Appena pubblicato per i tipi della Rubbettino Editore, l’ultimo libro di Francesco Bevilacqua, “Il Parco Nazionale del Pollino. Guida storico-naturalistica ed escursionistica”, si candida a divenire la più completa ricerca sulla grande area protetta al confine tra Calabria e Basilicata. Utile strumento per orientarsi tra le meraviglie del Parco Nazionale, il libro è il diciottesimo scritto dall’autore che ripercorre idealmente anche la lunga carriera di scrittore e pubblicista insieme alle migliaia di chilometri macinati lungo i sentieri della natura calabrese.
Negli ultimi 23 anni, Francesco Bevilacqua ci ha regalato imperdibili volumi dedicati ai paesaggi ed alla natura della Calabria (monti, coste, foreste), contributi alla conoscenza del rapporto tra uomini e luoghi, guide agli altri parchi calabresi (Sila, Aspromonte, Serre, Reventino, montagne di Calabria nel loro insieme) e, da ultimi, sempre per la Rubbettino, ricerche complete come “Calabria, viaggi e paesaggi”, “Montagne di Calabria”, “Genius Loci” e “Sulle tracce di Norman Douglas”. Insomma: non c’è angolo della variegata natura calabrese che Bevilacqua non abbia posto sotto la sua preziosa lente d’ingrandimento;non c’è sentiero su cui non abbia lasciato traccia, quella colta e raffinata che ne fa -senza dubbio- il più autorevole conoscitore ed interprete contemporaneo del paesaggio naturale di una penisola che, da sola, rappresenta, al tempo stesso, uno spaccato mirabile dello stesso paesaggio italiano.
“Questo nuovo libro della collana <<Gli Scarabei>>, che dirigo per la Rubbettino” -ci ha confidato Bevilacqua- “è la prima guida completa all’intero Parco Nazionale del Pollino, ovvero a tutto il suo vastissimo territorio di oltre 180.000 ettari: le aree collinari poste alla sinistra idrografica del Fiume Sinni in Basilicata, a nord, sino al Gruppo della Montea che si affaccia sulla costa tirrenica calabrese, a sud, la straordinaria varietà di ambienti, la quantità di bellezze naturali, la diversificazione di paesaggi, la straordinaria biodiversità che comprende specie di flora e fauna autoctone e rare, giustificano -ora- le 700 pagine del volume e le 650 fotografie a colori scattate, i 152 itinerari escursionistici dettagliatamente descritti e raggruppati in 13 distinte sotto-aree per facilitarne l’individuazione, la grande carta topografica acclusa al volume, i lunghi capitoli dedicati alla storia del parco, alla sua geografia, alla flora ed alla fauna, le utili appendici informative”.
Nella prefazione, Fulco Pratesi, decano dell’ambientalismo italiano, definisce il libro di Bevilacqua “un’opera completa, affascinante e bella: un sublimato di decenni di passione, ricerche e soprattutto escursioni”: è il frutto di 34 anni di sentieristica tra i vari gruppi montuosi che compongono l’attuale territorio del Parco Nazionale , ma anche di letture, studi, ricerche e di azioni volte alla tutela del territorio sino alla istituzione del parco stesso.
Bevilacqua, sembra quasi toccare con mano le mille sfumature del Pollino! “Storia plurisecolare, bellezze inimmaginabili, percorsi a piedi negli angoli più suggestivi del Parco, consigli pratici, luoghi in tutte le stagioni dell’anno: ecco gli ingredienti per offrire uno strumento ricco ed agevole e per donare, agli stessi residenti, un compendio di memoria e bellezza su un ambiente da conservare, proteggere e valorizzare”.
Bevilacqua parla di “stanzialità errante” o di “viaggiar restando”, utilizzando le definizioni dell’etno-antropologo Vito Teti, autorevole docente all’Università della Calabria: ovvero, diventare abitante dei luoghi e non semplice turista o visitatore. E parla di “ripetuti incontri” con i luoghi, grazie alla formula così cara a James Hillman ed al suo “Il codice dell’anima”.
E ci confida di volersi mettere a curare i meridionali, da tempo ormai affetti da una malattia epidemica ed endemica: “mi riferisco all’ <<amnesia dei luoghi>>, prodotta dal grave complesso di inferiorità che attanaglia l’antica civiltà contadina del Sud rispetto a quella industriale del Nord. Mi piacerebbe che i miei corregionali si risvegliassero da quello stato di “coma topografico” inteso come non-legame con i luoghi, secondo il celebre “Pensiero meridiano” di Albert Camus e di Franco Cassano. E mi piacerebbe che la salute del nostro habitat si potesse misurare non attraverso il diabolico Pil, ma tramite la felicità interna netta. Ho anche la medicina naturale: non l’ho mai brevettata, perché esiste da sempre anche se nessuno la usa più: è l’ “oikofilia”, l’ amore per il proprio territorio…” .
Per saperne di più:
Francesco Bevilacqua, Il Parco Nazionale del Pollino. Guida storico-naturalistica ed escusionistica, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2014, pp. 700, € 28,00