Quando si dice multinazionale del crimine. Ieri, alle 04.10 del mattino, una imponente operazione di polizia, coordinata dalla Direzionale nazionale antimafia, con a capo il procuratore Federico Cafiero De Raho, e dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri e dall’aggiunto Giuseppe Lombardo, con la collaborazione delle polizie di Germania, Olanda, Belgio, Costa Rica e Colombia, ha portato all’arresto di novanta persone indagate per associazione mafiosa e traffico internazionale di stupefacenti.
Il blitz, scattato a Bovalino, rappresenta l’esito di un certosino lavoro di intelligence condotto negli ultimi anni nell’ambito della Squadra investigativa comune (Joint Investigation Team) attiva presso Eurojust -la Polizia giudiziaria europea, nata nel 1999 con sede a l’Aja- e che ha visto la sinergica collaborazione di magistratura e forze di polizia di Italia, Paesi Bassi e Germania: per l’Italia, l’operazione è stata condotta dalla Procura distrettuale di Reggio Calabria con il supporto della Squadra mobile di Reggio Calabria, del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato di Roma, della sezione Gruppo operativo anti-droga del Gruppo investigativo sulla criminalità organizzata del Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Catanzaro, del Servizio centrale investigativo contro la criminalità organizzata della Guardia di Finanza di Roma e del Nucleo speciale di Polizia valutaria.
Centro nevralgico dell’operazione è stata, comunque, ancora una volta la Locride, la vasta area comprendente 42 comuni della fascia jonica della provincia di Reggio Calabria che rientra, amministrativamente, proprio nel territorio della città metropolitana di Reggio Calabria: qui signoreggia, incontrastata, la potente cosca Pelle-Vottari, coadiuvata dagli Ietto di Natile di Careri e dagli Ursino di Gioiosa Jonica, attiva da sempre nel traffico internazionale della cocaina e capace di sedere ai tavoli internazionali insieme agli agguerriti clan colombiani, oltre che abile a gestire il monopolio degli appalti pubblici praticamente in tutt’Italia, dopo aver eletto sede amministrativa in Lombardia. Quest’ultima operazione, se ancora ce ne fosse bisogno, fa piena luce sulla potenza internazionale delle famiglie di ‘ndrangheta, evidentemente ramificate anche in Germania, Belgio, Olanda, Costa Rica e Colombia, paesi da dove prendeva il largo la cocaina acquistata dalle famiglie mafiose di San Luca e di Natile di Careri, per proseguire il viaggio verso tutti i porti europei e i cui proventi venivano minuziosamente reinvestiti dalle cosche in attività commerciali in tutto il mondo. A dare il senso dell’operazione, risulta che solo una trentina sarebbero gli arrestati di origine calabrese, mentre il resto sarebbero esponenti delle cosche internazionali, di stanza nei diversi Paesi in cui l’operazione si è estesa. Pesanti le accuse contestate nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip, che vanno dall’associazione dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti all’associazione mafiosa, passando per il riciclaggio, l’intestazione fittizia di beni, insieme ad altri reati tutti aggravati dalle modalità mafiose. In manette sarebbe finito anche l’attuale reggente della cosca Pelle, assurto al rango apicale dopo che lo scorso 6 aprile venne arrestato Giuseppe Pelle, detto “Peppe”, il figlio 58 enne dello storico patriarca Antonio Pelle, detto “‘Ntoni Gambazza”, rintracciato nei pressi di Condofuri, a pochi chilometri da San Luca, all’interno di una casa in una delle zone più impervie dell’Aspromonte. Intanto le indagini della polizia avrebbero consentito ai magistrati di scoprire che la ‘ndrangheta si serviva, tra gli altri, di un’organizzazione turca che si era specializzata nella realizzazione di appositi doppifondi per auto e camion per occultare la droga e facilitarne il trasporto verso i diversi paesi dell’Unione europea.
Egidio Lorito, “Libero” / Attualità 07/12/2018