L’impatto paesaggistico è forte: la linea di costa dell’Alto Tirreno Cosentino, tra Praia a Mare e Cetraro, a fare da scenario alle riprese a mare;il corso del fiume Lao, nel Parco Nazionale del Pollino, a fissare una delle emergenze ambientali più affascinanti del grande Parco Nazionale. Sono state queste le due ambientazioni oggetto del nuovo viaggio che le telecamere di Linea Blu hanno intrapreso lungo la costa calabrese e nel suo immediato entroterra.
Sabato 25 giugno un nuovo capitolo è stato aggiunto al libro delle immagini che la Calabria nord-occidentale è in grado di offrire a turisti e residenti. La stessa cartina geografica parla chiaro: la lineare costa che va da Praia a Mare sino a Cetraro ed il quasi perpendicolare tratto del fiume Lao hanno rappresentato, al meglio, una vivacità paesaggistica che permette di passare dalle assolate plaghe tirreniche ad ambienti più marcatamente appenninici nel volgere di pochi chilometri, permettendo -così- al visitatore un viaggio naturalistico come sempre stimolante e pieno di sorprese. E le esperte telecamere della nota trasmissione di Rai Uno, condotta con competenza e professionalità da Donatella Bianchi, hanno regalato uno spot turistico di grande impatto a questa parte di Calabria, proprio alla vigilia di una nuova stagione turistica: telecamere impegnate ora ad evidenziare il lato marino dell’area, tutto focalizzato attorno al neo-nato Parco Marino della Riviera dei Cedri- ora ad esaltare le forti immagini del fiume che scende dai contrafforti occidentali del Pollino, capace di regalare forti emozioni ai tanti sportivi che si cimentano sulle sue rapide.
La costa alto-tirrenica cosentina è stata ampiamente attraversata: Praia a Mare con la sua Isola di Dino, San Nicola Arcella e la sua baia, Scalea e la Torre Talao, Cirella con il suo piccolo ma affascinate isolotto e con i misteriosi resti della sua frazione antica;Diamante tra murales e nuovo insediamento portuale, sino al porticciolo di Belvedere Marittimo, dominato dall’alto dall’austero Convento di San Daniele che ospita anche alcune reliquie di San Valentino. A chiudere l’itinerario, qualche decina di chilometri a sud, l’ampio approdo di Cetraro che sembra continuare nel tempo la storica tradizione marinara del centro tirrenico. Al di là del dato puramente paesaggistico, la puntata calabrese della nota trasmissione è sembrata indirizzarsi lungo quel filone turistico-ambientale che auspica, nel più assoluto rispetto dell’ambiente marino, una ricerca di nuove forme di sviluppo, volte a far uscire definitivamente dall’isolamento alcune delle più belle località di villeggiatura della costa tirrenica calabrese, da almeno mezzo secolo sul punto di spiccare il volo verso un turismo di qualità ed invece ancora legate a canoni di sviluppo quantomeno datati. In questo senso va letta la presentazione della nuova struttura portuale di Diamante che, nell’intenzione della stessa amministrazione comunale, dovrebbe contribuire a ridurre il gap strutturale che oggi ancora separa questa fascia di costa da altre della stessa Calabria. Basti infatti pensare che l’entrata in funzione del nuovo porto interromperebbe una tradizione portuale che oggi può contare solo sulle strutture di Maratea, in Basilicata, e Cetraro, distanti uno significativo numero di miglia marine e perciò insufficienti a garantire quella opportuna copertura turistica. Se poi si considera che a parte le piccole realtà di Belvedere ed Amantea, il successivo porto è situato addirittura a Vibo Valentia, si comprenderanno -forse- le ragioni di un ritardo strutturale fin troppo pressante che merita di essere colmato. Certo, insistono le emergenze ambientali ed a rappresentarle tutte dovrà provvedere il nuovo Parco Marino della Riviera dei Cedri: unendo gli ambienti marini dell’Isola di Dino, dell’Isola di Cirella e dello Scoglio della Regina, ad Acquappesa, la nuova area protetta dovrà, innanzitutto, proteggere quanto di importante quest’area racchiude, su tutto le affascinanti praterie di Posidonia e di Gorgonie dell’isola praiese;e poi impedire che folli progetti di sviluppo turistico possano continuare a deturpare il paesaggio locale, già messo a dura prova da alcune discutibili scelte legate ad insediamenti turistici realizzati proprio nelle vicinanze.
E che dire della sempre stimolate discesa in gommone sul fiume Lao! Questo corso d’acqua, antichissima via di comunicazione tra le due coste della Calabria, ha ormai conquistato un ruolo di primissimo piano tra gli appassionati degli sport torrentizi, che da ogni parte del mondo lo raggiungono in tutti i periodi dell’anno, per vivere un incomparabile sensazione tra cime appenniniche, vortici torrentizi e la rassicurante distesa del mare. Grazie all’encomiabile attività di numerosi centri sportivi, il Lao può oggi far parlare di sé al fianco di ben più conosciuti fiumi alpini, svelando -soprattutto- un patrimonio paesaggistico per molti addirittura insperato a queste latitudini. Il doppio tratto fluviale da Laino a Papasidero -centro pedemontano che conserva orgoglioso la millenaria testimonianza del Bos Primigenius- e da qui alla foce di Scalea, rappresenta un ormai ambìto luogo di pratica sportiva capace di essere annoverato tra gli spot tecnicamente più validi d’Europa, con quei salti d’acqua, quei canyon, quei mulinelli che attirano specialisti del settore e semplici appassionati.
Non è facile calcolare, numericamente, quanti nuovi turisti raggiungeranno la costa tirrenica o le gole del Lao: siamo però convinti che solo una corretta politica turistica a supporto del delicato paesaggio mediterraneo potrà garantire alla stessa costa come alle gole torrentizie quella tutela ambientale capace di attrarre nuove generazioni di visitatori, incuriositi da come, nel bel mezzo del Mediterraneo, sia possibile scendere a bordo di robusti gommoni su rapide che ricordano i canyon nord-americani. O da come ci si possa imbattere in singolari esempi di vegetazione marina in acque del tutto rassicuranti. Seguendo questa linea blu capiremo il senso stesso della nostra battaglia per un ambiente sempre più tutelato.