Una linea di costa che corre per una trentina di chilometri lungo la Calabria nord-occidentale, in provincia di Cosenza, stretta tra monti a tratti di dolomitica memoria ed un mare che ha dell’incredibile per quasi tutto l’anno. Un territorio servito dall’ormai insufficiente Strada Statale 18 e da una linea ferrata che in molti punti sembra tuffarsi in mare, e poi uno straordinario “carico” in tema di giustizia ed una sanità pubblica forse già collassata. Di questa Riviera dei Cedri -dal nome del celebre agrume autoctono- Diamante è una delle realtà turistiche più importanti, con una vista dal mare degna della miglior tradizione egea, con i suoi vicoletti affrescati dai celebri murales ed il suo Festival del Peperoncino a proiettarla nell’èlite del turismo italiano.
Lo scenario
Lo scorso 22 agosto l’intera cittadina ha vissuto la sua notte più tragica: a cadere, alla alba, sotto numerosi fendenti di una lama assassina, è stato un giovane cosentino, Francesco Augieri, ventitré anni appena compiuti. E così l’intera comunità locale, che in estate vede praticamente decuplicare la propria popolazione, è stata risucchiata in un mix di violenza e paura mai giunto a questi livelli: il turismo locale, come quello dell’intera Riviera, proviene sostanzialmente da Napoli e provincia, ben diverso da quando la borghesia partenopea l’aveva scelta, sino alla fine degli anni Settanta, come suo buen retiro. Poi, fiutato il business, non pochi imprenditori locali avevano dato inizio ad un vero e proprio sacco cementizio capace di trasformare il volto stesso del territorio con improbabili villaggi, condomini a mare, residence di dubbio gusto. Risultato? Sono apparsi gli scorci da brutta periferia cittadina, con il suo bagaglio sociale capace di attirare il peggio di quelle realtà: da sempre li chiamano “bagnanti” questi turisti molti dei quali, per almeno un mese all’anno, esportano sé stessi ed il proprio modello di vita, fatto di maleducazione, strafottenza e violenza.
I fatti
Francesco Augieri è caduto sotto i fendenti sferrati, come pare dalle indagini, da Francesco Schiattarelli, ad oggi indagato di omicidio volontario aggravato dall’aver agito per motivi abietti o futili e dall’aver agito con crudeltà, oltre che di lesioni personali aggravate e di rissa aggravata dalla morte di uno dei partecipi. Un quadro che si staglia come un macigno nella formulazione accusatoria della Procura della Repubblica di Paola, per come vergata dal Sostituto procuratore Maria Francesca Cerchiara, titolare del fascicolo, e dal Procuratore capo Pierpaolo Bruni, per i quali sarebbero del tutto evidenti gli elementi costitutivi dei reati contestati, emergendo la concreta volontà omicida, del resto provata anche dalle numerose ferite mortali che hanno attinto il corpo del giovane cosentino.
La prima ricostruzione
Grazie alle informazioni rese da una quattordicenne, persona informata sui fatti, pare che Francesco Augieri sia stato accoltellato nel corso di una lite scoppiata per aiutare un suo amico, Raffaele Criscuolo -tra l’altro co-indagato per rissa aggravata dalla morte di uno dei partecipi: a scatenare questa la folle reazione sarebbe stata una frase -“Tagliati i capelli, ricchione”- preceduta da una spallata, pare pronunciata dal Criscuolo, nei confronti di un minorenne F.D’A -il secondo indagato sempre per rissa aggravata, amico proprio del presunto omicida Schiattarelli.
Gli sviluppi investigativi
Determinante l’attività investigativa della Compagnia Carabinieri di Scalea, diretta dal Capitano Daniele Nardone, che “attraverso una certosina ricerca di tutti i possibili testimoni, ha consentito di ricostruire la dinamica dei fatti e di raccogliere inconfutabili elementi a carico del diciannovenne di origine napoletane, nei cui confronti la Procura della Repubblica di Paola ha emesso un provvedimento di fermo di indiziato di delitto”. Ed infatti, nel pomeriggio di domenica 26 “il giovane, che si sentiva braccato dagli uomini della Compagnia che già dalla mattinata di giovedì 23 erano sulle sue tracce, non potendo ulteriormente reggere la pressione esercitata (nel corso dell’attività di ricerca, con il supporto dei militari della Compagnia di Napoli Stella, erano state condotte numerose perquisizioni domiciliari a carico dei parenti e amici del ragazzo), ha così deciso di costituirsi presso il carcere di Napoli Secondigliano”. Intanto, il gip del tribunale di Napoli, Marcello De Chiara, all’esito dell’interrogatorio di garanzia, ha convalidato il fermo ed ha applicato nei confronti di Francesco Schiattarelli la misura cautelare in carcere, dando pienamente ragione alla Procura di Paola e ai Carabinieri di Scalea: nel corso dell’interrogatorio, avrebbe ammesso di avere preso parte alla rissa ma di non essere stato lui ad accoltellare a morte il giovane Augieri; avrebbe subìto un colpo in viso, avrebbe difeso l’amico minorenne F D’A., sarebbe tornato nella sua casa a Diamante dalla famiglia e poi, con il padre, avrebbe fatto rientro rapidamente a Napoli. Insomma, da quanto emerge, si sarebbe costituito al fine di farsi interrogare subito e chiarire la propria posizione. Intanto, gli atti passeranno al Tribunale di Paola, dove il gip delegato emetterà l’ordinanza di custodia cautelare.
Gomorra in trasferta
Le indagini sono rese complesse anche da un palpabile clima d’omertà tra i molti giovanissimi coinvolti nel fattaccio, e forse non colpisce più di tanto l’ambiente, anche mediale, in cui vive lo Schiattarelli: poco più che ragazzino, la sua pagina-Facebook è un concentrato del più evidente “Gomorra style”, con pose da duro, pistole esibite in bella mostra e frasi shock da far rabbrividire: “Non fissarmi se no ti ipnotizzi”, “Amo la pace ma se vuoi l’inferno sarò Satana”, “Fedeli sono i cani. Intorno abbiamo tutti infami”, “Non mi fermo per stanchezza ma solo quando so di averti fatto male”, “Lascio a voi la fantasia di essere i più forti. A me basta la certezza di essere il più furbo”. Violenza verbale che le pagine del social non hanno trattenuto, ma che ha spento nel sangue la vita di un suo coetaneo. E fatto cadere nella paura la Riviera dei Cedri, in Calabria.
Egidio Lorito, “Libero” / Attualità 08-09-2018