La notizia ha del clamoroso: il Governatore della Calabria, Gerardo Mario Oliverio, del Partito democratico, è il destinatario di una delle 16 misure cautelari emesse dal Gip distrettuale Pietro Carè su richiesta del Procuratore distrettuale di Catanzaro Nicola Gratteri e dei sostituti Alessandro Prontera e Camillo Falvo, coordinati dai procuratori aggiunti Vincenzo Luberto e Vincenzo Capomolla, nell’ambito dell’inchiesta “Lande desolate”. Al presidente è stato imposto l’obbligo di dimora nel proprio comune di residenza, San Giovanni in Fiore, popoloso centro della Sila, nel cui territorio ora Oliverio dovrà rimanere in attesa degli sviluppi di un’inchiesta che è rimasta praticamente avvolta nel più stretto riserbo sino all’operazione di ieri della Guardia di Finanza di Cosenza e che ora rischia di far esplodere lo scontro politico a meno di un anno dalle elezioni per il rinnovo del Consiglio: con l’automatica sospensione dalle funzioni del presidente della Regione, toccherà al vicepresidente Francesco Russo la guida amministrativa dell’ente calabrese.

Ad Olivero viene contestata l’accusa di abuso d’ufficio, mentre il principale filone d’inchiesta poggerebbe sull’ipotesi investigativa dell’abuso d’ufficio aggravato dal metodo mafioso, oltre che sul falso, sulla corruzione e sulla frode in pubbliche forniture per presunte irregolarità nell'affidamento di appalti pubblici nell’ambito della complessa inchiesta che quasi due anni fa aveva scosso gli ambienti imprenditoriali e mafiosi della regione Calabria.

La stessa misura è stata notificata all’ex sindaco di Pedace, Marco Oliverio, comune nel cui territorio si trova la località turistica di Lorica, sede della nuova stazione di sport invernali al centro dell’inchiesta; mentre è stato arrestato, ancora una volta, l’imprenditore romano di origini calabresi Giorgio Ottavio Barbieri, al quale è stata addebitata l’aggravante dell’agevolazione mafiosa. E’ il titolare dell’omonima azienda impegnata, tra l’altro, in importanti appalti in regione, tra cui quello per il completamento dell’aviosuperficie di Scalea, sul Tirreno cosentino, costata -all’epoca- 27 miliardi di lire e mai entrata in esercizio.

L’imprenditore, infatti, risulterebbe non soltanto una figura di primissimo piano nei grandi appalti calabresi, quanto anche la c.d. “testa di paglia” del clan mafioso che fa capo a Franco Muto, storico leader della cosca di Cetraro, nel cosentino, vera morsa criminale di un territorio praticamente piegato ai desiderata del sodalizio criminale: attualmente il settantottenne boss si trova ristretto nel carcere milanese di Opera, in regime di carcere duro, per gli effetti della maxi inchiesta “Frontiera e Cinque lustri” scattata all’alba del 19 luglio del 2016. Posti ai domiciliari i funzionari regionali Vincenzo De Caro, Gianluca Guarnaccia, Carmine Guido, Marco Trozzo, Francesco Tucci e Luigi Zinno, dirigente regionale dei Lavori pubblici; per Carlo Cittadini, Ettore Della Fazia e Gianbattista Falvo è stato imposto il divieto temporaneo di esercizio di attività professionale, mentre sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio per Rosaria Guzzo, Pasquale Latella -responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Scalea- Damiano Francesco Mele, Paola Rizzo: tutti sospesi dalle proprie cariche amministrative. Il diciassettesimo indagato Arturo Veltri, componente del Cda della Lorica Ski. L’inchiesta si è avvalsa delle meticolose indagini economico-finanziarie condotte dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria diretto dal colonnello Michele Merulli, del Comando provinciale delle Fiamme gialle di Cosenza agli ordini del colonnello Marco Grazioli che hanno evidenziato, tra l’altro, “il completo asservimento dei pubblici ufficiali alle esigenze del privato imprenditore”. Si tratterebbe, dunque, dell’esito investigativo sui due importanti appalti pubblici regionali, uno sul Tirreno Cosentino -l’aviosuperficie di Scalea- e l’altro in Sila -gli impianti sciistici di Lorica: e proprio per i presunti rapporti con la cosca tirrenica cosentina, lo scorso anno l’imprenditore romano di origini calabresi Giorgio Barbieri era stato arrestato anche nell’ambito dell’operazione “Cumbertazione”, eseguita dalla Guardia di Finanza tra Calabria e Lazio, quando era stata smantellata un’associazione per delinquere di tipo mafioso finalizzata alla turbativa di gare d’appalto nel settore pubblico e nell’elenco figuravano proprio le opere oggi nuovamente al centro dell’attenzione, ovvero due snodi fondamentali per lo sviluppo turistico calabrese, finite nelle mire delle cosche di ‘ndrangheta. Sulle quali, oggi, si è nuovamente abbattuta la scura dell’antimafia distrettuale.


Egidio Lorito “Libero” / Attualità                                        18/12/2018

 

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