RISCOPERTE. L’analisi di Francis Marion Crawford sul fenomeno criminale: “è dovunque e in nessun luogo”
All’interno di una pubblicazione risalente al 2002, “Il Sud degli altri, frammenti di una visione storica” (Philobiblon, Ventimiglia) Saverio Napolitano-autore calabrese originario del piccolo borgo di Papasidero, nell’area del Pollino, che rivolge i suoi interessi alla storia della Calabria nell’età moderna e alla storia della storiografia- raccolse cinque saggi su alcuni intellettuali europei che a vario titolo incontrarono il Meridione d’Italia, iniziando una profonda riflessione sui temi socio-politici.
“De Rivarol, Toqueville, Crawford, Bourget e Tuzet” -sottolinea Napolitano nella sua introduzione, “non furono mossi verso il Sud dal desiderio di immergersi nel mito e nell’esotico con l’ansia di esplorarne la foresta dei simboli archetipici: il loro incontro con il Mezzogiorno, poiché collegato a precisi momenti di conoscenza del suo contesto storico, fu mediato da esigenze diverse dal tour iniziatico comune a tanti intellettuali stranieri a contatto con la realtà italiana”. Insomma, a differenza di quanto accadeva per buona parte degli autori del Grand Tour, spinti soprattutto da esigenze paesaggistiche, poetiche e culturali, gli autori citati da Napolitano cercarono di immergersi -soprattutto- nel contesto socio-politico dell’Italia meridionale.
Tra questi spicca, per il singolare legame intessuto con San Nicola Arcella e l’alto Tirreno cosentino, Francis Marion Crawford “un dandy cosmopolita che, sul declinare dell’Ottocento, si stabilì a Sorrento, eleggendo nello stesso tempo a dimora secondaria -ma non tanto, perché vi trascorreva parecchi mesi all’anno- l’antico fortino a guardia della scogliera di San Nicola Arcella, quasi ai confini nord-occidentali di Calabria e Basilicata. Qui maturarono numerosi racconti fantastici, spesso ambientati proprio in Calabria, nonché l’opera che ci interessa, “The Rulers of the South- nella quale Crawford interpreta la storia del Mezzogiorno come una catena di dominazioni, dai Romani ai Bizantini ed agli Arabi, dagli Angioini agli Aragonesi, agli Spagnoli, ai Francesi fino a quella -oggi in crisi, ma non ancora debellata- della camorra e della mafia” . Pur nelle notevoli diversità storiche e nelle indiscutibili differenze epocali, Napolitano rintraccia nella ricerca storica di Crawford alcuni punti in comune tra queste diverse dominazioni, tanto da sottolineare che “l’equivalenza di queste dominazioni è senza dubbio una forzatura, tuttavia rivelatrice di una sensibilità coraggiosa e preveggente di quella che sarebbe stata ai nostri giorni la condizione di tanta parte del Mezzogiorno: le pagine di Crawford sulla camorra e sulla mafia descrivono nell’essenzialità alcuni meccanismi del fenomeno e, malgrado siano pervase di pessimismo, auspicano il riscatto del Sud mediante la consapevolezza critica della sua storia”. Ma chi era questo eccentrico scrittore d’origine americana, ben visto nell’alta società del suo tempo, acclamato nei salotti romani per la sua fama di abile affabulatore? Il “nostro” era nato a Forte dei Marmi il 2 agosto del 1854: suo padre Thomas era noto come scultore che aveva concepito le porte bronzee del Senato americano e la “Libertà armata” posta sulla cupola della sede dell’autorevole rappresentanza politica americana: era stato educato al prestigioso Trinity College di Cambridge poi a Karlsruhe e Heildeberg, riconosciuti centri della cultura europea del periodo ed a Roma, dove approdò per approfondire lo studio della cultura classica: anzi, da instancabile viaggiatore, cittadino del mondo, amante appassionato della lingue, come viene descritto, si stabilì nella nostra penisola nel 1883 per conoscere da vicino la culla della civiltà classica. Poi, ancora viaggi in India, in America, il tutto contornato da una imponente produzione letteraria che lo avrebbe portato, in un venticinquennio, a raggiungere la ragguardevole cifra di quaranta titoli, tra romanzi, racconti fantastici, scritti filosofici.
Dicevamo della sua dimora in quel di Sorrento: ma nel 1887, questo virtuoso della scrittura, in viaggio in Calabria -regione che aveva visitato anche in compagnia di quel Norman Douglas celebrato autore di “Old Calabria”- aveva notato la possente torre costiera nella baia di San Nicola Arcella, risalente al periodo di Carlo V e l’aveva acquistata. Da questo momento inizia a vivere in simbiosi con questa terra: “di questa regione fu entusiasta” -racconta aneddoticamente Napolitano- “se è vero che ne imparò tanto bene il dialetto da trarre in inganno persino la gente del posto e trascorse lunghi periodi a San Nicola Arcella: in questo fortino, raggiungibile solo per mare, Crawford trovò la concentrazione per alcune sue opere, tra cui <<The Rulers of the South. Sicily, Calabria, Malta>> che è significativa non solo perché rivelatrice della curiosità storico-sociale per la Calabria e la Sicilia da parte di Crawford, ma anche per ragioni affettive, dal momento che fu elaborata a San Nicola Arcella”. Dunque, al di là del dato paesaggistico ed ambientale che aveva affascinato, come ben sappiamo, un’intera generazione di viaggiatori pronti per affacciarsi sulle acque del Mediterraneo, l’opera di Crawford possiede un impatto storico-sociologico ed economico di primissimo piano, perché appare come “una ricostruzione delle dominazioni straniere nell’Italia meridionale (…) e questo excursus proposto si può accettare come provocazione intellettuale e civile nella misura in cui costituisce un ammonimento ad impedire che il Sud sia una terra di conquista di genti straniere per un uso strategico-militare o dinastico-politico, introducendo magari deboli strutture istituzionali o che diventi area di diffusione di gruppi illegali prosperanti su quelle fragilità organizzative e di cui la mafia costituisce la beneficiaria più pericolosa, vera tirannide odierna dell’Italia meridionale, insieme a camorra e ‘ndrangheta”.
Ma c’è un passo della descrizione di Crawford che oggi colpisce per la drammatica attualità e che Napolitano riprende quasi a voler attribuire all’autore anglosassone il ruolo di vero precursore in fatto di analisi criminali: ovvero quando afferma che il sistema criminale del Sud Italia si basa su un “fantasma reale, presente dappertutto e nel contempo invisibile”. Il sistema criminale del Sud, dirà Crawford, “is everywhere and it is nowhere”, quasi come se fosse del tutto impossibile anche combatterlo perché, appunto, non tangibile, quasi non coglibile ai sensi umani. Drammaticamente attuali le pagine di Crawford, intellettuale e gentiluomo anglosassone, innamorato della Calabria, sofferente per questo dramma con il quale era venuto a contatto: “le pagine di Crawford” -sottolinea Napolitano- “auspicano il riscatto del Sud mediante la consapevolezza critica della sua storia”. Consapevolezza che ancor oggi sembra difficile da raggiungere!
La Provincia di Cosenza Egidio Lorito, 22 dicembre 2014