2015

Anno IX - n°28-29

“Nei boschi del Vulture, dove salgo a piedi per visitare l’Abbazia di San Michele, cammino in un bosco fitto, in un primo annuncio d’autunno che tinge di tenue ruggine le foglie degli alberi che dal lago salgono verso la cima del monte. Una foresta di castagni e di querce, quale la videro i romani, quando tagliarono le ultime duecento miglia della via Appia; quale la attraversarono (o alla quale, comunque, si ispirarono) Orazio, Virgilio, Ovidio. Continuo a chiamare, fra me, questo paese Lucania, malgrado il suo nome ufficiale sia Basilicata: come dimenticare il riferimento a lucus, bosco; e l’immediata eco, nel nome, del verde e fresco delle sue  querce e dei suoi castagni? (...)”1.

Anno IX - n°28-29

Dedico queste riflessioni
alla cara memoria di Rolando “Rolly” Marchi (1921-2013),
scrittore, giornalista, “papà” del Trofeo Topolino, “cuore trentino”,  
la cui “Buona Neve” continua a posarsi sulle mie montagne…   

Ne sono intimamente convinto: tutti coloro che amano la montagna o il mare nutrono il sogno nascosto di imbattersi, prima o poi, nei magici abitatori che popolerebbero i luoghi più reconditi di boschi e foreste o quelli più profondi degli abissi marini. E’ una certezza che si è rafforzata in me leggendo le storie, i racconti o le semplici impressioni di chi, di “montagna” o di “mare”, ha scritto per passione o per professione, andando alla continua ricerca del sentiero più sconosciuto come della rotta più esaltante, per conoscere un altro tipo di via: quella interiore, spirituale, intima, privata, che possiamo conoscere appieno grazie a “quel viaggio di scoperta eternamente in fieri, quella lunga avventura per valli, crinali, gole, foreste, pareti di roccia, grotte, (che) non hanno soltanto una dimensione geografica, ma anche un orizzonte  interiore” (1 .

Torna su