Anno 0- N. 1 Ottobre2011/Marzo 2012
Falco Editore, Cosenza € 40.00
Sta riscuotendo successo scientifico il primo anno di vita, in attesa dell’uscita del numero 2, di una rivista che sta imponendosi nel vasto e variegato panorama accademico nazionale. Dike kai Nomos (traduciamo con Giustizia e Norma, Diritto…) è nata per rivolgersi a studenti, studiosi ed esperti di problematiche giuridico-istituzionali ma che, visto l’ampio ventaglio delle problematiche affrontate, troverà una sua collocazione anche nella biblioteca ideale di chiunque vorrà confrontarsi con le più stringenti problematiche della società contemporanea.
Società, quest’ultima, evidentemente complessa, a voler dar peso non solo alle ricerche di sociologi e politologi, quanto anche alle concrete osservazioni che un cittadino qualunque potrà trarre dalle personali esperienze di vita quotidiana. Cultura politico-giuridica, dunque, a far da carburante all’iniziativa fortemente voluta dalla Facoltà di Economia dell’Università della Calabria e dal Dipartimento di Scienze Giuridiche “Costantino Mortati” che si sono mossi in grande stile sia nella fase di organizzazione del progetto che in quella di promozione della rivista, destinata a diventare, nel tempo, un ulteriore prova della ricchezza scientifica dell’Ateneo calabrese. Dialogo internazionale, nuovi spazi politico-giuridici da aprire nel dibattito interno, linfa vitale a laureandi e ricercatori: appaiono questi gli obiettivi ambiziosi che la Rivista intende raggiungere sin da subito, coinvolgendo le Autorità Accademiche dell’Ateneo che hanno accolto l’invito a stare accanto all’iniziativa che servirà -chiaramente- a stimolare la ricerca scientifica ad ogni livello. Sotto la Direzione Scientifica di Artur J. Katolo dell’Università Atheneum di Danzica, coadiuvato dai vice Paola Helzel e Renato Rolli, valenti ricercatori dell’Università della Calabria, un corposo Comitato Scientifico è stato chiamato ad attribuire alla Rivista quel valore accademico indispensabile per farle compiere il necessario salto di qualità. Ritroviamo docenti ben noti nell’ambiente dell’Ateneo calabrese, come Gian Pietro Calabrò, in funzione di Presidente ed Enrico Caterini, prestigiosi nomi della “Sapienza” di Roma quali Cerri e Satta, Sticchi Damiani dell’Università del Salento, Martinez Sicluna y Sepulveda della madrilena “Complutense” ed un corposo numero di docenti polacchi, quasi a voler sottolineare il carattere “sovranazionale” della stessa iniziativa editoriale. In questo primo numero (Ottobre 2011-Marzo 2012) è possibile riscontrare i contributi di Antonio Baldassarre, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, sulla c.d. “Costituzione dei valori”, dello stesso Katolo sulla tutela internazionale dei diritti umani, di Mariusz Sniadkowski sui “Movimenti religiosi come ambiente educativo”, di Anna Jellamo -Ordinario di Filosofia Politica nello stesso ateneo calabrese- sul concetto di “perdono”, di Marcello Piazza, costituzionalista all’Unical sul “potere giuridico” e di Piotr Semkow sulla triade “storia, politica, relativismo”. Nella seconda parte si potranno leggere i contributi di Rafael Martin Rivera su “sviluppo, recessione ed etica”, di Ugo Adamo sulla “Finalità rieducativa della pena nella giurisprudenza costituzionale”, di Domenico Siclari su una recente sentenza del Tar Parma in tema di “circhi e spettacoli con animali”, di Maria Dodaro sull’ ”elitismo e partecipazione politica di Ortega y Gasset” e di Angela Scerbo sulle “garanzie fondamentali del processo penale” secondo un’ottica multilivello. Sottolinea il Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Antonio Baldassarre, che “nell’incontro di Ebrach del 1959, organizzato da Ernst Forsthoff pochi anni dopo l’avvio della giurisprudenza del Bundesverfassungsgricht che si fonda sull’idea della costituzione come <> (Wertsystem) è emersa con inusitata chiarezza la complessiva e articolata problematica derivante dall’incontro tra la costituzione, quale norma giuridica fondamentale, e i valori, quali espressioni del radicamento del diritto in un’etica giuridica superiore sottratta alla volontà di potenza del sovrano di turno”. Molto attuale anche il contributo della filosofa della politica Anna Jellamo sul concetto di “perdono”, come “gesto unilaterale, gratuito. Atto perfetto in sé: non necessita di accettazione, può essere ignorato, addirittura respinto. L’indifferenza dell’altro non ne altera la natura, il rifiuto non ne corrode l’essenza. Il perdono è un atteggiamento dell’animo. Dimora nell’interiorità di chi lo dona: il perdono è un atto invisibile. E’ termine di una dimensione personale, momento di una vicenda esistenziale unica e dunque non riproducibile. Non è imponibile, non è universalizzabile; non è neppure giudicabile”. Dunque, un semestrale che ben presto si segnalerà come strumento duttile, di facile lettura e consultazione, che non mancherà di trasformarsi in “palestra” per addetti ai lavori e “agorà cartaceo” per quanti vorranno confrontarsi con un binomio -la politica ed il diritto- il cui fascino attuale resta saldo, anche nell’epoca della digitalizzazione della conoscenza scientifica.