Sono di parte, inutile nasconderlo. Devo molto, ad “Apollinea” in termini umani, culturali, professionali…  Un’avventura che ormai ha superato i ventitre anni e che ha date ben precise, sin dalla “preliminare” collaborazione alle pagine di una rivista cui mi imbattei, per caso, nella primavera del 1993 e che subito attirò la mia attenzione di ventenne calabro-lucano. “Pollino. Il mensile del Parco” fece subito breccia nella mia innata voglia di conoscere la storia, la cultura, le tradizioni delle sommità poste esattamente al confine del mio territorio d’elezione: contattai la redazione, conobbi Angelo Filomia, scrissi di Aieta, dei Monti d’Orsomarso, del Sirino e dell’Alpi di Latronico, luoghi a me sin troppo familiari. Chiusa repentinamente quell’esperienza, intanto, con il numero 1 del gennaio/febbraio 1997 -nell’editoriale di apertura si parlava di un “sogno avveratosi”…- , la prospettiva ritornò rosea, perché l’expertise di un colto editore che dalla fine del 1969 contribuiva a far conoscere il paesaggio della Calabria ben al di là dei suoi confini geografici, si impose robusta e solida!  

Riuscii a “conquistare” Mimmo Sancineto: un “curriculum” in borsa, un incontro nella sua rinomata galleria d’arte e così avrei potuto continuare a scrivere per la montagna più settentrionale della Calabria. Dal numero 3 del maggio/giugno 1998 ad oggi, posso orgogliosamente affermare di essere tra i più fedeli e fidati collaboratori di “Apollinea”, nome evocativo, suggestivo ed immaginifico che, intanto, la nuova impresa editoriale aveva assunto: da allora, nel corso di 19 anni e 66 contributi, la “Rivista Bimestrale del Territorio del Parco Nazionale del Pollino” rappresenta, per me, qualcosa di ben più intimo e profondo di un semplice organo di stampa. Sarà per le firme che vi si alternano, per l’autorevole “Comitato di Redazione” -nel quale Mimmo ha voluto inserirmi nel 2003- per la qualità della veste editoriale cui Francesco Di Benedetto dedica le sue migliori energie; sarà per la varietà degli argomenti, per le splendide foto, per le accattivanti copertine. Sarà, insomma, per questo e per molto altro ancora che “Apollinea”, nel tempo, si è conquistata uno spazio assolutamente unico nel panorama editoriale calabrese delle riviste specializzate: uno spazio che nessuno, con questi risultati, aveva mai cercato di “occupare”, utilizzando un mix di energie culturali e professionali e sondando un territorio vasto ed articolato per paesaggi e tradizioni.
Su queste pagine, oggi riccamente corredate grazie anche al recente restyling, un mondo intero ha trovato spazio e voce: non solo quello tradizionalmente caro alla montagna della Calabria più settentrionale e della Basilicata più meridionale, ma anche quello bagnato dai due mari che accarezzano, magicamente, la riva occidentale e quella orientale del Parco. Mi ha dato spazio, Mimmo,  compatibilmente con quello che si può reclamare in appena 6 numeri annui, compresa la pubblicazione, nel luglio del 2005, proprio per i tipi de “Il Coscile”, del mio “Tracce di Calabria”, un omaggio alla percentuale calabrese delle mie radici, un inno alla natura, un invito ad amare questa terra, senza nasconderne -ovviamente- le negatività, gli interrogativi, i lati oscuri. Quel libro -e lo dico con sincero orgoglio personale- insieme ad “Apollinea” fanno bella mostra di sé nelle biblioteche personali di centinaia di prestigiose firme della cultura nazionale cui li ho inviati nel tempo proprio per amplificare la portata della sua funzione divulgatrice. Come mi era capitato, in tante occasioni, con l’indimenticabile amico Rolly Marchi, fin dentro il suo natìo Trentino, forte ed autentico, la sua Cortina montana e mondana, la sua Milano colta ed avanzata: lui che dirigeva la sua patinata “La Buona Neve”, ricca di immagini, di sponsor altisonanti, di volti noti, di celebrità del bel mondo della montagna, cortinese e non. Come continua ad accadere con un illuminato editore di Falcade -sempre Dolomiti bellunesi…- quale Bepi Pellegrinon, giusto a due passi dai luoghi cari a Giovanni Paolo I. Insomma: la Calabria ed il Pollino in bella mostra all’ombra delle montagne più belle del mondo, entro luoghi di celebrità e mondanità. Anche quando Mimmo, neanche tre anni addietro, mi confida, quasi in lacrime, che “Apollinnea” è in sofferenza: non solo per la generale crisi dell’editoria, ma perché il suo territorio -quello del “Parco Nazionale del Pollino…-  sembra non rispondere, come dovrebbe, alla “nostra” offerta culturale. Rimango senza parole! La vicenda è risaputa, forse non andrebbe neanche ricordata, con quei 54 Comuni del Parco su 56 -era l’autunno del 2013- che parevano non conoscessero l’esistenza della rivista, quella del loro territorio! E la solita maledetta abitudine tutta meridionale, tutta calabrese, purtroppo anche lucana.  D’accordo: non viviamo all’ombra delle Dolomiti, ma la natura non ci ha certo fatto mancare nulla. Anzi: ci ha donato pure “Apollinea. La Rivista del territorio del Parco Nazionale del Pollino”. Che continueremo a difendere. Semplicemente tenendola in vita!  

Apollinea.  Rivista Bimestrale del Territorio del Parco Nazionale del Pollino
Anno XX, numero 6 / Novembre-Dicembre 2016   

Praia a Mare, 24/10/2016                                                                           Egidio Lorito

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