, il territorio dei due comuni ricade convenzionalmente in quello della Comunità Montana del Lagonegrese, con sede a Lauria. Siamo, infatti, all’estrema propaggine nord -occidentale di un te rritorio vario per le sue peculiarità: dalla costa di Maratea alla prima barriera montuosa del gruppo Sirino -Papa con i comuni di Trecchina, Lauria, Nemoli, Rivello, Lagonegro, per risalire a Castelsaraceno, Latronico ed Episcopia dominati dall’imponente bastionata del Monte Alpi, per chiudere più a sud con i territori di Castelluccio e Rotonda, sede amministrativa dell’ente parco: dunque, una sovrapposizione di territori che contribuiscono a fare dell’area un autentico gioiello in termini di bellezze natur ali e paesaggi da scoprire, a cavallo tra Calabria, Basilicata e Campania.
La Valle del Mercuri rappresenta una delle porte di accesso alla catena del Pollino, forse la più spettacolare, se consideriamo gli scenari che si possono apprezzare proprio dai due comuni oggetto della nostra visita. Partiamo dal più piccolo dei due centri abitati: posto a 750 m. s.l.m. ed abitato da un migliaio di persone, Castelluccio Superiore è certamente il più antico dei due comuni, arroccato sulle pendici meridionali del Cozzo Pàstano (m.1.068), con un singolare reticolato di case aggrappate l’una all’altra che regala all’occhio del visitatore una gradevole visione d’insieme, che si trattasse di un luogo fortificato è facilmente intuibile dalle due uniche porte che ne permette vano l’accesso, una delle quali -Porta Castelloè ancora ben visibile, rappresentando indubbiamente un’attrattiva turistica da non sottovalutare. Le antichissime notizie non hanno permesso ancora di stabilire con certezza le origini del sito: “alcuni affermano che i notevoli avanzi di opere laterizie rinvenute alla località campanella e S. Gada, tra Castelluccio e Laino Borgo, fossero da attribuirsi a Tebe Lucana, ma dalla distruzione di questo importantissimo sito nessuno fa risalire la nascita dei due c omuni;né è accettabile la fantasiosa tradizione secondo cui Castelluccio avrebbe preso il nome dal castello di Lucio, capitano lucano morto in quella zona. La struttura e l’architettura urbanistica dell’abitato hanno caratteristiche medioevali, e tutta l’area fu feudo dei S. Severino, dei Palmieri, dei Cicinelli e dei Pescara”. (1 Al visitatore non potrà certamente sfuggire l’incomparabile panorama di cui è possibile godere dall’abitato, ed in particolare -a circa due km. dal centro - dalla cappella della M adonna del Soccorso (m. 1.000), amena località che unitamente ai frequentati boschi della Difesa (m. 800), rappresentano i punti di maggior riguardo per chiunque voglia compiere un vero itinerario muniti di semplice binocolo: dalle zone citate, sarà possi bile abbracciare l’intera valle del Mercure, spingersi con lo sguardo sulle vette del Pollino, e ammirare un’altra cappella dedicata alla Madonna del Soccorso, eretta in territorio di Trecchina;intorno, faggi e castagni secolari rendono l’ambiente verde e d incontaminato, ideale per escursioni di facile realizzazione, semplificate dalla presenza di fonti in quota che riescono ad essere rigogliose e fresche anche in piena estate. Altre attrattive si trovano in pieno centro: la chiesa di S. Margherita, eretta intorno al ‘500, presenta interessanti aspetti riconducibili ad un gotico locale, mentre non potrà sfuggire uno sguardo al campanile di Santa Maria del Loreto, tutto rivestito con piastrelle policrome: la chiesa è da vent’anni chiusa al pubblico, esattamente dal terremoto del marzo 1982, evento che portò in zona non pochi disagi. Che si tratti di un paese posto tra importanti gruppi montuosi lo si capisce dallo stesso clima che in ogni stagione dell’anno risente della particolare posizione: in inverno, pur non essendo abbondante, la neve fa la sua tradizionale comparsa, contribuendo a rendere ancora più alpestre il paesaggio: l’aria tersa non si oppone allo sguardo, libero di spaziare in ogni direzione;altro fenomeno singolare è il levarsi, soprattutto in estate, di una spessa coltre di nebbia che risalendo dalla valle, regala all’ampia conca mercuriana un aspetto singolare: un mare di nubi che copre ogni cosa, ovattando il territorio e rendendolo fiabesco. Scendendo di circa 300 metri si giunge a Castelluccio Inferiore: in 2.500 lo