Ben ritrovato, Willy! Milanese, già docente di Psichiatria e Psicologia Medica all’Università di Ginevra e poi alla Statale di Milano, Willy Pasini è uno dei più autorevoli sessuologi mondiali, autore di circa trecento pubblicazioni scientifiche e di libri di successo tradotti in undici lingue che gli hanno portato notorietà internazionale in tema di relazioni sessuali, di coppia, di psicologia comportamentale. Da Mondadori ha pubblicato numerosi bestsellers, affrontando tematiche quali l’intimità, la qualità dei sentimenti, il volersi bene e male, il rapporto tra il cibo e l’amore, il ruolo della coppia, il desiderio, la semplicità della vita, l’autostima, i nuovi comportamenti amorosi, la gelosia, la vita di coppia, la bellezza, l’amore al maschile, l’infedeltà, l’intimità, la seduzione, la bellezza femminile, l’infertilità.
Insomma, l’intero universo uomo-donna filtrato attraverso le sapienti lenti della sessuologia e della psichiatria applicata alla coppia, lui esperto all’Organizzazione Mondiale della Sanità per i programmi di salute familiare ed educazione sessuale, membro della Società di Psicoanalisi e del Comitato Scientifico della Società Italiana di Sessuologia Scientifica, fondatore della Federazione europea di Sessuologia. Ma, soprattutto, vero gentleman della conversazione…
Professore, ricordo ancora la Sua lezione sull’autostima!
“Eravamo nel 2001, l’incipit era ed è attualissimo: l’autostima è un fiore che dobbiamo innaffiare ogni giorno. Il potere è dentro di noi, è nella capacità intrinseca di volerci bene. Quelle pagine erano un tentativo di aiutare a capire meglio cosa fosse davvero l'autostima: come nasce, da cosa viene influenzata, quali sono le persone e le situazioni che possono rafforzarla o, al contrario, incrinarla. E analizzando numerosi casi, con particolare attenzione al mondo femminile, fornivo preziose indicazioni su come coltivarla e migliorarla. Perché la fiducia e il rispetto di sé sono la base essenziale su cui costruire la propria felicità”.
Libere e a volte sfrontate: inquietante quel tacco-15 di rosso laccato!
“Universo complicato, senza alcun dubbio, quello femminile! Per introdurre le pagine del saggio del 2014 utilizzai le parole di Carrie Bradshaw, una delle protagoniste della serie televisiva di successo “Sex and the city”: <>. Queste parole si adattano perfettamente alla donna di oggi, una persona che, prima di tutto, si sente libera, e in nome di questa libertà si attende dalla vita molto di più rispetto alle generazioni precedenti: come minimo, l’affermazione personale e sociale; un matrimonio soddisfacente, una vita sessuale varia e attiva; la possibilità di essere madre e, al contempo, una professione gratificante (…)”.
Netto cambio di prospettiva: virata socio-sessuale?
“Le donne contemporanee, quelle che leggeranno la nostra conversazione giusto domani in edicola, sono sicuro che sottoscriveranno quanto andremo ad affermare: innanzitutto, si sono allentate quelle regole e convenzioni sociali che hanno voluto, per centinaia di anni, la donna costretta in ruoli predeterminati: prima figlia, poi moglie e madre, infine, nonna, dedita in particolar modo alla cura della casa, del marito e della prole. Questa sorta di “prigione esterna” non esiste più: in parte grazie a cambiamenti culturali avvenuti durante la seconda metà del Novecento, in parte grazie al fatto che le donne, oggi, godono di un’autonomia culturale e finanziaria prima impensabile, che permette loro di fare scelte in maniera assolutamente indipendente”.
A proposito di scelte estreme: le donne hanno dichiarato guerra all’infertilità?
“Affronto il tema nella mia ultima ricerca scientifica: in gran parte dei Paesi europei, tra cui l'Italia, è vietata la pratica dell’utero in affitto, legalizzata solo in Grecia, nei Paesi Bassi, in Gran Bretagna e in Romania. Eppure sempre più donne occidentali, quando non riescono a portare avanti una gravidanza, esaurito ogni altro tentativo, cercano un utero in affitto all'estero per superare questo limite. Questa procedura pone più problemi giuridici che medici e la legislazione varia a seconda dei Paesi: in America, ad esempio, ogni Stato legifera singolarmente proibendo o permettendo questa pratica. Ciò nonostante la domanda di “utero in affitto” è in aumento anche negli Stati Uniti. Ho seguito tre casi molto diversi tra loro. Il primo era quello di una coppia di industriali italiani in cui la moglie era stata operata di un cancro all'utero: un ovulo di lei, prelevato prima dell'intervento e conservato in un centro per la procreazione medicalmente assistita, è stato fertilizzato con lo sperma del marito e poi innestato in un utero in affitto con le garanzie psicologiche e giuridiche di una clinica californiana. I coniugi hanno pagato la prestazione e sono rientrati con il figlio che da cinque anni è in buona salute: oggi non pensano di dirgli quanto successo all'inizio della sua vita poiché il patrimonio genetico è di suo padre e di sua madre. In un altro, la proprietaria dell'utero in affitto era circondata di ogni attenzione durante la gravidanza: si è ritrovata sola dopo il parto, intenzionata a tenere il figlio, pur avendo in precedenza espressamente rinunciato a ogni diritto. L'ovulo era suo e rivendicava i suoi diritti: in questo caso però il giudice, pensando all'interesse del figlio, lo affidò al padre. Nel terzo, una donna sposata in carriera: d'accordo con il marito, ha fecondato un suo ovocita con il suo sperma, l'uovo fecondato è stato messo nell'utero in affitto perché questa moglie dava la priorità alla sua vita professionale. Tutto è andato come previsto e il neonato è stato affidato -in parte- a una nutrice che abitava in casa: questi due sposi pensano che nella vita moderna occorra approfittare delle scoperte della scienza. Credo che la nascita di un figlio attraverso l'utero “surrogato” possa portare una grande gioia ma anche molte complicazioni non sempre valutate prima di procedere”.
