Terzo appuntamento organizzato dal “Circolo Pse Giacomo Mancini” con la storia politica contemporanea ed ancora platea delle grandi occasioni alla “Sala Nova” del Palazzo della Provincia.  Dopo Emanuele Macaluso e Claudio Martelli, è toccato a Gianni De Michelis confrontarsi con un pubblico interessato ad ascoltare non solo i ricordi di quarant’anni di esperienza politica, quanto le più immediate “ricette” per superare il momento contingente.

Assente giustificato Cesare Lanza, è toccato al penalista cosentino Enzo Paolini introdurre e moderare la serata: “abbiamo chiuso, questa sera, con un incontro in perfetto stile internazionale, visto che il gradito ospite ha rappresentato la diplomazia italiana in anni assolutamente fondamentali nello scenario estero: la presenza di Gianni De Michelis si è intrecciata a ricordi, aneddoti, valutazioni politiche che hanno segnato profondamente i cambiamenti della fine della c.d. “guerra fredda” con la caduta del Muro di Berlino. Senza dimenticare la riflessione sulla via d’uscita che De Michelis ha definito della “doppia traccia”: seguire la direzione del cambiamento globale unitamente all’attenzione alle esigenze dei singoli Paesi. Anche la presenza della senatrice Francesca Scopelliti ha riportato i presenti al periodo della fine dell’esperienza socialista, tra il 1992 ed il 1993;senza tralasciare il contributo dell’amico Francesco Kostner, abile nel tessere le fila di una storia fatta di mille risvolti storici ed umani.”           
Francesca Scopelliti,giornalista nativa di Nicotera, toscana di adozione, già parlamentare e compagna dell’indimenticato Enzo Tortora -alla cui memoria è intitolata la Fondazione Internazionale per la Giustizia- ha evidenziato come “il merito di De Michelis sta nell’aver raccontato una parte rilevante della nostra storia politica di anni determinanti, all’interno di una classe politica che sapeva farsi valere: certo, ci sono stati degli errori, non tutto è condivisibile, ma per quanto riguarda lo scenario internazionale va detto che l’Italia di 25 anni fa aveva assunto un peso rilevante: riusciva a farsi rispettare”. Nessun cenno alla personale esperienza di vita e di battaglia civile accanto all’indimenticato Enzo Tortora, ma il tema della riforma della giustizia era palpabile: “Quando ho accennato agli errori di quella classe politica, mi riferivo proprio a questo: al non essere riuscita a dare al Paese una riforma della Giustizia adeguata, ancor di più sull’onda della vicenda giudiziaria di Enzo Tortora;non dimentichiamo che nel 1987 si tenne il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati, vinto con l’83% dei consensi anche con l’appoggio dell’allora segretario del partito Claudio Martelli: però, poi, quel risultato fu tradito da una legge che recava la firma di un Ministro socialista: a poco vale che poi Giuliano Vassalli si sia rammaricato di non aver saputo dare una risposta adeguata ad una richiesta di responsabilità che veniva dal popolo. Di quell’errore, gli stessi socialisti ne avrebbero pagato le conseguenze…”.                   A fare gli onori di casa Francesco Kostner: co-autore del libro, il giornalista cosentino ha evidenziato come “la crisi della politica, con cui tutti siamo chiamati a fare i conti, non è solo il risultato di inadeguatezze ingombranti e di improbabili protagonisti che, a ogni livello, hanno contribuito a indebolire l’immagine e la sostanza della nostra democrazia come della rappresentatività, uno dei concetti cardine su cui essa fonda le proprie radici. E’ anche e soprattutto, inevitabilmente, un problema di idee che mancano, di progetti fumosi, e raffazzonati, di approssimate valutazioni della realtà”.
Poi le conclusioni diGianni De Michelische ha mostrato tutta intera la statura del politico e dello statista: “bella serata, partecipata: un mare di ricordi su quel “sacro fuoco della politica” che ho sentito bruciare dentro di me fin da ragazzo: ho sollecitato non solo il ricordo, la memoria, la considerazione degli avvenimenti, ma anche la valutazione degli stessi oltre la contingenza dei fatti. Come quell’ “Acqua alle funi”, grido consapevole e preoccupato, che faccio mio, senza mania di protagonismo e nell’interesse del Paese, al quale devo molto. Questo libro non è un azzardo intellettuale, né una provocazione politica, ma sintetizza la volontà di contribuire a voltare pagina. Mi hanno chiesto quale sia stato il punto di partenza: poche, semplici, ma importanti considerazioni, tanto sullo scenario presente quanto su alcuni momenti topici del passato. La crisi in corso, in questi anni è figlia del cambiamento registrato fra il 1989 ed il 1991 (…)”.
Chiara la risposta alla domanda del cronista sullo stato attuale delle relazioni internazionali del nostro Paese: “non voglio giudicare i miei successori, ma penso che anche in politica estera ci sia stato un certo deterioramento dell’immagine dell’Italia”. Parole come macigni, evidentemente…    

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