rendono un attivo centro della valle. Gli abitanti, sin dai tempi più antichi, erano soliti dedicarsi all’agricoltura ed alla pastorizia, contribuendo a rendere il paesaggio ameno con una forma di coltivazione intensiva che riusc iva a strappare metro su metro alla montagna. Oggi di queste antiche gesta bucoliche rimane segno o in sporadiche attività di singole famiglie, o in interessanti forme di recupero, poste in essere da coraggiosi imprenditori protesi a rivitalizzare casolari di montagna, trasformandoli in ridenti agriturismi che certamente apportano una marcia in più all’economia locale. Anche il centro storico del comune inferiore risente di un impianto tipicamente medievale: la chiesa matrice, il palazzo Marchesale, il Mona stero dei Minori Osservanti, e, soprattutto, la chiesa di S. Nicola, rappresentano per il centro un motivo di orgoglio storico, legato ad un passato ricco di storia e tradizioni. Come ricco è il catalogo delle escursioni, facilmente realizzabili: senza arr ivare nel cuore del Parco, è possibile dirigersi sulla vetta del Monte Zaccana (m. 1.580) che ospita la cappella della Madonna del Soccorso: si tratta di una delle vette più alte dell’intero territorio, caratteristica per la sua configurazione ad imbuto capovolto, luogo di continue peregrinazioni per le processioni religiose;lo sguardo riesce a catturare il mare del Golfo di Policastro, per spaziare a 360° in un susseguirsi di cime e toppi che durante la stagione invernale mantengono, per molti mesi, la tr adizionale veste nevosa. I due comuni sono facilmente raggiungibili attraverso comode strade che, al contempo, hanno mantenuto intatto il fascino di vie di comunicazione montane: dall’autostrada A3 Salerno -Reggio Calabria, uscita di Lauria Sud, in località Galdo, ci si sposta sullo storico tracciato della S.S. 19 delle Calabrie e, dopo aver superato il valico Prestieri ( m. 800), ci si addentra in un territorio verdeggiante, solcato da torrenti che lo rendono fresco anche durante la calura estiva. Da questa strada, un tempo l’unica via di collegamento tra il salernitano ed il cosentino, si dipartono una miriade di altre vie di collegamento che irradiano tutta la parte nord -occidentale del territorio del parco del Pollino: Laino Borgo e Castello, Mormanno, Ro tonda e Viggianello sono raggiungibili lungo provinciali che rappresentano l’unica forma di comunicazione con le miriadi di masserie che rendono il territorio fittamente abitato, a dispetto delle caratteristiche pedemontane. Certo, non siamo ancora sulle v ette, ma l’atmosfera e tipicamente alpestre, e non tanto per l’altezza dei siti -la quota media, nella Valle del Mercure, si aggira intorno ai 500 m. - quanto per il continuo rincorrersi di cime, di torrenti e ruscelli, di piccole vallate e di boschi a pe rdita d’occhio. Come l’immenso polmone verde del Bosco Magnano: in realtà siamo in territorio di S. Severino Lucano, ma proprio partendo da Castelluccio e superata la verdeggiante Fagosa, non si impiega molto per immergersi nel celebre boscosi cerri e fagg i, traversato da una fitta rete di viottoli e sentieri, che permette agevoli escursioni a piedi o a cavallo: proseguendo verso nord si arriva nella Val Sinni, solcata dall’omonima S.S. 653 che collega il Tirreno con lo Jonio. Indubbiamente, molti sono i pu nti favorevoli ai due centri della Valle del Mercure: la vicinanza con l’autostrada, la posizione dominante e l’essere uno degli ingressi nel Parco, rappresentano credenziali di non poco conto, che rendono i due comuni un luogo di piacevole soggiorno, oltr e che di residenza: da tempo, soprattutto con le opportunità favorite dal Parco Nazionale, comuni come Castelluccio sono impegnati in una lenta opera di valorizzazione del proprio territorio, francamente dovuta alle popolazioni locali che, contro ogni form a di esasperata modernizzazione, hanno preferito rimanere nelle proprie contrade, pagando spesso costi altissimi in termini di mancati arricchimenti, considerate le non certo floride condizioni di vita locale. L’auspicio sarebbe che tutti i comuni dell’are a, supportati dalle Comunità Montane, dall’Ente Parco e dai vari progetti di sviluppo, riuscissero a superare le difficoltà quotidiane, per intraprendere la via di uno sviluppo eco-compatibile, foriero di ricchezza personale e collettiva.