Professore, parliamo di bellezza?
“Che invito! Oggi la bellezza non viene più considerata come un dono che la natura ha elargito ad alcuni e negato ad altri, ma qualcosa che tutti possono, anzi devono, ottenere. Sempre più numerosi, infatti, sono le donne -e di recente anche gli uomini- che investono tempo e denaro nella cura del corpo e nel miglioramento della propria immagine: si sta diffondendo il turismo estetico attraverso soggiorni all’estero in cliniche specializzate in trattamento-beauty e si moltiplicano gli hotel che offrono, oltre ai consueti comfort, un’area benessere o una spa ed il giro d’affari dell’intero settore è in costante, vertiginoso aumento in tutto il mondo. Ebbene, spaziando dalla tradizione classica all’attualità, sembra che emergano due maniere completamente diverse di intendere e vivere la bellezza: una, vittima di quella che ho definito la “tirannia dell’apparenza”, ne fa esclusivamente un’arma di seduzione, una maschera per catturare lo sguardo altrui; l’altra, ben illustrata dal termine “charme”, identifica la dimensione estetica nel giusto e armonico equilibrio fra aspetto esteriore e personalità individuale, fatta di cultura, morale, intelligenza e vita vissuta. L’aspirazione alla bellezza può quindi diventare la via per regalarsi un maggior senso di gioia, per affrontare più serenamente un processo di guarigione, per migliorare l’autostima ed il proprio rapporto con gli altri, oppure una fonte d’angoscia, un motivo di perenne insoddisfazione”.
Questo modo di concepire la bellezza ha conquistato anche gli uomini?
“Assolutamente sì! Gli uomini sono sempre più consapevoli del grande potere che dà la bellezza: lo spiega benissimo Julian Fellows, brillante osservatore della nostra società -vincitore dell’Oscar per la sceneggiatura di “Gosford Park” di Robert Altman- nel suo romanzo “Snob”, tra i cui protagonisti c’è Simon, un uomo molto attraente, profondamente consapevole della propria bellezza; la rispettava e ne godeva, sentendo -a ragione- che essa era il cuore del suo potere, l’epicentro del fascino che traspariva dal suo flirtare. Aveva bisogno di specchiarsi negli occhi ammirati di tutti, amici o nemici, uomini o donne e solo allora, nel caldo splendore delle lodi di questi alieni, riusciva a rilassarsi e a essere felice”.
A proposito: chi sono davvero i maschi di oggi?
“Per analizzare il ruolo maschile nell’amore, utilizzo una metafora canina: la nostra società, per quanto riguarda l’universo maschile, si sta sempre più caratterizzando per una divisione tra dobermann e cocker. Da un lato, parlo dei famosi “mascalzoni” nei quali, prima o poi, quasi tutte le donne si imbattono: sono quelli capaci di afferrare la preda per poi lasciarla cadere; cacciano solo per aggredire e conquistare trofei e piacciono alle donne. Pensiamo a tutti i cuori infranti dal fascinoso e maledetto Johnny Depp, il bel mascalzone crudele; dall’altro vi sono gli uomini-cocker che finiscono soltanto per parlare alle donne: manifestano una grande gentilezza, una dolcezza fuori dal comune, un senso di sicurezza ma poi non agiscono quando devono mostrare la loro virilità. In questa ricerca propongo anche un modello intermedio, Zanna Bianca, il cane-eroe, un pò cane ed un pò lupo”.
Mariti, fidanzati, compagni: c’è molto da scegliere…
“Alla fine, per tutti, la categoria sentimentale più di moda è quella dei compagni: si usa il termine fidanzati per ragioni morali…”.
Professore, un saluto al mare della Calabria…
“Da ragazzo trascorrevo le vacanze a Tropea e qualche anno fa ho conosciuto Praia a Mare. Spero di farvi ritorno…”.
Cronache delle Calabrie, p. 22 Egidio Lorito, 13/02/2017